Visualizzazione post con etichetta margherita guarducci. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta margherita guarducci. Mostra tutti i post

29/06/16

29 giugno a Roma: La 'maledizione' delle reliquie di Pietro e Paolo.




La maledizione delle reliquie di Pietro e Paolo.

A Roma, i luoghi dove la forte e persistente tradizione del passato voleva che fossero stati martirizzati i due fondatori della cristianità in occidente, ovvero Pietro e Paolo, e dove la stessa tradizione voleva fossero conservati i loro resti mortali, sono stati a lungo e per molti secoli protetti da un’atmosfera di timore reverenziale.

Così un erudito romano, Stefano Borgia, nel 1776 poteva tranquillamente scrivere che nella zona del Vaticano, ad esempio, mai nessuno aveva tentato di indagare, di scavare o muovere qualcosa né tanto meno di cercare le spoglie del corpo dell’Apostolo, dai tempi dell’Imperatore Costantino, da quando cioè una basilica era stata edificata sulla tomba di Pietro.

Questo timore reverenziale, che si trasformò in vero e proprio panico all’idea di curiosare nelle tombe dei due apostoli, era stato espresso molti secoli prima da Gregorio Magno, il quale, in una lettera indirizzata alla imperatrice di Bisanzio, Costantina, rispondeva alla richiesta di sovrana di ottenere la reliquia della testa dell’Apostolo Paolo per adornare la sua cappella Imperiale e proseguirne il culto in Oriente, scriveva – negando ovviamente la proposta: A Roma e in tutto l’Occidente sarebbe cosa del tutto intollerabile e sacrilega toccare il corpo dei due santi.

E proprio per evitare qualunque contatto con i resti mortali di Pietro e Paolo, lo stesso Papa Gregorio I e molti altri pontefici dopo di lui, raccomandavano l’uso dei cosiddetti brandea,  cioè di pezzi di tessuto che erano venuti a contatto anche indirettamente con i sacri sepolcri. 

Tradizione che si è trasmessa fino ai giorni nostri quando ad esempio, dopo la morte di Giovanni Paolo II, sono stati diffusi in forma di reliquia, porzioni minime della stoffa degli abiti indossati dal Papa divenuto già santo.

La paura di profanare le tombe degli Apostoli si legò nel corso dei secoli alla leggenda nera che riguardava coloro che avevano osato disturbare il sonno mortale dei discepoli di Cristo.

Un esempio eclatante di questo terrore, si ebbe nel 1626, allorquando per ancorare le quattro le pesantissime colonne tortili che sorreggono il baldacchino berniniano al centro della Basilica di San Pietro, fu necessario scavare al di sotto del pavimento della Basilica.

Una incredibile serie di sciagure e di incidenti si abbatterono sulle maestranze al lavoro, rallentandone l’opera, subito raccolte dalla voce popolare.

Il canonico di San Pietro dell’epoca, particolarmente colpito da quelle sventure che sembravano non volersi esaurire (incidenti, morti improvvise, malattie, rovine personali), si ricordò della lettera di Papa Gregorio, e la fece circolare presso dotti e indotti  per farla interpretare.

Lo spavento fu tale che per costringere gli operai e i tecnici a completare il lavoro, ci fu bisogno di un intervento autoritario del Papa – Urbano VII – il quale non poteva consentire che l’immane lavoro fosse lasciato a metà.

Ma la persistenza della leggenda legata alla profanazione dei resti di Pietro rimase così a lungo, che soltanto nel secolo scorso, nel 1939, e per l’esattezza il 28 giugno, un Papa – Pio XII – ebbe l’ardire di abbassare il pavimento delle Grotte Vaticane, in tal modo iniziando quei lavori che, durati dieci anni, portarono al rinvenimento delle più che presunte ossa dell’Apostolo (identificate poi da Margherita Guarducci e da altri archeologi).


