26/02/23

"Atonement" ("Espiazione") - Un film da vedere o rivedere, per le vostre serate.


Atonement ("Espiazione"
)
attualmente visibile su Amazon Prime Video senza costi aggiuntivi, è un film che merita di essere visto o rivisto per tanti motivi.

E' tratto dall'omonimo romanzo di Ian Mc Ewan, sicuramente quello di maggiore successo (ma a mio avviso non il migliore: per me McEwan ha espresso il meglio con i romanzi precedenti a Bambini nel Tempo, quest'ultimo compreso, che resta il suo capolavoro).
La vicenda nasce alla vigilia dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale: per via della fantasia morbosa di una adolescente - Briony - che ha velleità di scrittrice, il figlio di una vedova che lavora alle dipendenze di una famiglia aristocratica con magione in campagna, viene ingiustamente accusato di aver violentato una ragazzina.
Dopo la prigione, la sua Espiazione si concretizza nella partenza per il fronte dove Robbie - questo il nome del ragazzo - si trova, come migliaia di altri soldati inglesi, imprigionato nell'inferno di Dunkirk (o Dunkerque).
L'accusa infamante ha interrotto sul nascere la storia d'amore con Cecilia - la bellissima sorella maggiore di Briony - che rompe con tutta la famiglia (e con la sorella of course) e aspetta il ritorno dell'amato.
Il film è spettacolare ed è la miglior prova di Joe Wright, talentuoso regista inglese che dopo la terna di film con Keira Knightley protagonista (oltre a questo, "Orgoglio e pregiudizio" e "Anna Karenina"), si è perso per strada, con film brutti o non riusciti.
Atonement è però straordinario per impegno produttivo, per le scene girate, e per gli attori che vi partecipano.
Da ricordare - ed è già materia di insegnamento nelle scuole di cinema - l'incredibile piano sequenza di ben 5 minuti, sulla spiaggia di Dunkirk con centinaia e centinaia di comparse, cavalli, rovine, carri armati e la macchina da presa che serpeggia tra di loro sinuosamente, senza mai fermarsi: un vero e proprio prodigio.
Keira Knitghley è al massimo del suo splendore, e nella prima parte del film emana potente fascino erotico e sentimento.
Il cast è completato dal meglio del cinema inglese: James Mc Avoy è Robbie, la qui giovanissima Saoirse Ronan è Briony, Brenda Blethyn è la madre di Robbie, Benedict Cumberbatch è l'infame Marshall.
Standing ovation infine, per la mitologica Vanessa Redgrave, che regala un monologo finale di una decina di minuti, da portare sull'isola deserta.

Fabrizio Falconi - 2023

24/02/23

Presentazione de "Le Basiliche di Roma" di Fabrizio Falconi a Via Panisperna, il 3 marzo !

 



Nella bellissima Libreria Panisperna (Via Panisperna 220), ci incontriamo, Venerdì 3 marzo alle ore 18 per parlare - con Luigi Galluzzo - della meraviglia di Roma, delle sue antiche o antichissime basiliche, partendo da quelle imperiali romane alle cristiane. Curiosità, storie, che abbiamo sotto i piedi ogni giorno.
E quindi del nuovo Libro appena uscito, Le Basiliche di Roma di Fabrizio Falconi da Newton Compton, in tutte le librerie,

20/02/23

Poesia del Lunedì: "Mai si cancellerà l'amore per te" di Hāfez

 

Il mosaico - dagli arabeschi geometrici - del soffitto del padiglione della tomba di Hāfez a Shiraz, in Iran.



