31/08/20

Libro del Giorno: "Quattro Capanne" di Leonardo Caffo




Uno dei saggi più interessanti usciti in Italia negli ultimi mesi. Opera del filosofo catanese trentaduenne, Leonardo Caffo, allievo di Maurizio Ferraris, che insegna al Politecnico di Torino. 

L'idea del libro è assai suggestiva: cos’hanno in comune un pensatore-scrittore con la passione per la natura e il vagabondare, un enigmatico terrorista ex professore di matematica a Berkeley, un architetto pioneristico e un geniale filosofo che hanno rivoluzionato i linguaggi e le prospettive non solo delle loro discipline, ma della cognizione moderna del mondo? 

La risposta è: Quattro capanne

Sulle sponde di un lago, nel fitto di un bosco o in una baia rocciosa, quattro dimore essenziali e archetipiche attraverso le quali una vita torna a essere una forma di vita tra le altre, alberi, terra, acqua e animali, e l’uomo si approssima a una semplicità che va per sottrazione al midollo delle cose. 

Abitare una capanna – che si tratti di Henry David Thoreau, Theodore Kaczynski - il famoso "Unabomber" americano, Le Corbusier o Wittgenstein – è un gesto radicale e inattuale (dagli esiti a volte drammatici) che azzera gli “epifenomeni che coprono tutto ciò che di naturale esiste nello stare al mondo” e ricostruisce attorno a sé tempo, percezione, esperienza, pensiero – rifondando la meraviglia dell’aderenza al reale, che per Caffo è il vero e ultimo thaumazein filosofico.


Leonardo Caffo 
Quattro capanne o della semplicità 
Nottetempo 2020
pagine: 256 
ISBN: 9788874528066 
collana: Terra
Euro 18

17/08/20

Torna a Svelarsi, per due mesi, il Pavimento del Duomo di Siena, una delle grandi Meraviglie d'Italia. Ecco come e quando vederlo.




Dal domani 17 agosto al 7 ottobre l'Opera della Metropolitana di Siena scopre il magnifico pavimento marmoreo del Duomo di Siena.

Un 'cammino sicuro' anche per i visitatori che potranno ammirare il pavimento nel rispetto dei protocolli di sicurezza. 

Tra i servizi offerti saranno inoltre disponibili visite guidate durante le quali professionisti del settore, in varie lingue, condurranno i visitatori alla scoperta di questo straordinario capolavoro. In occasione della scopertura, spiega una nota, sara' possibile ammirare le tarsie lignee di Fra Giovanni da Verona, eseguite con una tecnica simile a quella del commesso marmoreo, con legni di diversi colori, raffiguranti vedute urbane, paesaggi e nature morte, armadi che mostrano gli scaffali interni con oggetti liturgici

L'itinerario completo OpaSiPass consente, oltre la visita del pavimento in Cattedrale, quella al Museo dell'Opera in cui si potranno ammirare, nella Sala delle Statue, i mosaici e le tarsie originali di Antonio Federighi con le Sette eta' dell'Uomo. 

Nella Sala dei Cartoni, il cui ingresso fiancheggia la magnifica Maesta' di Duccio, e' visibile la celebre pianta del pavimento del Duomo delineata da Giovanni Paciarelli nel 1884, che permette di avere un quadro d'insieme delle tarsie e del percorso che, dall'ingresso, conduce fino all'altar maggiore.

Il biglietto integrato prevede anche l'accesso alla cosiddetta "Cripta", sotto il pavimento del Duomo e al Battistero. 

Il pavimento e' il risultato di un complesso programma iconografico realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all'Ottocento, oltre 50 in tutto, i cui cartoni preparatori furono disegnati da artisti, quasi tutti "senesi", fra cui il Sassetta, Domenico di Bartolo, Matteo di Giovanni, Domenico Beccafumi, oltre che dal pittore umbro Pinturicchio, autore del celebre riquadro con il Monte della Sapienza. 

Il percorso si apre con l'iscrizione d'ingresso, davanti al portale centrale, un invito a entrare "castamente" nel Virginis templum, la casa di Maria, testimonianza del forte legame che i cittadini senesi hanno da secoli con la loro 'patrona'. 



15/08/20

Ferragosto: Gli Uffizi celebrano con una mostra On-Line la Festa dell'Assunta


L'Assunta Panciatichi di Andrea del Sarto

Gli Uffizi celebrano con una mostra virtuale, online, la Festa dell'Assunzione di Maria in cielo, che coincide con Ferragosto, grazie alla valorizzazione di due opere della collezione, due capolavori 'gemelli' di Andrea del Sarto (1486-1530): l'Assunta Panciatichi e l'AssuntaPasserini, realizzate tra il 1523 e il 1526 ed entrambe custodite nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. 

