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24/02/25

"Il Grande Ritratto" - un profetico romanzo di Dino Buzzati dimenticato


La migliore libreria del mondo è ormai, di gran lunga, Ebay.

Stavo cercando un romanzo di Buzzati, mai letto, "Il grande ritratto", pubblicato nel 1960 (non due secoli fa).
Non più ristampato da parecchio, è inesistente nelle librerie e siccome volevo il libro vero, cartaceo, è inesistente anche su Amazon (dove esiste solo in versione kindle).
Questa edizione, pagata pochi soldi è del 1965 ed è perfetta.
L'ho letto, divorandolo. Senza riuscire a comprendere perché questi romanzi e questi autori siano quasi scomparsi dalla circolazione e dalle librerie (forse perché le librerie pure non se la passano bene, visto che nessuno o quasi, legge).
E' un romanzo stranissimo, che oggi si definirebbe "distopico" o "ucronico", ma una volta si parlava semplicemente di "fantascienza".
Ma è anche un libro terribilmente profetico, che sembra parlare proprio di oggi.
Un esperimento scientifico folle e segretissimo, realizzato nel cuore di una montagna super-protetta. Le vite di tre scienziati, legati tra di loro dall'amore e dalla paura. Una donna che non c'è più. Il tentativo (riuscito e mefistofelico) di farla rivivere - perfino nei suoi desideri carnali - attraverso una intelligenza artificiale in grado di creare sembianze più vere del vero (e indistinguibili dal vero).
Ciò che lo rende ancora "umano" - e lo era quasi tutta la bella fantascienza di quegli anni - è l'immaginare ingenuamente un computer enorme, come quasi una città, collegato da miliardi di connessioni elettriche, cavi tralicci e antenne.
Anche la fervida fantasia di Buzzati non riusciva a immaginare che per la creazione di nuovi e banali simulacri viventi, un giorno sarebbero bastati circuiti elettronici che possono stare su un polpastrello.

Fabrizio Falconi

04/03/14

Human Dystopia - La profezia di Wall-E


                 

La profezia si è già avverata.

Sotto forma di innocuo cartone (meraviglioso, spettacolare), Wall-E, rilasciato nel 2008, la Pixar, in collaborazione con la Disney, ci ha raccontato tutto della nostra distopia, ovvero della nostra utopia umana al contrario. 

Il pianeta è sommerso dai rifiuti, come profetizzato da Wall-E soltanto 6 anni fa. E come profetizzato da Wall-E una grande parte degli uomini di questo pianeta (che il film immaginava già in fuga, a bordo di una moderna Arca, in viaggio nell'Universo alla ricerca di un altro pianeta abitabile), vive ormai con uno schermo incollato agli occhi. 

Non era esattamente il sogno - o l'utopia - che avevamo immaginato.  Ritenevamo che l'uomo, l'essere umano, nel suo cammino evolutivo - che immaginavamo infinito - avrebbe continuato a riempire di sé, cioè di umano, il mondo. 

Qualcuno vagheggiava un ritorno dell'uomo alle origini, alle sue propensioni, alla sua natura. 
Lì, si diceva, c'è il nostro nucleo vero, quello che ci salverà. 

Ma invece la téchne, la tecnica si è impadronita di tutto e anche dei nostri occhi e dunque anche della nostra anima. Se è vero quello che ritenevano i padri, e cioè che tutto quello che passa attraverso gli occhi viene o va direttamente alla nostra anima. 

Saremo davvero come questi pupazzoni ovoidali di Wall-E, incapaci di concepire e concentrarsi su qualcosa che diverga dalla inquadratura, dalla cornice di un supporto ? Per quanto minimo esso sia, anche un paio di occhiali, la nostra visuale si restringe, si sta restringendo, si restringerà sempre di più. 

E ci accorgeremo di un mondo più grande (il nostro ambiente sociale, terrestre e cosmico, dal quale pro-veniamo, dal quale siamo pro-venuti) solo quando un folle automa verrà a sbriciolare l'algido schermo che ci illude di vedere.


Fabrizio Falconi ©