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26/10/18

Libro del Giorno: "Controcorrente" di Joris-Karl Huysmans.



Uno dei romanzi più importanti della storia della Letteratura, pubblicato alla fine dell'Ottocento (1884), Controcorrente viene da sempre incluso nelle antologie degli studi umanistici come il primo romanzo moderno, il romanzo che - accogliendo in pieno la lezione di Bergson - segna la transizione dal realismo ottocentesco alla complessità e alle inquietudini della cultura del Novecento, diventando il vero e proprio manifesto del Decadentismo. 

Lo scrisse Joris-Karl Huysmans, nato a Parigi nel 1848 nel cuore del Quartiere Latino da madre francese e padre di origine fiamminga e ultimo discendente di una famiglia di pittori ed incisori. 

Rimasto orfano di padre ancora bambino deve vivere con il patrigno dopo il nuovo matrimonio della madre, poi viene inviato in collegio e a diciott'anni, per poter continuare gli studi dopo il baccalaureato, è costretto a cercare un impiego al Ministero degli Interni dove lavorerà per tutta la vita.

Una "modesta vita da burocrate" (interrotta solo dalla chiamata alle armi nel 1870 per la guerra franco-prussiana e da qualche viaggio) sotto il quale si nascondeva una natura profondamente inquieta e una curiosità da erudito sconfinata, che lo portarono sulla strada di Emile Zola, il quale ne decretò e ne accompagnò il successo letterario. Huysmans cominciò a frequentare personaggi segnati dal mistero, dall'occultismo, dal misticismo, conosce Berthe Carrière più volte internata in manicomio, la quale gli presenta a sua volta l'abate Mugnier, che convincerà Huysmans a un ritiro nel convento di Igny, che avrà comunque breve durata, e a una conversione "piena" che durerà fino alla fine dei suoi giorni. 

Tutto questo confluisce in Controcorrente, romanzo manifesto il cui protagonista, il nobile Des Esseints, rifiutando l’insostenibile mediocrità del mondo contemporaneo dopo una vita passata in dissolutezze ed eccessi di ogni tipo, si ritira in una sorta di squisita clausura, popolata di sogni, profumi esotici e artificiose bellezze, nella residenza di campagna del Castello di Fontenay. 

Ma al suo splendido e ossessivo isolamento sarà costretto a rinunciare a causa della stessa nevrosi che lo aveva spinto a preferire alla realtà il sogno della realtà. 

Il romanzo scardina ogni forma del genere tradizionale, non essendo altro che una unica eruditissima digressione sui gusti estetici, letterari, teologici, artistici, dell'uomo isolato dal mondo che in esso cerca disperatamente conforto, senza tuttavia riuscirci. 

Pagine illuminate, parossistiche, barocche, che in lingua italiana possono essere apprezzate a pieno grazie a  una incredibile, virtuosistica traduzione dal francese del grande poeta Camillo Sbarbaro.

Un romanzo che oggi va riletto per comprendere il passaggio di un epoca e che affascinò enormemente i contemporanei:  «Perché questo nevrotico – scriveva Maupassant recensendo il libro – mi appare come un uomo che, se esistesse, sarebbe il solo uomo intelligente, saggio, veramente idealista e poeta dell’universo?»

Fabrizio Falconi