Perpetua virginitas e' il titolo dell'ipervisione a cura di Anna Bisceglia e da oggi su Internet all'indirizzo www.uffizi.it/mostre-virtuali/assunta-andrea-del-sarto

Spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt: "Nel giorno di Ferragosto ricordiamo l'Assunta con una rassegna di immagini ad alta definizione e schede esplicative: l'intento e' indurre a osservare opere sublimi delle nostre collezioni con occhio attento ai significati, ai contenuti, ai processi esecutivi dei manufatti artistici"

L'ipervisione offre la possibilita' di avvicinarsi ai due dipinti di Andrea del Sarto, spiegandone l'iconografia, la committenza, il passaggio alle collezioni granducali (che nel caso dell'Assunta Passerini fu davvero traumatico, perché venne comperata dal Granduca Ferdinando II che pago' si' alla chiesa dei Serviti di Cortona una cospicua somma di danaro, ma non riusci' ad evitare una vera e propria insurrezione popolare dei fedeli inferociti per la sottrazione). 

Svelati (o ricordati ai piu' esperti) i particolari piu' suggestivi e curiosi dei dipinti, rivelando anche il processo utilizzato da Andrea del Sarto nel preparare i suoi lavori. 

Una serie di disegni conservati al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe permette infatti di entrare nei meccanismi creativi dell'artista: il tratteggio minuzioso dei singoli dettagli e soprattutto lo studio del corpo umano dal vero, per renderlo piu' vivo e reale nella stesura finale dell'opera. 

Oltre ai dipinti di Andrea del Sarto vengono presentate altre raffigurazioni dell'Assunzione di Maria e di episodi che precedono l'evento: tra questi anche l'Annuncio dell'Angelo a Maria nell'incisione di Federico Zuccari (1539-1609) e la splendida 'Incarnazione di Gesu' e santi' di Piero di Cosimo (1461-1522). 


L'Assunta Passerini di Andre del Sarto

14/08/20

Arriva una scoperta eccezionale: il Nuovo Orologio al Radiocarbonio. Ecco cosa potrà rivelare.



La capacita' di datazione di oggetti antichi, risalenti fino a 55.000 anni fa, raggiunge un alto livello di precisione grazie al lavoro di un gruppo internazionale di scienziati che ha permesso di migliorare sensibilmente l'accuratezza della curva di calibrazione per le datazioni al radiocarbonio. 

Un progetto - a cui ha partecipato anche l'Universita' di Bologna - portato avanti per sette anni e realizzato grazie all'analisi di oltre 15 mila reperti. 

I risultati, pubblicati sulla rivista "Radiocarbon", compongono tre nuove curve di calibrazione del radiocarbonio: IntCal20 per i reperti rinvenuti nell'emisfero nord del pianeta, SHCal20 per l'emisfero sud e Marine20 per il mondo degli oceani. 

Per l'Universita' di Bologna ha partecipato allo studio la professoressa Sahra Talamo, docente al Dipartimento di Chimica "Giacomo Ciamician" e Principal Investigator del progetto ERC RESOLUTION, il cui obiettivo e' sviluppare set di dati di calibrazione al radiocarbonio ad alta risoluzione che permettano di ottenere datazioni in grado di fare luce sui periodi chiave della preistoria europea. 

"Queste nuove curve di calibrazione del radiocarbonio ci daranno la possibilita' di osservare il passato con un livello di dettaglio mai raggiunto prima", spiega la professoressa Talamo. "E questo ci permettera' ad esempio di ottenere nuove informazioni su un periodo cruciale della storia dell'Homo Sapiens: la dinamica del suo arrivo in Europa, le interazioni avute con l'Uomo di Neandertal e quando le popolazioni di queste due specie si sono sovrapposte in differenti regioni europee"

La tecnica del radiocarbonio - spiega l'Alma Mater - svolge un ruolo fondamentale per l'avanzamento di molti campi di ricerca. 

Non solo per gli archeologi, a cui offre la possibilita' di datare con precisione antichissimi resti (pre)storici, ma anche ad esempio per chi si occupa di geoscienze, permettendo di ricostruire le variazioni climatiche avvenute nel corso di lunghi archi temporali e offrendo cosi' informazioni utili per prepararsi ai cambiamenti climatici futuri. 

