Visualizzazione post con etichetta statue di roma. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta statue di roma. Mostra tutti i post

23/10/20

Il "Leone della berlina" al Campidoglio: una statua romana dalla storia molto particolare

 


Il Leone che azzanna un cavallo è una scultura marmorea di età romana restaurata nel ’500 e che, dopo essere stata adottata come ornamento nel giardino del Museo Nuovo Capitolino, è oggi una delle opere più ammirate della esposizione permanente, al suo interno.

E ha una storia veramente particolare. In epoca medievale, infatti, e per lunghi secoli si trovava semiinterrata ai piedi del Palazzo Senatorio, posizione da cui fu spostata in seguito alla risistemazione del Campidoglio di Michelangelo.

La statua, meravigliosa opera di rappresentazione ferina che coglie in pieno dinamismo la scena di caccia di un leone, era adibita a compiti veramente umilianti che ne accrebbero la fama macabra.

Di fianco al leone, eretto, venivano lette infatti le sentenze di morte, e su di esso venivano esposti al pubblico ludibrio malfattori di ogni sorta: ladri, briganti, assassini, mercanti disonesti, debitori insolventi, truffatori, sedicenti maghi e alchimisti. 

L’usanza risaliva agli statuti romani del 1363 e generò il proverbiale detto, di dar il culo al lione”, che si applicava inesorabilmente a chi si metteva nei guai.

La statua è citata anche in diversi passi della Vita anonima di Cola di Rienzo, come quello relativo alla morte, avvenuta l’8 ottobre 1354, quando, ormai abbandonato da tutti, il tribuno cercò per l’ultima volta di arringare la folla, in Campidoglio. Ricevendone, in cambio il linciaggio.

Oggi nei giardinetti a sinistra della rampa capitolina si eleva una statua raffigurante Cola di Rienzo, eretta nel 1887 (opera dell’artista fiorentino Girolamo Masini) e che si pretendeva fosse stata apposta proprio nel punto esatto dove il tribuno cadde morto

Si tratta però di un errore: Cola morì esattamente ai piedi del Palazzo Senatorio, proprio nel cosiddetto “loco del lione”, dove cioè si trovava il gruppo scultoreo del Leone che azzanna un cavallo, il luogo prescelto per dare pubblica lettura delle sentenze.

Anche la morte tragica di Cola di Rienzo, dunque, che alla fine per tentare di sottrarsi al linciaggio si era anche travestito da popolano, contribuì nel tempo ad accrescere la fama sinistra della statua, che del resto già nella scena rappresentata metteva in scena la morte, nel suo aspetto più violento.

Tratto da: Fabrizio Falconi, Roma segreta e misteriosa, Newton Compton Editore, 2015


 

12/05/18

Fabrizio Falconi parla delle Statue di Roma Lunedì prossimo, 14 maggio al Circolo L'Incontro.



Per gli appassionati di Roma e dell'arte, una conferenza - con molte foto, aneddoti storie e curiosità - su 8 delle statue più famose di Roma, dalla Paolina Borghese, alla Pietà di Michelangelo, dalla statua parlante di Pasquino, a quella del Babuino, dal Marco Aurelio alla Lupa del Campidoglio, dall'Ermafrodito al Louvre (e la sua copia alla Galleria Borghese di Roma), allo Spinario dei Musei Capitolini. 

Sono un patrimonio inestimabile della città e raccontano la nostra storia (quasi) trimillenaria. 

L'appuntamento è per Lunedì prossimo, 14 maggio alle ore 16.30 al Circolo L'Incontro, presso l'Istituto San Gabriele, Viale Cortina D'Ampezzo n. 144. 





27/02/18

La Fontana del Babuino - Uno dei "must" di Roma.



E' stata per diversi secoli una delle sei statue parlanti di Roma e per molto tempo le "babuinate" hanno fatto concorrenza alle "pasquinate" nella tradizione della vita cittadina. 

La celebre fontana romana risale al 1576, quando Papa Gregorio XIII la fece erigere davanti palazzo Cerasi (al civico 51 di Via del Babuino), come semplice mostra dell'Acqua Vergine, collocandovi come ornamento un antico reperto romano, di origine ignota, che subito la vox populi romana ribattezzò - per la sua bruttezza e per la posa semisdraiata - "Babuino".

Il soprannome ebbe così fortuna che addirittura valse il nuovo nome alla Via dove era stata posta, uno dei tre assi che partivano dalla Piazza del Popolo e dalla Porta Flaminia, esistente già in età romana, e che era stata chiamata prima Via Clementina (in onore di papa Clemente VII che l'aveva fatta sterrare e riordinare per l'anno giubilare del 1525) e poi Via Paolina Trifaria (in onore del Papa Paolo III) che dopo il Sacco di Roma, l'aveva fatta restaurare. 

Indagini sulla statua hanno permesso di stabilire che si tratta di due pezzi distinti: il corpo, in tufo, di provenienza ignota, e la testa di sileno, che è invece in travertino. I due pezzi insieme rappresentano forse l'immagine di un Ercole sdraiato a banchetto, anche se per molto tempo fu creduta una riproduzione di San Gerolamo, sofferente per la vecchiaia. 

La collocazione attuale, accanto alla chiesa di Sant'Atanasio dei Greci, è piuttosto recente: risale infatti al 1957, quando fu trasportata dal cortile di Palazzo Boncompagni dove era finita nel 1877 durante i lavori di risistemazione dei marciapiedi e della sede stradale della Via del Babuino. In quella occasione statua e vasca della fontana erano state separate: la vasca era infatti finita ad adornare la facciata del Palazzo Borromeo sulla Via Flaminia. 

Da più di cinquant'anni però, la fontana ha ritrovato il suo aspetto originario. Suscitando la curiosità dei turisti anche per la colorazione bizzarra che spesso assume il corpo del Babuino a causa della formazione di piccole alghe in alcuni periodi sul tufo con cui è modellato. 

Fabrizio Falconi
riproduzione riservata - 2018.