Mai si cancellerà l'amore per te dalle tavole del mio cuore e della mia anima,
Mai uscirà dalla memoria questo cipresso ambulante. 
Sì fortemente ha preso dimora nel cuore e nell’anima mia l’amore per te, che non sparirà neanche se io dovessi perdere la testa. 
E non lascerà la mia mente distratta il pensiero di te. 
Sotto il gioco del destino e dell’afflizione, impostomi dal mondo affannato. 
Il cuore può abbandonarmi, ma non lo abbandonerà il fardello della nostalgia di te. 
Fin da principio il mio cuore fu legato da un capello del tuo capo. 
E fino alla fine non sfuggirà al suo voto” 



Hāfez, per esteso Khāje Shams o-Dīn Moḥammad Ḥāfeẓ-e Shīrāzī (in persiano: خواجه شمس‌الدّین محمّد حافظ شیرازی;; Shiraz, 1315 – Shiraz, 1390), citato da Pavel Florenskij, in Non dimenticatemi, Mondadori, Milano 2000, p. 194

18/02/23

Una buona serie per le vostre serate: "Le Combattenti ("Les Combattantes") dalla Francia, su Netflix


Non è male la serie Le Combattenti (per una volta rispettato l'originale Les Combattantes) visibile su Netflix.
TF1 ci ha investito una cifra astronomica, per una serie: 20 milioni di euro.
L'impegno produttivo si vede: ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, è interamente ricostruita la cittadina di Saint-Paulin che si trova sulla strada attraverso la quale i tedeschi sperano di arrivare direttamente a Parigi, ricostruiti minuziosamente ambienti, costumi, battaglie con gran dispiego di comparse.
Per centrare il bersaglio, i produttori hanno richiamato le tre protagoniste della serie Le Bazar de la Charité (tradotto in italiano con l'orribile titolo: Destini in fiamme), uscita un paio d'anni fa, affiancandovi pezzi da novanta come Sandrine Bonnaire e l'inossidabile Tchéky Karyo.
Come la precedente, anch'essa in costume, Les Combattants mette in scena un melodramma nel quale si svolgono quattro destini femminili, nel furore della guerra, nelle malefatte di personaggi disgustosi che della guerra approfittano per qualche loro miserabile interesse.
La sceneggiatura è ben fatta, gli intrecci reggono e si vede piacevolmente fino alla fine, anche se non mancano incomprensibili cose stupide nella messinscena, come una delle quattro protagoniste che va in giro con una pettinatura bionda, mechata, che sembra uscita da un numero di Vanity Fair 2023, e non da un film di guerra ambientato nel 1915.
Sono anche fasulle le strizzate d'occhio scioviniste, e qualche espediente narrativo poco o pochissimo credibile.
Tra le attrici protagoniste la più brava è la rossa Audrey Fleurot, che a quasi 50 anni, sa fare tutto, essere sensuale, materna, melodrammatica, moderna.

Fabrizio Falconi - 2023

14/02/23

"Spare", il libro del Principe Harry: Non è un "libro di pettegolezzi", ma una autobiografia


Terminata la lettura di Spare, il libro del Principe Harry, caso editoriale dell'anno, ecco qualche piccola considerazione:

Allora, innanzitutto: non è un "libro di pettegolezzi", è una autobiografia, come tante altre e come quella che ciascuno di noi può scrivere sulla propria vita, ammesso che esista qualcuno interessato a leggerla.

