I tre archi
Due volte al giorno, tutti i giorni
passo sotto i tre archi
in salita, in discesa
col sole nero, con la pioggia azzurra
nel vento caldo asfissiante
nell'umido del tempo giusto di marzo
piego la testa sotto i tre archi
l'arco dell'attaccamento,
quello dell'avversione, quello dell'ignoranza;
loro, con un sorriso rosso
mi lasciano passare, mi osservano
aspettano ancora prima di
crollare
sopra la mia testa.
Ogni volta, oltrepassati, vedo
il giardino dei melangoli lucenti
bagnati dalla pioggia
e mi dico è ora.
Poi un giorno è passato
e devo ridiscendere
piegare nuovamente la testa
salutare in fretta i tre archi
dimenticarmi anche di loro
far finta di vivere, prima
che sia di nuovo l'ora
compiuto il giro della notte,
di tornare a passare
dentro le antiche bocche ancora
affamate, di me e di tutti
del tempo immemore di prima
che fossero tutte le inutili cose,
di prima dell'amore.
Fabrizio Falconi © (inedito-2014).
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