Ho gli occhi pieni del bianco delle vele,
confitte nella còncava conca del mare,
le dita intrise del verde miele
delle metafore, i capelli blu come nuvole.
Carri fioriti sfilano sul litorale, e in ciascuno
è una ragazza impettita come un sovrano,
che abbia ridotto l’imposta sulla birra.
Nel cielo di carta azzurrina
si va ritagliando in gabbiano.
Vecchie caracche cariche dei miei mali,
rullando sui crisantemi di lacera fiamma dei flutti,
salpano da Zeebrugge verso lidi lontani,
portandosi via la mia zavorra, la mia ruggine,
e un’esile gioia vacillante, pinguina,
la mia gioia contumace, assorbita dai morbi e dai lutti,
si sveglia, sorride, si inebria, si adombra, si strugge,
la mia goffa gioia dignitosa in bombetta e marsina.
Angelo Maria Ripellino, tratto da Poesie 1952 - 1978, a cura di Alessandro Fo, Antonio Pane e Claudio Vela, Einaudi, 1990, pag.122.
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