Luce e oscurità a dare forma a una
delle opere più note di René Magritte, 'L'impero della luci';
rapporti di assenza e presenza, di chiari e scuri, che dal
quadro dell'artista belga, vero perno centrale, si dipanano tra
avanguardie storiche, con un tuffo nel tardo Impressionismo,
fino al contemporaneo del teschi 'umani' di Piotr Uklanski o
Philippe Halsman, omaggio quest'ultimo a Salvator Dalì.
Il gioco di assonanze e contrasti, lungo un percorso di 74
opere, tra cui un filmato dedicato a Jackson Pollock, è il filo
conduttore della mostra curata da Luca Massimo Barbero al
Collezione Peggy Guggenheim, a Venezia, aperta dal primo
febbraio al 14 aprile.
Una rassegna, giunta alla quarta edizione, che prende il
titolo da una serie di lavori di Fausto Melotti, 'Temi &
Variazioni'. Appare cosi' naturale che la sezione conclusiva
della mostra, abituale omaggio del museo americano all'arte
italiana, sia dedicata stavolta a un nucleo di una ventina di
opere allo scultore che ha fatto della leggerezza di opere fatte
di pure linee una delle sue cifre piu' famose.
L'omaggio a
Melotti si concentra sul periodo finale del suo percorso
artistico, tra gli anni Sessanta e gli Ottanta del secolo
scorso, quando da vita a una sorta di 'antiscultura', quasi ad
anticipare l'Arte Povera.
Una serie di lavoro che il curatore ha
voluto a conclusione della rassegna centrata sulla luce proprio
"come possibile dematerializzazione della forma plastica in pura
luminosità, racchiusa da un essenziale disegno nello spazio".
L'intero tragitto espositivo, però, e' ricco di sorprese, con
le opere della Collezione Peggy Guggenheim che dialogano con
lavoro provenienti da collezioni private, come un Degas o un
Matisse.
Ma, tra variazioni tematiche e cronologiche attorno al
soggetto della luce, a tessere un dialogo muto ci sono anche
Rothko, Fontana, De Kooning, e poi Jasper Johns o Donald Judd
chiamati ad aprire le porte al contemporaneo, con maestri quali
Richter, Hockney, Kapoor o Kiki Smith.
E così 'L'impero delle luci' magrittiano trova il suo contraltare finale nella silhouette
dell'albero nero di Nate Lowman.
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