E ovviamente, all’epoca, furono non pochi quelli che misero in connessione, in rapporto, la sventura che si abbatté sul mondo intero (con il Secondo Conflitto, le deportazioni, la morte di milioni di persone innocenti), con la profanazione della tomba dell’Apostolo che aveva portato a Roma e nell’intero Occidente il verbo di Cristo. 

22/03/11

L'enigma millenario del Quadrato Magico.




Quando nel 1960, durante gli scavi nei sotterranei della Basilica di Santa Maria Maggiore, durante i quali fu rinvenuta una piccola necropoli, gli archeologi si imbatterono in uno strano graffito, inciso sul bordo di un muro di sostegno, rimasero in un primo momento interdetti.

In breve, però, si resero conto di aver scoperto un esemplare di quella che gli studiosi considerano una ‘vecchia conoscenza’ dell’archeologia conosciuto sotto diversi nomi: Quadrato Magico, o Quadrato Rotas, o Latercolo pompeiano.

Un enigma risalente agli albori della civiltà occidentale, che ha avuto una notevole diffusione in tutta Europa. Ma certo il fatto di averne finalmente rinvenuto un esemplare nella città santa, Roma, costituiva – e capiremo tra breve perché – un importante tassello per la risoluzione di un così ostico rompicapo.

Ma cos’è, innanzitutto il Quadrato Magico ?

Si tratta di cinque parole leggibili sia da sinistra a destra, che da destra a sinistra, ovvero cinque palindromi, che però - è questa la particolarità - possono essere lette anche verticalmente, cioè dall’alto in basso e dal basso in alto:

S A T O R
A R E P O
T E N E T
O P E R A
R O T A S

Le parole centrali, i due TENET incrociantesi, e palindromi, formano fra l’altro una perfetta croce.

Su questo Quadrato dal significato misteriosole cinque parole latine formano una frase apparentemente priva di senso – sono fiorite le teorie più bizzarre nel corso dei secoli: per alcuni è solo un gioco enigmistico, per altri una formula alchemica, per altri ancora nientemeno che il lasciapassare, la parola d’ordine che usavano, per riconoscersi tra di loro, gli appartenenti all’Ordine dei Templari.

Fra l’altro il Quadrato è stato rinvenuto in diverse versioni. Con, ad esempio la prima parola RATOS, anziché SATOR.

La difficoltà nella traduzione dipende dal termine AREPO che non esiste in latino. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi che si tratti di un nome proprio. In questo caso la frase suonerebbe più o meno: “ il contadino Arepo conduce l’aratro nei campi.“

Questo secondo alcuni studiosi, come Margherita Guarducci, proverebbe l’origine pagana del quadrato: un semplice gioco enigmistico.

Qualcun altro ha sottolineato che leggendo invece il Quadrato in modo bustrofedico, cioè a serpentina, cambiando direzione ad ogni riga, si otterrebbe:
Sator opera tenet – tenet opera Sator. Cioè: “ Il Seminatore possiede le Opere," ovvero “ Dio è il signore del Creato." Significato religioso, ispirato.

Sono questi i due grandi partiti che si sono accapigliati per molto tempo intorno al Quadrato Magico.

E il gioco delle interpretazioni potrebbe continuare all’infinito.

Quel che ci interessa qui accennare è la svolta avvenuta nel 1936 a Pompei, quando, durante gli scavi, un esemplare del Quadrato fu rinvenuto su una delle colonne della Palestra Grande.

La scoperta, vero e proprio evento per gli archeologi, ha retrodatato l’invenzione del Quadrato Magico almeno al 79 dopo Cristo, e ha rinforzato una serie di teorie riguardante la controversa presenza dei cristiani a Pompei, nell’anno dell’eruzione.

Questo perché a rinforzare l’ipotesi di una rilevanza del Quadrato come simbolo cristiano, legato al culto dei morti e alla Risurrezione, c’è un ulteriore particolare.

Incredibile a credersi infatti, il Quadrato misterioso contiene al suo interno, come una fantastica scatola cinese, un ulteriore piccolo prodigio.