"L'avvento delle datazioni al radiocarbonio ha rivoluzionato il campo dell'archeologia e delle scienze ambientali", conferma Paula Reimer, professoressa della Queen's University Belfast (Regno Unito) che ha guidato il gruppo di ricerca internazionale. 

"Migliorare le curve di calibrazione ci permette di conoscere meglio la nostra storia: questo nuovo aggiornamento degli standard utilizzati sara' fondamentale per rispondere a domande cruciali sull'evoluzione del mondo in cui viviamo e sul ruolo svolto dell'uomo in questo processo". 

La tecnica del radiocarbonio e' stata sviluppata nel 1949 da Willard Frank Libby: una scoperta che gli valse, nel 1960, il premio Nobel per la chimica. Alla base del suo funzionamento ci sono due isotopi di carbonio: uno stabile, il Carbonio-12, e uno radioattivo, il Carbonio-14. Poiche' tutti gli esseri viventi assorbono carbonio, sotto forma di CO2, questo significa che i due isotopi di Carbonio-12 e Carbonio-14 sono presenti nel loro organismo nella stessa proporzione con cui erano presenti nell'atmosfera nel periodo in cui sono vissuti. Quando pero' un organismo muore, il processo di acquisizione di nuovo carbonio si interrompe. A quel punto, gli isotopi stabili di Carbonio-12 restano invariati, ma gli isotopi radioattivi di Carbonio-14 iniziano un processo di decadimento di cui conosciamo con precisione i tempi. In questo modo, quando misuriamo la quantita' restante di Carbonio-14 in un campione organico possiamo determinare l'eta' della morte dell'organismo a cui e' appartenuto

A complicare le cose - prosegue l'Universita' di Bologna - c'e' pero' il fatto che la quantita' di Carbonio-14 presente nell'atmosfera non e' rimasta costante nel corso della storia: questo significa che l'eta' Carbonio-14 non corrisponde a un'eta' calendario. 

Per ovviare a questo problema, si utilizza una procedura chiamata calibrazione, che permette di calibrare l'eta' Carbonio-14 con una scala di tempo assoluta: e' cosi' che nasce la curva di calibrazione conosciuta come IntCal (International Calibration Curve). 

La nuova Curva di calibrazione IntCal20 ha raggiunto un'alta precisione con l'obiettivo di sviluppare solide cronologie del cambiamento paleoambientale e una comprensione piu' dettagliata della successione degli eventi climatici. Un risultato ottenuto grazie a piu' precise analisi di Carbonio-14 dei reperti presenti nei diversi archivi che vengono utilizzati nella curva stessa. 

Tra questi ci sono ad esempio resti di alberi risalenti fino a 14.000 anni fa, stalagmiti trovate in diverse grotte, coralli rinvenuti nei mari e carotaggi di sedimenti lacustri e oceanici

In totale, per costruire le nuove curve di calibrazione il gruppo internazionale di ricerca (IntCal Working Group) ha realizzato circa 15 mila misurazioni al radiocarbonio di oggetti risalenti fino a 55.000 anni fa. "Grazie all'alto livello di risoluzione del campionamento realizzato, le nuove curve di calibrazione ci permettono di ottenere datazioni su scala decennale andando indietro nel tempo fino a 55.000 anni fa: un miglioramento significativo rispetto a quanto era possibile fare fino ad oggi", spiega la professoressa Talamo. "Questo risultato pero' e' solo il primo passo per arrivare ad un calendario preciso degli eventi che caratterizzano l'evoluzione umana. 

Per questo il progetto RESOLUTION sara' di fondamentale importanza: infatti, usando gli alberi fossili e sfruttando la sincronicita' del Berillio-10 e del Carbonio-14, (come si vede gia' in IntCal20 per il periodo di tempo tra 14,000 e 14,700 anni fa), si potra' arrivare ad una curva ancora piu' precisa e ottenere per la prima volta una risoluzione eccezionale della preistoria europea". 

12/08/20

Libro del Giorno: "Tra la Via Emilia e l'enigma" di Federico Mussano




E' appena uscito il nuovo libro di uno dei migliori studiosi di enigmistica italiana, Federico Mussano. Si intitola Tra la Via Emilia e l'enigma e segue di due anni il precedente Roma enigmistica, sempre per lo stesso editore MMC (www.mmcedizioni.it), e reperibile su Amazon, IBS, Feltrinelli, ecc.  … 

In un viaggio virtuale che ripercorre la Via Emilia partendo da Piacenza per arrivare fino a Rimini, incontriamo una serie di personaggi attivi nell'ambito dell'enigmistica che appartengono ad antiche importanti casate ma anche personaggi rilevanti del mondo letterario e della storia dell'arte. Una vera e propria immersione in un settore molto particolare lungo ben 46 comuni dell'Emilia Romagna.

