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29/01/21

"Quando ho cominciato ad amarmi" di Charles Chaplin

 


Quando ho cominciato ad amarmi -  Charles Chaplin

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare,
mi sono reso conto che il dolore e la sofferenza emotiva
servivano a ricordarmi che stavo vivendo in contrasto con i miei valori.
Oggi so che questa si chiama autenticità.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare,
ho capito quanto fosse offensivo voler imporre a qualcun altro i miei desideri,
pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non era pronta,
anche se quella persona ero io.
Oggi so che questo si chiama rispetto.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare,
ho smesso di desiderare una vita diversa
e ho compreso che le sfide che stavo affrontando erano un invito a migliorarmi.
Oggi so che questa si chiama maturità.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare,
ho capito che in ogni circostanza ero al posto giusto e al momento giusto
e che tutto ciò che mi accadeva aveva un preciso significato.
Da allora ho imparato ad essere sereno.
Oggi so che questa si chiama fiducia in sé stessi.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare,
non ho più rinunciato al mio tempo libero
e ho smesso di fantasticare troppo su grandiosi progetti futuri.
Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e felicità,
ciò che mi appassiona e mi rende allegro, e lo faccio a modo mio, rispettando i miei tempi.
Oggi so che questa si chiama semplicità.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare,
mi sono liberato di tutto ciò che metteva a rischio la mia salute: cibi, persone, oggetti, situazioni
e qualsiasi cosa che mi trascinasse verso il basso allontanandomi da me stesso.
All’inizio lo chiamavo “sano egoismo”, ma
oggi so che questo si chiama amor proprio.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare,
ho smesso di voler avere sempre ragione.
E cosi facendo ho commesso meno errori.
Oggi so che questa si chiama umiltà.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare,
mi sono rifiutato di continuare a vivere nel passato
o di preoccuparmi del futuro.
Oggi ho imparato a vivere nel momento presente, l’unico istante che davvero conta.
Oggi so che questo si chiama benessere.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare,
mi sono reso conto che il mio Pensiero può
rendermi miserabile e malato.
Ma quando ho imparato a farlo dialogare con il mio cuore,
l’intelletto è diventato il mio migliore alleato.
Oggi so che questa si chiama saggezza.

Non dobbiamo temere i contrasti, i conflitti e
i problemi che abbiamo con noi stessi e con gli altri
perché perfino le stelle, a volte, si scontrano fra loro dando origine a nuovi mondi.
Oggi so che questa si chiama vita.


Charles Chaplin

04/04/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 9. Il Monello (The Kid) di Charles Chaplin (1921)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 9. Il Monello (The Kid) di Charles Chaplin (1921)

Per i grandi geni, in ogni campo, l'ispirazione può nascere da tutto. Ma in primis, il loro spirito si muove intorno a quel che vivono nelle loro vite personali.  E' per questo forse che Il Monello (The Kid), film capolavoro di Chaplin, che si avvia a festeggiare tra due anni il secolo di vita, essendo stato presentato a New York nel gennaio del 1921, presenta quello straordinario connubio tra malinconia e vitalità, sullo sfondo delle vicende allegre e strazianti di un bambino. 

Chaplin, infatti, al momento dell'inizio delle riprese del film (luglio 1919) non si trovava in un periodo felice della sua vita privata: da poche settimane aveva perso il primo figlio, chiamato Norman Spencer, avuto dalla prima moglie (Mildred Harris), che era nato con gravi deformazioni e sopravvisse  solo per tre giorni. 

Nei mesi seguenti, anche in conseguenza di questo gravissimo lutto, il matrimonio fallì definitivamente e perfino il film rischiò di finire sotto sequestro unitamente ai beni di Charlie nella causa di divorzio intentatagli dalla moglie.

Per fortuna Chaplin prevedendo questa eventualità, aveva consegnato in custodia una copia dei negativi del film al fratello Sidney e non appena terminato il montaggio del film cominciò a spostarsi  in incognito (per quanto la sua popolarità lo consentisse) in luoghi diversi e città diverse.

