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09/12/21

Quando Natalia Ginzburg, atea e ebrea disse: "Il crocefisso non genera nessuna discriminazione."


Oltre 30 anni fa Natalia Ginzburg, ebrea atea, scrisse per L’Unità un articolo sul crocefisso che merita, oggi - tempi in cui spopolano politically correct e cancel culture - di essere riletto.


Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. 
Tace. 
È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente. 
La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo
Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo?
Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. 
O vogliamo smettere di dire così?
Il crocifisso è simbolo del dolore umano. 
La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. 
Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo.
Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. 
Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo.
Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. 
È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. 
Come mai li rappresenta tutti? 
Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini.
Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. 
A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. 
Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente.
Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. 
Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. 
Sono la chiave di tutto. 
Il crocifisso fa parte della storia del mondo.

Pubblicato sul quotidiano L’Unità del 22 marzo 1988

21/09/20

A proposito delle minigonne e della professoressa del Liceo Socrate


Sono, in totale controtendenza col plebiscito del pensiero conformista, dalla parte della professoressa del liceo Socrate di Roma che è stata linciata in nome della cancel culture e del politically correct: la quale professoressa ha detto, goffamente, quella che è una semplice verità.

Ovvero che nel rapporto insegnanti-alunni bisognerebbe fossero evitati inutili sovraesposizioni, abbigliamenti estremi, oltre che naturalmente atteggiamenti sconsiderati.
L'uso della minigonna rientra nella totale libertà della donna, ma è perfino ovvio - anche se l'ipocrisia al contrario oggi dominante vieta di dirlo - che essa viene indossata per essere belle, cioè attraenti. Comportamento che anche tutti i maschi fanno oggi in altri modi, evidenziando anche in modo esagerato i propri tratti attrattivi, in nome dell'unica religione oggi dominante: il narcisismo personale, che si impara da piccoli o da piccolissimi.
E pretendere che un uomo o una donna - solo perché (in)vestiti di un camice o di un ruolo - dimentichino o elidano i propri istinti erotici/sessuali è cosa che farebbe sorridere non soltanto il Dr. Freud, ma qualunque studioso della natura biologica umana.
E' per questo motivo che nelle università serie di tutto il mondo si usano norme molto severe preventive, come la regola che un professore NON PUO' MAI chiudere la stanza del suo ufficio quando riceve uno studente, oppure le rigide regole di dress-code che vengono imposte dai più prestigiosi istituti del mondo (pubblico qua sotto quelle di Stanford - cliccando su 'traduci' si possono leggere in italiano, per chi vuole).
Il rispetto insomma, viene richiesto da entrambe le parti e in senso biunivoco: i professori devono fare i professori e stare al loro posto, ma gli studenti devono fare gli studenti e non le pin-ups o i tronisti, quando entrano in luogo dove si studia.