Federico Mussano è enigmista dal 1976. La sua attività iniziale è rivolta ai giochi in versi, dal 1998 collabora con rebus alla “Settimana Enigmistica”, a “The Enigma” e al “Leonardo” di cui è anche redattore. Ha scritto in passato per “Focus”, “Focus Storia” e “Charta”. Attualmente collabora al “Carabiniere” e a “Penombra”, e cura la rubrica di storia dell’enigmistica di “Leggere:tutti”. Tra i temi affrontati: i rebus di Giovanni Pascoli e l’enigmistica europea negli ultimi secoli. Ha scritto il saggio Rebus d’oltreconfine per il catalogo della mostra Ah, che rebus! (Istituto Nazionale della Grafica, 2010-2011) e ha pubblicato Scientia in rebus est nel 2013. È inoltre socio fondatore dell’associazione culturale “Biblioteca Enigmistica Italiana – Giuseppe Panini” e collabora con la “Rivista Italiana di Onomastica”.

10/08/20

Terence Stamp, Fellini, Krishnamurti: un incontro magico (e inedito)



Che cosa hanno a che vedere tutti e tre insieme, Terence Stamp, il grande attore inglese oggi 82enne,  Federico Fellini e Jiddu Krishamurti, il grande filosofo del Novecento, grande anima che ha illuminato menti e cuore a Oriente (dove nacque, in India, a Madanapalle, nel 1895) e a Occidente, dove visse a lungo (in Gran Bretagna e in California)??

C'è un sottile fil rouge che lega queste tre grandi personalità, riemerso qualche anno fa in una intervista passata inosservata. 

Si sa che i destini di Stamp e Fellini si incontrarono proprio all'alba del 1968, quando l'attore inglese fu scelto come protagonista dal grande maestro riminese per il suo Toby Dammit, terzo episodio del film Tre passi nel Delirio, girato a 6 mani (3 episodi diversi, tutti tratti da racconti di Edgar Allan Poe) dai registi Roger Vadim, Louis Malle e per l'appunto Fellini. 

Per interpretare il personaggio maledetto dell'attore che scommette la sua testa col diavolo (Toby Dammit), Fellini aveva pensato in un primo momento a Peter O' Toole, che da tempo aveva fatto sapere di voler lavorare con Fellini. Il regista volò a Londra e dopo l'incontro tra i due, la trattativa sembrava andare a buon fine. 

O' Toole però ci ripensò dopo aver letto la sceneggiatura, preoccupato dall'aura sinistra del personaggio che avrebbe dovuto interpretare. 

La relazione tra O' Toole e Fellini finì malissimo, con un litigio e un reciproco mandarsi a quel paese. A quel punto Fellini virò su un'altra scelta e tra 3 nuovi pretendenti scelse Terence Stamp per il suo volto bello e allucinato e per il fatto che era già reduce dal Teorema di Pier Paolo Pasolini.

Stamp venne a Roma nell'inverno del '67/'68 e prima della primavera, in soli 26 giorni di riprese fu girato l'episodio - solo trentotto minuti - una delle pagine forse più geniali in assoluto della filmografia di Fellini. 

Stamp era in un momento molto particolare della sua vita: conduceva una vita sregolata, era sotto l'effetto di varie dipendenze.  E poco dopo questo film è noto che l'attore fuggì in India dove rimase per qualche anno a meditare sul suo futuro e sulla sua vita.  

Quello che non si sapeva finora era il motivo di questa improvvisa decisione.  E in questa intervista rilasciata a Maria Pia Fusco de La Repubblica nel 2013, Stamp racconta un interessantissimo retroscena, finora non conosciuto. Riporto per intero il passo:

Che ricordo ha di Teorema e di Fellini?
"Con Pasolini non è stata un'esperienza eccezionale: era un uomo riservato. Ma la verità è che sul set il mio interesse era tutto per Silvana Mangano: bellissima. Invece Fellini ha significato la svolta della mia vita. Lui aveva un rapporto amichevole con Peter O'-Toole, si vedevano quando veniva a Londra e Peter gli ripeteva "Voglio lavorare con te", finché capitò l'occasione diToby Dammit, uno degli episodi diTre passi nel delirio. Fellini mandò la sceneggiatura a Peter che, un mese prima delle riprese, una notte lo chiamò: "Quel Dammit è un vero bastardo, non voglio fare il tuo film. Goodbye". Fellini chiamòun agente a Londra, chiese di mandargli un attore decadente, stropicciato, bastardo. Io avevo appena fatto un western, avevo i capelli lunghi, scuri, ero sfatto, fumavo molto, di tutto allora. Fellini venne all'aeroporto, mi guardò, scoppiò a ridere, mi chiese di rimanere".