L'ispirazione per quel film cui teneva moltissimo - era in assoluto il suo primo lungometraggio - era arrivata a Chaplin invece - come lui stesso raccontò nella sua autobiografia - dall'assistere ad uno spettacolo all'Orpheum Theatre di Los Angeles dove aveva visto esibirsi un bambino prodigio di soli cinque anni, Jackie Coogan, restando folgorato dalle sue capacità espressive. 

Il giorno dopo, parlando con i più stretti collaboratori, Chaplin disse di aver trovato un nuovo soggetto per un film che si sarebbe chiamato The Kid e che avrebbe visto proprio il piccolo Jackie come protagonista.

I primi giorni di riprese dimostrarono a Charlie che non si era sbagliato: il connubio tra lui e il bambino era perfetto.  Si erano trovati con complicità e naturalezza eccezionali.

Nacque dunque quel capolavoro che è Il Monello. Opera-mondo che ha eternizzato in un racconto di 68 minuti i temi dell'infanzia e della povertà, dell'ingiustizia e del potere, della sopraffazione e della ribellione, del pacifismo e della creazione artistica. 

La storia inizia con una donna sedotta e abbandonata che viene dimessa dall'istituto di carità in cui ha dato alla luce suo figlio. Non potendo mantenerlo, decide di abbandonare il piccino all'interno di una macchina di lusso con la speranza che sia la ricca famiglia proprietaria del mezzo a crescere il bambino.

Il pentimento l'assale di lì a poco, ma il destino ha fatto della macchina, con la disperazione della madre, l'obiettivo di due malviventi che, impossessatisi del mezzo, dopo la scoperta del fagotto col bimbo non si faranno scrupolo di gettarlo via tra le macerie di un quartiere degradato, dove casualmente è di passaggio il vagabondo Charlot.

Inizia di qui il cammino di redenzione dell'orfanello.  Anche Charlot non è affatto immune dalla viltà umana: anche lui infatti prova a sbarazzarsi del bimbo - ed è comprensibile, viste le sue condizioni.  Ma poi, rinvenuto tra le fasce che l'avvolgono un biglietto invocante perdono per il gesto di abbandono e implorante assistenza per il bimbo, si decide a trattenere con sé il neonato.

Iniziano dunque le picaresche avventure dei due, tra l'educazione famigliare nel fatiscente sottotetto dove il Vagabondo abita, l'iniziazione "lavorativa" del piccolo come complice del "padre" nell'attività di vetraio ambulante - con il bambino che tira sassate ai vetri per consentire al padre di trovare lavoro immediato; i duelli nelle strade con i poliziotti; il ritorno della madre che fa beneficenza nel quartiere dove vive il suo bambino e senza riconoscerlo, ovviamente, gli regala un peluche; le risse di strada; l'improvvisa malattia del bambino; il tentativo degli assistenti di sottrarre il bambino con la forza - e la conseguente drammaticissima scena del rapimento;  la fuga dei due in dormitorio pubblico.; il riconoscimento del piccolo da parte del guardiano che mentre Charlot dorme, lo riconsegna alla polizia e questi alla madre; Chaplin e Coogan in una scena L'incombere dell'oscurità porta i due al dormitorio pubblico; lo straziante ritorno a casa del Vagabondo, disperato per la mancanza del bambino, che finisce per addormentarsi sui gradini della casa.

E qui l'incredibile colpo di genio di Chaplin, con la straordinaria scena del sogno di Charlot. Nel quale egli intravede il suo quartiere diventato una sorta di paradiso nel quale si intrufola il diavolo, scatenando un putiferio.

Charlot infine viene svegliato dallo strattone del poliziotto che lo invita a seguirlo sulla macchina che lo trasporta davanti all'ingresso di una sontuosa abitazione, dalla cui porta d'ingresso si catapulterà fuori, saltandogli al collo, il suo monello e l'ex ragazza madre, ora ricongiunta al figlio, che invita Charlot ad entrare in casa.

Un meraviglioso lieto fine che nulla toglie al valore estetico e morale (cioè umano) di un film prodigiosamente muto, che parla ancora oggi e sempre allo spettatore di qualunque latitudine, di qualunque età, di qualunque censo, di qualunque tempra morale. 

Fabrizio Falconi


Il Monello

(The Kid)
USA, 1921
Durata 68 min
con Charlie Chaplin, Edna Purviance, Jackie Coogan, Henry Bergman, Tom Wilson