Tutte le parole del Quadrato, messe insieme – anagrammate - formano due Paternoster incrociati con due lettere alle estremità della croce, due A e due O, che rappresenterebbero due Alfa e Omega, secondo la tradizione contenuta nell’Apocalisse di Giovanni. (VEDI SECONDA FOTO IN TESTA ALL'ARTICOLO).

Esemplari del Quadrato Magico sono stati ritrovati :

- a Verona, nell’Oratorio di Santa Maria Maddalena di Campomarzio.
- In Gran Bretagna su in intonaco di rovine romane risalenti al III sec. a Cirencester ( l’antica Corinium ), dove fu rinvenuta anche una gran quantità di tombe.
- A Pescarolo, in provincia di Cremona, sul pavimento della bellissima chiesa di S. Giovanni Decollato.
- A Siena, nel Duomo di S. Maria Assunta.
- A Fabriano, nella chiesa di S. Maria in plebis flexiae.
- A Santiago de Compostela, in Spagna.
- In Austria, nell’attuale Altofen, l’antica Buda.
- In Ungheria, graffito su una tegola, negli scavi dell’antica Aquincum, graffito databile al 107, 108 d.c.

Sono solo alcuni esempi. Dall’XI secolo in poi il quadrato ha cominciato ad invadere l’Europa, ma almeno i tre ritrovamenti, quello di Pompei, quello di Cirencester, e quello di Aquincum smentiscono in modo categorico la teoria che vorrebbe il quadrato come una invenzione medievale.

In realtà il Quadrato è molto più antico. E oggi quasi tutti gli studiosi sono concordi nel ritenerlo un’espressione ingegnosa della prima comunità cristiana stabilitasi in Italia alla fine del I secolo dopo Cristo.

Il simbolo della croce è inserito due volte nel Quadrato: con i due Paternoster incrociati come abbiamo visto, e con le due parole TENET che si intersecano formando una croce, nella lettera N che starebbe per NAZARENUS.

Importante, come consolidamento di questa tesi, la scoperta del Quadrato a Santa Maria Maggiore, uno dei simboli della cristianità, la quarta delle basiliche patriarcali, una volta chiamata Liberiana, perché costruita da Papa Liberio nel punto indicatogli da una visione e da una miracolosa nevicata estiva.

Oggi quasi tutti gli storici concordano nel ritenere che la vecchia basilica Liberiana si trovasse in un altro posto, ma la tradizione legata alla nevicata resiste ed è giunta fino ai giorni nostri, sotto le sembianze delle spettacolari macchine realizzate dall’architetto Cesare Esposito per l’Estate Romana.

La Basilica attuale fu invece eretta da Sisto III nel 432, subito dopo il Concilio di Efeso, svoltosi l’anno precedente che aveva rivendicato alla Madonna il titolo di Madre di Dio. Il ritrovamento del Quadrato Magico in questo suolo, in una delle strutture più antiche della basilica, confermava dunque l’attendibilità del Quadrato come simbolo cristiano.

D’altronde qualcuno si è cimentato anche in un calcolo statistico per stabilire le probabilità che esistono di formare un quadrato con cinque parole palindrome. Bassissime. Se a questo si aggiunge la possibilità di formare con le stesse lettere del quadrato, due frasi di senso compiuto incrociate, il calcolo fornisce un risultato praticamente uguale allo zero.

Di qui l’ipotesi, sostenuta da alcuni, dell’ispirazione divina del Quadrato. Il quadrato non sarebbe cioè stato inventato da un uomo, ma ispirato da Dio, esattamente come una profezia.

Il significato esatto di questa profezia rimane – peraltro – assolutamente misterioso, e contribuisce a rinnovare il fascino di questo che è ben più, molto di più, di un semplice, sublime gioco di parole, ma un segno invece che ha accompagnato il cammino dell’uomo moderno, dai primi anni dopo la morte del Cristo.

Fabrizio Falconi