È vero che a Fellini deve anche la scelta dell'India?
"In una cena a casa di una contessa a Roma mi fece conoscere il maestro Krishnamurti, un piccolo indiano che diceva cose che non capivo. "Guarda quell'albero", lo guardavo, lui sorrideva. "Guarda quella nuvola". "Quando un'aquila vola non lascia tracce". Aveva uno sguardo magnetico, dolcissimo, mi sentivo inadeguato, troppo stupido per capire il senso delle sue parole e il desiderio di andare in India per avvicinarmi alla sua filosofia mi è rimasto dentro. Perciò dico che nella mia vita e nel mio lavoro c'è un prima e un dopo Fellini".


Insomma, che Stamp fosse diventato uno dei più famosi testimonals  della figura di Krishamurti era noto - riporto in calce a questo articolo uno dei molti interventi che l'attore ha fatto nelle diverse scuole e fondazioni intitolate a Krishnamurti nel mondo, che portano avanti i suoi insegnamenti - ma non era conosciuto che a presentare i due fosse stato proprio Fellini. 

Bisognerà approfondire. Sarebbe interessante conoscere l'opinione di Fellini a proposito di Krishnamurti e sarebbe anche interessante sapere chi era con esattezza quella contessa romana e quando si svolse esattamente la fatidica cena. 

Fabrizio Falconi -2020


09/08/20

Poesia della Domenica - "Amore dopo amore" di Derek Walcott


AMORE DOPO AMORE

Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.


Traduzione: Barbara Bianchi, Gilberto Forti, Roberto Mussapi

LoVE AFTER LOVE

The time will come
when, with elation
you will greet yourself arriving
at your own door, in your own mirror
and each will smile at the other’s welcome,
and say, sit here. Eat.
You will love again the stranger who was your self.
Give wine. Give bread. Give back your heart
to itself, to the stranger who has loved you
all your life, whom you ignored
for another, who knows you by heart.
Take down the love letters from the bookshelf,
the photographs, the desperate notes,
peel your own image from the mirror.
Sit. Feast on your life.

08/08/20

"Sempre per sempre" - una poesia di Francesco De Gregori




Sempre per sempre

Pioggia e sole
Cambiano
La faccia alle persone
Fanno il diavolo a quattro nel cuore e passano
E tornano
E non la smettono mai
Sempre e per sempre tu
Ricordati
Dovunque sei
Se mi cercherai
Sempre e per sempre
Dalla stessa parte mi troverai
Ho visto gente andare, perdersi e tornare
E perdersi ancora
E tendere la mano a mani vuote
E con le stesse scarpe camminare
Per diverse strade
O con diverse scarpe
Su una strada sola
Tu non credere
Se qualcuno ti dirà
Che non sono più lo stesso ormai
Pioggia e sole abbaiano e mordono
Ma lasciano
Lasciano il tempo che trovano
E il vero amore può
Nascondersi
Confondersi
Ma non può perdersi mai
Sempre e per sempre
Dalla stessa parte mi troverai
Sempre e per sempre
Dalla stessa parte mi troverai
Fonte: LyricFind
Compositori: Francesco De Gregori

Testo di Sempre e per sempre © Sony/ATV Music Publishing LLC

06/08/20

Cosa è l'amore di una madre. (da Romain Gary)


Soltanto quando raggiunsi la quarantina cominciai a capirlo. Non è bene essere tanto amati, così giovani, così presto.

Ci vengono delle cattive abitudini. Si crede che ci sia dovuto. Si crede che un amore simile esista anche altrove e che si possa ritrovare. Ci si fa affidamento. Si guarda, si spera, si aspetta. 

Con l'amore materno la vita ci fa all'alba una promessa che non manterrà mai. 

In seguito si è costretti a mangiare gli avanzi, fino alla fine. Ogni volta che una donna ci prende tra le braccia e ci stringe al cuore, si tratta solo di condoglianze. Si ritorna sempre a guaire sulla tomba della propria madre come un cane abbandonato.  

