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29/01/23

Un film di puro godimento per le vostre serate: "Amsterdam" di David O. Russell


Ci sono stati pochi film che ultimamente mi hanno dato un godimento assoluto, come "Amsterdam", firmato dal genio di David O. Russell (regista di American Hustle nel 2013, dieci nominations agli Oscar e nessuna statuetta, credo cosa mai successa) e uscito quest'anno.
Godimento perché più che la vicenda raccontata - poco più di una fiaba, la storia di tre amici, due reduci della Prima Guerra e una infermiera che si trovano coinvolti, negli anni '30 in una cospirazione per insediare anche negli Stati Uniti una dittatura simil fascista - conta il piacere della messinscena, dalla quale ci si lascia incantare.
Tutto in questo film è intelligente. I dialoghi sono tra i più brillanti visti ultimamente, non c'è una pausa, sono carichi di ironia e a volte si aprono al gusto per la massima, per la sentenza morale.
I tre protagonisti, incarnati da Christian Bale (per il quale sono finiti gli aggettivi), Margot Robbie e David Washington (figlio di Denzel), fanno a gara di bravura, rimpallandosi le battute e soprattutto i tempi tra esse.
Perfetta la ricostruzione dell'epoca, la fotografia, il gioco sottile delle citazioni al cinema di quegli anni, la bellissima musica, scritta da quel geniaccio di Daniel Pemberton. Mi ero augurato che i premi Academy non sottovalutassero questo lavoro è infatti è arrivata la strameritata candidatura all'Oscar per la migliore canzone a Time, che ne fa parte.
C'è una lunga scena, circa a metà del film, nella quale sono contemporaneamente, tutti insieme, 5 attori: i tre suddetti più Rami Malek e Anya Taylor-Joy (la protagonista de La regina degli scacchi). 5 attori di così alto livello è difficile vederli tutti insieme nella stessa (lunga) scena, ed è veramente uno spettacolo.
Il film si fa amare anche (e forse proprio) per la sua imperfezione, giacché è un film imperfetto, costruito sul gusto personale e sullo stile di Russell.
Robert De Niro giganteggia da par suo (senza gigioneggiare) nella seconda parte del film.
E fra i "comprimari" figurano gente come Taylor Swift (che vende milioni di dischi ed è brava anche come attrice) e l'abbagliante Zoe Saldana (protagonista di Avatar).
Insomma, fregatevene degli orrendi "aggregatori", del tipo di Rotten Tomatoes e dei suoi numerini del cacchio, e concedetevi il lusso di una gran bella serata.

Fabrizio Falconi - 2023

 

19/01/23

"The Pale Blue Eyes" non vincerà l'Oscar, ma è un bellissimo film


The Pale Blue Eyes
è un gran bel film, che purtroppo non vincerà gli Oscar di cui farà razzia The Fabelmans, già solo per il fatto di essere uscito il 23 dicembre, quindi troppo alla fine dell'anno - e troppo tardi per suscitare le attenzioni dei membri Academy.

Il piacere di vederlo è stato nel mio caso rovinato da un vergognoso articolo online di una "rivista" di cinema, che al 3o rigo, senza nessun pudore, fa esplicito spoiler, svelando tranquillamente tutto il finale e quindi, diciamo, il colpevole.
Io purtroppo, in cerca di informazioni sul film, avevo letto l'articolo qualche giorno prima.
Ciò non toglie che il film di Scott Cooper sia magnifico. Non ho letto il romanzo da cui è tratto, ma il pretesto della trama è noto: un episodio reale della vita di Edgar Allan Poe - la sua esperienza come cadetto nella sperduta Accademia Militare di West Point- inserito in una trama di fiction all'altezza.
L'ambientazione, la messinscena, la regia, sono di livello. La fotografia straordinaria (quasi tutti gli interni sono girati al lume naturale di candele).
Ma la cosa più preziosa è il cast. Protagonista a parte, Christian Bale, per il quale sono finiti da tempo gli aggettivi, Cooper è riuscito a radunare nello stesso film Gillian Anderson, Charlotte Gainsbourg, Lucy Boynton (una delle attrici più interessanti e talentuose tra le nuove leve inglesi), Toby Jones, Herry Melling (su cui tornerò tra poco) e addirittura il leggendario Robert Duvall, che ha 94 anni (!) ma che ancora è in grado di recitare, alla grande, una piccola ma importante parte di un film.
Melling è il coprotagonista - interpreta la parte di Poe - e il confronto con Bale/Landor regge tutto il film.
Francamente finora conoscevo poco l'attore londinese - Melling - che deve essere una vecchia conoscenza dei fans di Harry Potter (io non ho mai visto nessun film della saga). Lo ricordo solo nel recente La regina degli scacchi (serie) e in Waiting for the Barbarians, di Ciro Guerra (film) tratto dal romanzo di Coetzee.
Melling però mi ha fatto una impressione straordinaria. Se gli Oscar avessero un senso, dovrebbe stravincere la statuetta come miglior attore maschile protagonista o coprotagonista, per questo film.
Nella migliore tradizione della recitazione britannica, Melling interpreta questo ruolo molto difficile, duettando in bravura con Bale. Interpretare Poe sarebbe dura per chiunque, e con un concreto rischio di essere ridicolo (in Italia la parte di Poe finirebbe sicuramente a Castellitto). Melling supera la prova, "reiventando" Poe senza tradirlo, facendone un essere lunare, spiritato, naif ma intensissimo. Senza gigionamenti. Semplicemente inventando, con l'arte della recitazione.
Insomma, chi può, non lo perda. Merita di essere visto anche solo per queste prove d'attore.
E' bello pensare che in tempi come questi, escano ancora prodotti così ben fatti, di alta qualità.

Fabrizio Falconi - 2023