Tutto si perde in un vischioso, amorfo
disperato brulichio di amebe,
in un nauseante pantano di miele. 
Tutto s’ingolfa in un giallo, in un putrido 
magma di cisposa fanghiglia, 
naufraga nella morchia d’una gora,
tra un funesto corale di gufi. 
Tutto il tuo fervore, la tua fretta 
d’incollare i frantumi della vita, 
tutto l’entusiasmo con cui edifichi 
in ore felici viadotti di immagini, 
teatrini di parole imbellettate, 
tutto è corroso dall’indifferenza, 
dalla pigrizia, dal cruccio di chi ti circonda. 
Tutto s’accartoccia e si deforma 
nello specchio ricurvo dell’accidia, 
tutto raggela in un abulico stupore, 
come una vecchia città spaventata. 
E intanto da ogni piega dello spazio ammicca, 
guercio e beffardo, il Burlesco, 
intanto squilla sempre più vicina 
la lunghissima tromba del Giudizio.
Angelo Maria Ripellino (Palermo, 4 dicembre 1923 – Roma, 21 aprile 1978)
 

 
 