Mai più, mai più, mai più.  Braccia adorabili si chiudono intorno al nostro collo e labbra dolcissime ci parlano d'amore, ma noi sappiamo già tutto. Noi siamo stati alla sorgente troppo presto e abbiamo bevuto tutto. 

Quando ci riprende la sete, si ha un bel cercare da ogni parte: non ci sono più pozzi, ma solo miraggi. Abbiamo fatto, alla prima luce dell'alba, uno studio approfondito dell'amore e ci siamo documentati troppo bene.

Dovunque andremo, porteremo con noi il veleno dei confronti; e passiamo il tempo aspettando ciò che abbiamo già avuto. 

Non dico che dobbiamo impedire alle madri di voler bene ai loro piccoli. Dico semplicemente che sarebbe bene avessero qualcun altro, oltre i figli, a cui voler bene. Se mia madre avesse avuto un amante non avrei passato la vita a morir di sete dietro ogni fontana. Disgraziatamente per me, io so distinguere i veri diamanti. 

Romain Gary, da La promessa dell'alba 


05/08/20

Libro del Giorno: "Parlarne tra amici" di Sally Rooney




E' diventata subito un fenomeno letterario Sally Rooney (classe 1991), irlandese laureata al prestigioso Trinity College di Dublino e lanciata dal suo editore con l'eloquente slogan di: "la Salinger della generazione Snapchat". 

Parlarne tra amici (Conversations with Friends) è il suo primo libro, l'esordio, avvenuto nel 2017, bissato l'anno seguente da Persone Normali (Normal People, anche questo pubblicato in Italia da Einaudi), nel 2018, che ha vinto il Costa Book Award, e soprattutto è stato trasformato in una splendida serie televisiva (titolo omonimo), che nei paesi anglosassoni ha messo d'accordo tutti ed è ancora poco vista in Italia. 

Rooney scrive - nei due romanzi che ha scritto finora - di cose che conosce bene. Quasi tutti i personaggi del primo e del secondo libro orbitano nel mondo dell'università dublinese, tra aspirazioni artistico-letterarie e famiglie disfunzionali di provenienza; tra relazioni fluide che non si stringono mai del tutto, espiazioni personali, equivoci, comunicazioni frammentate che avvengono attraverso mail e messaggi what's app, feste piuttosto banali, conversazioni sui massimi e minimi sistemi, e soprattutto il rito del bere, in compagnia o da soli, bere molto. 

Ma mentre in Normal People i protagonisti sono soltanto due, i poco più ventenni Marianne (alto borghese e sfigata perché strana) e Connell (orfano di padre, di famiglia umile), che si amano moltissimo, lasciandosi e riprendendosi e ancora lasciandosi,  in Conversations with Friends i protagonisti sono quattro, due coppie: le studentesse Frances e Bobbi (che formavano una coppia lesbica ma si sono lasciate, pur continuando a costituire un connubio artistico - Frances scrive testi poetici e Bobbi le interpreta su palchi di ritrovi universitari) e Melissa e Nick, più grandi di loro di dieci o quindici anni:  Melissa è una fotografa e pubblica libri, Nick è un attore trentaduenne, bello e fallito e con problemi psicologici. I due sono sposati da parecchi anni. 

La vicenda si innesca quando Melissa contatta le due ragazze per realizzare un servizio delle loro performances. Frances e Bobbi si ritrovano a frequentare la casa sua e di Nick, con le feste alcoliche e borghesi, a conoscere i loro amici, ad accettare i loro inviti nella villa in Francia, a confrontarsi in lunghe conversazioni durante i pasti, in cui si parla di anarchia, della persecuzione dei neri in America, del capitalismo, delle malefatte della finanza globale. 

Accade così che Frances si innamora di Nick (che fra l'altro è il primo uomo che si sia mai portato a letto) e Bobbi si scopre infatuata di Melissa alla quale sottopone timide avances

Il focus della narrazione si stringe sempre più intorno a Frances (che rassomiglia in modo notevole alla Marianne di Normal People, ne è anzi per molti versi la controfigura e probabile controfigura della stessa autrice, Sally Rooney): intorno alle sue nevrosi, ai suoi istinti di autolesionismo (che ritornano in tutto il romanzo e sono anch'essi comuni alla Marianne dell'altro romanzo), alla sua afasia, alla sua scoperta del sesso, alla sua ipocondria che si manifesta poi in veri disturbi psicosomatici e non. 