Quella di Harry sono in tanti, perché la sua storia non è di quelle che capitano a tutti.
Ci sono state ovviamente già molte autobiografie o biografie di membri della casa reale inglese, ma questa è la prima di un membro che ha lasciato la casa madre e se n'è andato a vivere dall'altra parte del mondo, con moglie e figli, rinunciando alle cariche.
Diciamo subito che - pur essendoci dietro lo stesso zampino del geniale J.R. Moehringer, autore del fortunatissimo "Open", autobiografia di Andre Agassi - la qualità letteraria qui, rispetto a quello, è parecchio più bassa.
Si capisce anche perché. Basta rivolgersi alla nota dei ringraziamenti finali, lunga come un TIR, per capire che a questa del Principe Harry hanno messo le mani molte altre persone oltre a Moehringer, e non è difficile comprenderne il motivo.
Il libro comincia con la morte di Diana - Harry ha 13 anni e la notizia gli viene comunicata mentre a mezzanotte è nel suo letto nella dimora, dal padre l'attuale Re Carlo, in modo del tutto austero, come tutto quello che accade tra quelle mura: il ragazzino neo orfano di madre, non viene né abbracciato, né toccato, durante la comunicazione della notizia. Il padre gliela dà - senza piangere, ovvio, i reali non devono piangere - poi esce dalla stanza e lo lascia nel letto a continuare la sua notte.
E termina - avranno scritto l'ultimo capitolo a penna mentre il libro era in stampa - con la morte di Elizabeth II.
Leggendolo, ho pensato che i personaggi di André (Agassi) e quello di Harry sono in realtà molto vicini, come destini e caratteri, ed è forse questo che ha attratto Moehringer.
Entrambi, nascono e vengono heideggerianamente gettati in un mondo che odiano e al quale si sentono del tutto estranei: il padre di Agassi a 4 anni gli mette in mano una racchetta e lo mette a colpire milioni di pallette; Harry, dal canto suo, nasce in una famiglia di REALI, dove tutto quello che lui deve fare è obbedire, interpretare un ruolo, da quando è piccolissimo, da quando deve sparare alla volpe o a un cervo guardandolo negli occhi, per dimostrare il buon sangue blu.
Entrambi, con un padre pesantissimo, cercano rifugio nella madre. Ma quella di André è succube, quella di Harry muore nel tunnel dell'Alma inseguita dai paparazzi, che la fotografano anche cadavere dentro la macchina schiantata.
Entrambi cercano difesa e centratura in una figura maschile autorevole esterna, entrambi cercano vie di fuga nell'alcool e nell'uso di droghe, entrambi sono perseguitati dal rapporto con la stampa e i media. L'uno, il kid di Las Vegas per la sua rozzezza, volgarità, ecc.. l'altro semplicemente perché è il figlio tonto e minore, e cioè spare, la riserva. E forse poi... è pure un figlio illegittimo.
Entrambi, alla fine, cercano riscatto in una donna, una donna forte, che li aiuti a venir fuori da quel mondo che amano e odiano: Steffi per Andre, Megan per Harry.
Personalmente ho trovato interessante il libro, perché descrive un cammino verso la consapevolezza di sé in un ambiente di provenienza che vuole semplicemente che tu interpreti la tua parte, come un attore o un manichino. Un Truman Show dalle regole molto dispotiche, nel quale scorrono spazzatura e cinismo a fiumi.
Harry usa Spare fondamentalmente come arma contundente contro la stampa, che odia, e che ha virtualmente - ma neanche tanto - ammazzato sua madre. Questo j'accuse è eccessivo, ridondante, maniacale. Ma credo sia umanamente comprensibile, vista la sua storia.
Il Libro - e questo è il suo pregio - non colleziona pettegolezzi, ha un tono dignitoso, e consapevole dei propri limiti. Descrive quello che questo ragazzo ha vissuto, anche nei lunghi anni nell'esercito, prima in Iraq poi in Afghanistan. Ha sovente, quasi sempre, parole di affetto per il padre, che pure esce malissimo dalle circostanze di ciò che viene raccontato. Escono malissimo anche il fratello Willy (completamente integrato nel suo ruolo di erede) e della moglie Kate, perfettina e sempre al posto giusto. Malissimo, anzi peggio, l'intrigante Camilla, oggi Regina, che del resto, come ogni matrigna, non può essere mai simpatica.
Infelice la traduzione Mondadori, su cui ha lavorato un esercito di persone e che è brutta e costellata di gravi svarioni.

