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01/11/22

La Poesia di Ognissanti: "Er Mortorio" di Aldo Fabrizi







Er mortorio 
Aldo Fabrizi 

Appresso ar mio num vojo visi affritti,
e pe’ fa’ ride pure a ‘ st’occasione
farò un mortorio con consumazione… 
in modo che chi venga n’approfitti. 

Pe’ incenso, vojo odore de soffritti, 
‘gni cannela dev’esse un cannellone, 
li nastri –sfoje all’ovo e le corone 
fatte de fiori de cocuzza fritti. 

Li cuscini timballi de lasagne, 
da offrì ar momento de la sepportura 
a tutti quelli che “sapranno” piagne. 

E su la tomba mia, tutta la gente 
ce leggerà ‘sta sola dicitura: 
Tolto da questo mondo troppo al dente”.


23/05/21

Poesia della Domenica: "Guarda il Soratte carico di neve" di Orazio (Odi, I,9)

 




Odi, I, 9


Guarda il Soratte carico di neve
e i rami stremati sotto il peso
e i fiumi rappresi
per il freddo pungente.

Sciogli le membra gelate, getta legna
sul fuoco, e dall’anfora sabina
mesci in abbondanza, Taliarco,
il vino invecchiato per quattro anni.

Il resto, lascialo agli dei. Ecco, si placa
la rissa dei venti sul mare che ribolle,
i cipressi e i vecchi orni
non si muovono più.

Che cosa avverrà, non chiederlo:
tutto ciò che la sorte ci assegna è guadagnato.
Sei giovane: danza, fa’ l’amore
senza rimorsi,

finché è verde l’età ed è lontano
l’astio della vecchiaia. Cerca le piazze,
le parole bisbigliate nella notte
all’ora stabilita,

il riso traditore che ti svela
la fanciulla nascosta, e dalle dita
che giocano a sfuggire
strappale il pegno d’amore.


Quinto Orazio Flacco (I secolo a.C.)