Qui però, al contrario di Normal People, che ha uno sviluppo più lineare e coerente, la vicenda comincia ad aggrovigliarsi intorno all'inconcludenza dei vari personaggi, che dicono tutto e il contrario di tutto, e fanno tutto e il contrario di tutto: si capisce fin troppo l'intento della Rooney, di descrivere senza enfasi e con apparente freddezza, la confusione contemporanea, l'analfabetismo sentimentale, l'allergia a ogni tipo di responsabilità, la fluttuazione come sistema di vita, l'insoddisfazione e l'inconcludenza come unico orizzonte possibile. 

Nick, l'unico maschio dei quattro protagonisti, è l'emblema di questa palude: indeciso a tutto, si lascia guidare dalla sua passività-remissiva, limitandosi ad assecondare le richieste - sessuali, sentimentali, decisionali, minime - che gli vengono formulate. 

Nessuno dei quattro personaggi suscita l'empatia del lettore (in Normal People era impossibile invece non averne per l'onesto e fragile Connell e anche per la volubile Marianne), e con il passare delle pagine, si finisce per avvertire l'inautentico di questa narrazione e un fastidioso senso di compiacimento dell'autrice per i suoi personaggi, perduti in questo confortevole cupio dissolvi che non è mai definitivo e sempre rimandabile. 

Insomma, c'è la sensazione che il successo della Rooney di questo primo romanzo sia dovuto più che altro alla immedesimazione da parte dei molti lettori nelle fragilità emotive dei personaggi e sopratutto di Frances, piuttosto che all'indubbio talento della scrittrice.  

Le cose sono andate meglio con il secondo romanzo e soprattutto con la miracolosa messa in scena della serie televisiva tratta da Normal People, che ha potuto avvalersi di due giovanissimi interpreti veramente straordinario che hanno saputo dare faccia, corpo e sincerità a una storia di formazione intensa e dolorosa. 


Fabrizio Falconi 

04/08/20

100 anni fa nasceva Enzo Biagi, un testimone del tempo. Le celebrazioni.


'Testimone del tempo', autore di oltre ottanta libri e di interviste che hanno scritto la storia del '900, inventore del primo rotocalco televisivo, ma anche "il primo direttore di tg ad affidare la conduzione a un giornalista, o a convincere l'allora direttore generale Bernabei a consentire alle troupe di alloggiare negli stessi hotel e a mangiare negli stessi ristoranti dei giornalisti: un modo per scambiarsi le idee, sentirsi piu' squadra, velocizzare i servizi". 

E ancora, "il cronista che ha rivoluzionato il linguaggio televisivo: senza Linea diretta, senza Il fatto, forse Report e tanti altri programmi di inchiesta non ci sarebbero stati, o avrebbero avuto un volto diverso"

Loris Mazzetti e' convinto che "raccontare il suo lavoro" sia il modo migliore per ricordare Enzo Biagi a 100 anni dalla nascita, il 9 agosto 1920 a Lizzano in Belvedere, in localita' Pianaccio

E se il paesino in provincia di Bologna si prepara a celebrare il centenario aprendo, proprio il 9 agosto, il ristrutturato museo-centro di documentazione Enzo Biagi e una mostra fotografica, presentando il francobollo dedicato al giornalista e inaugurando, sempre a Pianaccio, 'Via Enzo Biagi', in tv l'omaggio al giornalista - morto a Milano il 6 novembre 2007 - parte su Rai3 l'8 agosto in seconda serata con 'La mia virgola. Enzo Biagi alla scoperta del mondo', il documentario di Matteo Parisini che ripercorre la vita e la carriera di Biagi attraverso le grandi interviste, i programmi tv, i documentari. 

Domenica 9 agosto, alle 13, sempre su Rai3, la replica di 'Biagi e Benigni. La strana coppia', lo speciale curato dallo stesso Mazzetti per la serie 'Per Enzo Biagi: le grandi interviste': in primo piano, il rapporto di amicizia e di stima tra i due, dal 1976, quando Biagi comincio' a raccontare Benigni per la carta stampata, al 1985, primo incontro di fronte alla telecamere di Linea diretta, fino all'intervista al Fatto del 2001, prima dell'editto bulgaro di Berlusconi che nel 2002 costo' al giornalista l'allontanamento dalla Rai. 

Alle 18, ancora su Rai3, viene riproposto 'La mia virgola', mentre in seconda serata su Rai1 lo Speciale Tg1, a cura di Daniele Valentini, e' dedicato ai 100 anni di Biagi. 