Fabrizio Falconi - 2023

13/02/23

Poesia del Giorno: "L'ape d'oro"




L’ape d’oro 


Non può entrare nessuno nel reticolo 
dei sensi, dove l’ape d’oro costruisce
il suo ricciolo di delizia e di pathos,
esci al mattino dimenticando gli stivali, 
crei disordine con le tue mani
mentre la pioggia è così silenziosa
così vera ed essenziale, 
e non deciderà di smettere finché
il sole non verrà deposto dalla sua 
culla misteriosa, torni a casa
bagnato con l’acqua nelle tasche
e i piedi imbalsamati, ascolti
qualcosa nel fango che gorgoglia:
non puoi dire che non c’è senso
solo perché non è il senso che vuoi tu.



Fabrizio Falconi - 2022

08/02/23

Un piccolo inno all'intelligenza e al cinema: "Motherless Brooklyn" di e con Edward Norton - Da non perdere


Se avete perso questo film, cercate di recuperarlo, è un consiglio franco. Ora potete farlo, noleggiandolo per 3.99 euro su Amazon prime video.
Motherless Brooklyn - che i soliti titolisti italiani hanno pensato bene di corredare di un'aggiunta, "I segreti di una città", che non c'entra nulla - è un gran bel film diretto da Edward Norton, alla sua seconda prova di regia dopo "Tentazioni d'amore" (altro titolo italiano ridicolo, in originale Keeping the Faith), del 2000.
Siccome credo che l'intelligenza sia attualmente in lenta via d'estinzione, questo film è particolarmente raccomandabile perché è intelligente ed è opera di un attore/regista assai intelligente, Edward Norton. Ed è tratto dal romanzo di uno dei più brillanti scrittori americani viventi, Jonathan Lethem.
Racconta la storia di un gruppo di detective negli anni '50 a New York, che si trova ad indagare sulla morte del loro capo, implicato in una serie di ricatti e corruzioni, dentro all'amministrazione cittadina, il cui assessore all'edilizia vuole sbancare quartieri poveri e neri di Brooklyn per i suoi affari.
Il più brillante di questi detective è per l'appunto Lionel "Brooklyn" Essrog, intepretato da Norton, che è affetto dalla sindrome di Tourette, il che lo rende geniale, ma continuamente sottoposto a tic incontrollati che producono effetti esilaranti.
La vicenda sarà risolta proprio da "Brooklyn" che come gli altri compagni è cresciuto in un orfanotrofio. Ironia, romanticismo, strizzate d'occhio al cinema americano di quel decennio, tutto in questo film sprizza intelligenza.
Il cast è di grande livello: Bruce Willis è il capo, Alec Baldwin il cattivo, Willem Defoe il suo fratello diseredato, la bellissima Gugu Mbata-Raw la paladina che si batte per la sua gente nera, Bobby Cannavale il collega detective di Brooklyn.
Il film ha avuto molte vicissitudini durante la produzioni, che ne hanno ritardato l'uscita nelle sale, nel 2019.
Le musiche, bellissime, sono di Daniel Pemberton, il più geniale musicista sulla scena americana, autore anche di quelle di "Amsterdam" di David O. Russell uscito recentemente.
Non perdetelo.

06/02/23

Henry James: "L'ultimo dei Valeri", uno splendido racconto tutto ambientato a Roma

Henry James

Ho recuperato un racconto di Henry James che finora non avevo mai letto, "L'ultimo dei Valeri" (The Last of Valerii), scritto nel 1874, quando James aveva 31 anni.

