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13/12/20

Paolo Rossi e il mistero di "Eupalla" che si incarnò in lui il giorno di Italia-Brasile


La parabola epica di Paolo Rossi racconta meglio di sempre il fascino del gioco del calcio dovuto alla sua illogicità, alla sua imprevedibilità e ai capricci di quella che Gianni Brera chiamava Eupalla, la inesistente divinità del Pallone che lui aveva inserito nel pantheon greco.

Paolo Rossi, che fino ad allora era stato un giocatore normale, in quella partita - Italia-Brasile, mondiali 1982 - fu pervaso dalla divinità che scelse di incarnarsi in lui, per motivi imperscrutabili.

Io mi ricordo bene quei tempi. L'Italia di Bearzot arrivò a quel mondiale circondata dalla disistima di tutti gli italiani, che giudicavano il tecnico friulano più o meno un totale incapace e i giocatori che vestivano l'azzurro, brocchi. Il girone di qualificazione dell'Italia fu pessimo, e la nazionale rischiò di essere eliminata passando come seconda con miseri 3 punti (3 pareggi, 2 soli gol fatti e 2 subiti) contro avversari che erano Polonia, Camerun, Perù. Polemiche durissime ogni giorno piovevano sul ritiro azzurro in Spagna. L'Italia fu inserita, essendo giunta seconda, in un girone spaventoso, contro i fuoriclasse brasiliani e argentini, spacciati per tutti, anche per Monsieur de Lapalisse.

Poi arrivò quella partita. In cui Eupalla scelse il piccolo, magrolino e fiero Paolo Rossi. Si incarnò dentro di lui e gli concesse di trasformarsi in una furia divina.

In quella partita irripetibile, gli italiani all'ultima spiaggia divennero i maestri brasiliani e i brasiliani fuoriclasse arrancarono increduli di fronte a questa improvvisa e inspiegabile metamorfosi.

Come ha detto efficacemente oggi Junior (nella foto qui insieme a Paolino): "Se noi (cioè il Brasile) avessimo segnato anche il pareggio del 3 a 3 in quella partita, Paolo Rossi avrebbe poi segnato il 4 a 3".

Efficace sintesi. Destino, premonizione, carattere, fato, talento: chiamatelo come volete.

Il mistero descritto da J. Hillman ne "Il codice dell'anima" trovò quel giorno la sua più eclatante dimostrazione.

Ci sono cose più grandi di noi. E il destino di una palla che rotola - checché ne pensino sapienti e scriba - è uno di questi.

Cosa che fa impazzire e dannare chiunque si sia mai appassionato a una partita di calcio, uno dei giochi più crudeli mai inventati dall'uomo.

Fabrizio Falconi - dicembre 2020