"Dal 2017, quando sono tornato a Rai3 - racconta ancora all'ANSA Mazzetti, storico collaboratore di Biagi, autore, regista, scrittore, firma del Fatto quotidiano - ho realizzato 31 speciali su Enzo, a partire dai dieci anni dalla morte, passando per Cara Italia, Giro del mondo, le Grandi interviste. Mi e' sembrato il modo giusto di chiudere una storia che ha visto una grande battaglia e un unico vincitore della guerra: Biagi. E mi piace ricordare che quando nel 2007, qualche mese prima di morire, ritorno' sugli schermi Rai con RT, dimostro' di essere rimasto se stesso dicendo: 'Scusate, sono tanto contento di rivedervi. E confesso che sono anche commosso. Ma c'e' stato qualche inconveniente tecnico che ci ha impedito di continuare il nostro lavoro. L'intervallo e' durato cinque anni. Mi aveva avvolto la nebbia della politica'. Solo poche parole, senza polemica, perche' c'erano i fatti da raccontare"

Un esempio "ineguagliabile di stile, sobrieta', ma anche fermezza, capacita' di aprire 'tutte le porte'. Penso ai colloqui con Ali Agca, con Gheddafi, Fava, Dalla Chiesa. Penso al serial killer Gianfranco Stevanin che inizio' l'intervista negando le sue responsabilita' e la fini' chiedendo scusa ai familiari delle vittime. O al lampo nello sguardo di Francesca Mambro - ricorda ancora Mazzetti - quando Enzo le chiedeva conto dell"esecuzione' di un carabiniere. 

Chi intervisterebbe oggi? Donald Trump, con la stessa passione che lo ha spinto sempre a fare le domande decisive". "Ho un solo rammarico - conclude -: forse in questi anni non e' stato fatto abbastanza, e penso in particolare alla carta stampata - per Biagi e per tutto quello che ha dato ai lettori, agli spettatori e alla storia del giornalismo". 

03/08/20

Per i 100 anni di Federico Fellini, a Rimini si apre il "processo ai Vitelloni"



E' il Vitellone di felliniana memoria l' 'imputato' del tradizionale Processo del 10 agosto a San Mauro Pascoli (Forli'-Cesena) promosso da Sammauroindustria. 

Nomignolo nato dall'inventiva dello sceneggiatore Ennio Flaiano (spiego' la derivazione dall'abruzzese "vudellone", una budella da riempire), nel tempo ha assunto connotati controversi: positivi, del seduttore per eccellenza della Riviera romagnola; negativi, del maschilista tout court. 

A dibattere nel tribunale a Villa Torlonia, alle 21, saranno la giornalista de Il Manifesto Daniela Preziosi, che guidera' l'accusa, e Gianfranco Angelucci, stretto collaboratore del regista riminese, alla difesa. Presidente del Tribunale Miro Gori, fondatore del Processo; il verdetto sara' emesso dal pubblico munito di palette (400 i posti disponili causa restrizioni Covid). 

Il Processo e' un chiaro omaggio ai 100 anni di Federico Fellini. "Vitellone e' uno che non fa nulla e campa, anche in eta' da lavoro, sulle spalle della famiglia - spiega Gori -. Perfetta da questo punto di vista e' la rilettura felliniana di Amarcord dove in Lallo, zio del protagonista Titta, la figura del vitellone si fonde con quella del 'pataca'. Se questo e' un primo e assai grave capo d'imputazione in una Repubblica 'fondata sul lavoro', altri non mancano: dall'incapacita' di crescere, maturare, staccarsi dall'adolescenza, al maschilismo radicale che ha indotto nell'opinione comune l'analogia tra vitellone e seduttore da spiaggia, come racconta Sergio Zavoli, altro illustre riminese, nel documentario 'I vitellini'. 

Ma spettera' all'accusa definire con esattezza il capo dell'imputazione e alla difesa trovare attenuanti e reali motivi per l'assoluzione". 

Le prime schermaglie tra le due parti non mancano. Secondo l'accusatrice Daniela Preziosi "i Vitelloni restano un monumento alla peggio gioventu' maschile, regredita al comodo eterno stato infantile, mammoni e traditori, bandiere di un'inconcludenza che e' indifferenza. Bighellona, bovina, bulla, banale, irredimibile". 

Diverso il punto di vista del difensore Angelucci: "I luoghi comuni, le convenzioni, nascondono spesso pregiudizi che conducono verso una strada sbagliata. I Vitelloni sono ben altro da cio' che in molti pensano, e ci stupiremo insieme a scoprire quanto la loro natura, che ci appartiene cosi' da vicino, rappresenti forse la nostra parte piu' nobile".