Com'è noto, la produzione di Henry James, tra romanzi, racconti, romanzi brevi, è veramente sterminata. Ma ovunque si trovano gemme del suo talento sconfinato.
"L'ultimo dei Valeri" è ambientato a Roma e racconta la semplice vicenda di un pittore, la cui figlioccia, Martha, venuta in Italia, si innamora del conte Valerio, discendente della nobilissima gens Valeria, risalente alla Roma Repubblicana, che ha ricoperto per ben 74 volte la carica di Console (seconda sola ai Cornelii).
Il pittore-narratore si trova di fronte questo bellissimo italiano, che sembra uscito da un bassorilievo antico, con i capelli ricci e folti come quelli di Marco Aurelio, dal fisico massiccio e di carattere ombroso.
La narrazione prende il via quando, dopo il matrimonio, il Conte decide di esaudire il desiderio di Martha e di portarla a vivere nella sua grande villa di famiglia, da parecchio tempo lasciata andare in rovina.
Il Conte - che si chiama Camillo - fa restaurare la villa, e accoglie anche l'idea di riprendere gli scavi nei giardini, che si dice, custodiscano enormi tesori del passato.
Così è: dal primo sondaggio di scavo, emerge una meravigliosa e antica Venere (o Giunone) che sembra essere stata appena sepolta.
Con la gioia per il ritrovamento del prezioso reperto, sale però, insieme, l'improvvisa freddezza del Conte, che comincia misteriosamente a ignorare la moglie.
Il pittore ne scopre il perché: Camillo è letteralmente soggiogato dalla statua che è stata scoperta. Giunge a prostrarsi di fronte a lei, di notte, come un pagano invasato dal suo culto.
La forza del passato, del mito; i fantasmi dei morti e dell'ombra sono anche qui, come in molta della sua opera, al centro del racconto di James.
E la descrizione della Roma dell'epoca - c'è una sublime scena notturna al Pantheon - vale da sola la lettura.
Si tratta di un James ancora acerbo, non quello sontuoso della vecchiaia. Ma il suo spirito di osservazione, unico, c'è già tutto.
E sentite come disegna in due righe il tratto di questo "italiano" di così nobili discendenze:
"La mia figlioccia viveva in una felicità idilliaca ed era completamente innamorata. Ero costretto ad ammettere che anche delle regole rigide hanno le loro eccezioni e che, in qualche caso, un conte italiano è una persona onesta."
Formidabile.

Fabrizio Falconi - 2023

01/02/23

Il Film del Giorno (su Amazon Prime Video): "Viaggio in Inghilterra" di Richard Attenborough, sulla vicenda umana del grande C. S. Lewis



Mi sono incuriosito leggendolo più volte citato in un luogo inaspettato, ovvero il libro di memorie di Andre Agassi, "Open".
Sono andato allora alla ricerca di questo film uscito nell'ormai lontano 1993 e diretto da "Sir" Richard Attenborough.
In Italiano fu chiamato (inspiegabilmente) "Viaggio in Inghilterra", mentre il titolo in inglese era molto evocativo: Shadowlands (Le Terre dell'Ombra).
Si tratta della vera vicenda di Clive Staples Lewis, uno dei più grandi scrittori e intellettuali del XX secolo britannico, autore della saga di Narnia, e di una quantità di saggi e altri romanzi e testi, quasi tutti pubblicati in Italia da Adelphi.
Lewis lo conosco molto bene: lui era uno dei dieci autori che ho scelto per "Cercare Dio", il saggio che ho pubblicato con Castelvecchi nel 2018.
Perciò temevo un po' la ricostruzione della storia della sua vita e in particolare del suo tragico amore con l'americana Joy Gresham, che cambiò del tutto la sua vita, regalandogli una felicità insperata, totale, purtroppo stroncata quasi subito dalla malattia che portò Joy alla morte nel giro di pochi anni.
Il film è molto bello, nel suo classicismo. Lo nobilitano le interpretazioni di Anthony Hopkins e di Debra Winger, nei panni di Joy che per questo film fu candidata all'Oscar.
Certo Hopkins è molto più bello e fascinoso di quanto fosse nella vita il vero Lewis. Ma lui riesce a essere altamente credibile anche in questo ruolo.
Il film ha una emozionante luce invernale, tipicamente inglese, dura più di due ore, tocca profondamente e rende il giusto tributo a un regista, Attenborough, che bisognerebbe rivalutare.