Visualizzazione post con etichetta cinema norvegese. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cinema norvegese. Mostra tutti i post

07/07/25

"La persona peggiore del mondo", uno dei migliori film degli ultimi anni


La persona peggiore del mondo è uno dei migliori film degli ultimi anni.

Joachim Trier, del resto, oggi 51enne, continua a fare incetta di premi nei festival più importanti, e attendo con grande interesse il suo ultimo Affeksjonsverdi, che a Cannes a maggio scorso ha ricevuto il Gran Premio della Giuria.
Questo La persona peggiore del mondo è il suo penultimo, uscito nel 2021 per il quale la protagonista, Renate Reinsve (ne ho parlato anche per "Armand", qualche settimana fa, oggi forse la più dotata attrice in giro) ha vinto il Premio per la migliore interpretazione femminile a Cannes 2021.
Il film racconta nell'arco di due intensissime ore, in 12 capitoli, alcuni più estesi altri molto brevi (+ un prologo e un epilogo) le vicende della protagonista Julia, che sta per compiere 30 anni e che finora non ha messo radici da nessuna parte: laureata in medicina e studentessa brillante, ha lasciato per dedicarsi alla psicologia, poi ha lasciato anche questi studi con in testa l'idea di fare la fotografa, ma è finita a fare la commessa in libreria.
Nella gioventù dorata di Oslo (dove anche lavorare come cameriere è redditizio e dignitoso) ha molte avventure sessuali che gratificano il suo narcisismo e sembrano terminare quando incontra Axel, più grande di lei di 13 o 14 anni, fumettista di successo (una sorta di Zerocalcare norvegese), uomo intelligente e sensibile di cui Julia si innamora e con cui va a vivere.
Tutto andrebbe bene, se non fosse che Julia è sempre indecisa a tutto: soprattutto riguardo alla maternità. Axel vorrebbe un figlio, ritiene che Julia sarebbe un'ottima madre, cerca di persuaderla. Ma Julia esita, tentenna. E fatalmente, cerca vie di fuga, immaginarie o concrete.
La separazione da Axel è traumatica, specie per quanto avviene dopo e anche il nuovo compagno non può/sa colmare il vuoto decisionale di Julia.
Il film è un capolavoro di interiorità e cinema: un equilibrio quasi miracoloso collega i 12 capitoli, anche quando la storia include parentesi oniriche o allucinogene.
Per la Reisven gli aggettivi sono inutili: è un'attrice di straordinario carisma e straordinaria bravura.
Ma anche Anders Danielsen Lie, nel ruolo di Axel è di bravura superiore.
Tutto è vero ma anche toccante, perché la vita è così e non è una stupida favola come viene rappresentato in molto cinema e molta fiction americana di oggi.
Saper raccontare i rumori e i (falsi, come direbbero Handke e Wenders) movimenti dell'anima, in un'età così confusa, con la lucidità di Trier è veramente raro.
C'è una frase che Axel dice a Julia per segnare la differenza anagrafica tra di loro (che sembra incolmabile): "Sono cresciuto in un'epoca in cui la cultura passava attraverso gli oggetti."
E' il dramma di un passaggio che scontenta chi era abituato a un'altra vita e chi quell'altra vita non l'ha mai conosciuta e si trova però a nuotare in mare aperto.
Da non perdere. (Su Amazon Prime video)