Quando si arriva nella Sala dei Trionfi, una delle più belle e preziose dei Musei Capitolini, si resta quasi abbagliati dalla bellezza del celebre Spinario, detto anche il Cavaspine, uno dei bronzi più celebri dell'antichità, realizzato nel I secolo a.C. il cui fascino ha attraversato i secoli e generato schiere di ammiratori e imitatori.
Di autore ignoto, la presenza della Statua a Roma è documentata dal XII secolo, e giunse in Campidoglio nel 1471 con la donazione dei cosiddetti bronzi lateranensi dal Popolo Romano da parte di papa Sisto IV.
La cosa certa è che si tratta di una opera così detta eclettica, formata cioè da due modelli diversi, il corpo concepito su un prototipo ellenistico e una testa nella forma dello stile severo.
Riguardo alla interpretazione del soggetto molto si è discusso e si continua a discutere dai tempi del Rinascimento, quando la statua divenne enormemente celebre: si tratta certamente non di una rappresentazione mitica di un dio, ma di una scena contingente: quella di un pastorello, una figura giovane e minuta concentrata nell'atto di togliersi una spina dalla pianta del piede, come può capitare a chi attraversi a piedi nudi un campo di grano o d'erba.
Insieme a questa interpretazione ordinaria, nacque nel Rinascimento la leggenda del piccolo pastore Gnaeus Martius, detto anche "il Fedele", che, eroicamente, incaricato di trasferire un importante messaggio al Senato di Roma, preferì completare il lungo tragitto nonostante il fitto dolore della spina, e solo dopo la fine della missione, fermarsi a cavarla dal piede.
Da questa leggenda nacquero poi, nel Romanticismo, altre interpretazioni che leggevano in questa scena descritta l'allegoria della sofferenza dell'innamorato, decretandone quindi nuova fortuna.
Ciò che appare certo, al di là delle leggende, è il fatto che il modello della testa, come abbiamo detto, è antecedente - di qualche secolo - a quello del corpo: lo testimonia anche il fatto che i capelli, anziché pendere verso il basso per la forza di gravità, rimangono aderenti alla testa.
Bellissimo, oltreché sensuale, il particolare delle labbra in rame.
La statua, come detto, ha avuto nei secoli molte copie, antiche e moderne, ospitate in diversi musei del mondo. L'esemplare del Museo dei Capitolini però, essendo senza dubbio il più antico, viene considerato l'originale.
Fabrizio Falconi