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19/12/21

E' vero che i cani non possono ammalarsi di Covid? Quel che ne sa la scienza

 


Sento ripetere spesso in giro, dall'inizio della pandemia, che "i cani non possono contrarre il Covid-19". Il riferimento è chiaramente ai cani che vivono in compagnia, nelle case degli uomini, ormai in misura massiccia. 

Secondo gli ultimi dati, i cani in Italia sono 11 milioni e 600 mila, ma il numero si riferisce a quelli registrati alle anagrafi regionali. Secondo le rilevazioni delle Asl locali, i cani nel nostro paese sono invece molti di più: oltre 27 milioni. Cioè circa 1 cane ogni 2 abitanti. 

Ciò fa capire quanto sia rilevante - e assai poco dibattuta sui mezzi di comunicazione - la questione.

La realtà è che - contrariamente a quanto si crede - anche i nostri amici animali possono prendere il Covid. 

"I cani possono contrarre l’infezione da Covid-19. Per la loro sicurezza facciamo attenzione ai comportamenti in casa e fuori, adottando semplici regole di igiene, soprattutto in presenza di casi di positività". E’ la raccomandazione dell’Istituto Superiore di Sanità che rilancia le regole per una corretta gestione di animali domestici in presenza del virus. 

Innanzi tutto l’Iss ricorda che gli animali non contagiano l’uomo: "Allo stato attuale - specifica l’Istituto Superiore di Sanità - non esistono evidenze che gli animali da compagnia svolgano un ruolo epidemiologico nella diffusione all’uomo di Sars-CoV-2. Semmai è vero il contrario. I nostri animali possono contrarre l’infezione attraverso il contatto con persone infette e sviluppare occasionalmente la malattia. Pertanto, occorre adottare misure precauzionali in casa anche per gli animali"

Ecco alcuni consigli dell’Istituto Superiore di Sanità per un accudimento sicuro: lavarsi sempre le mani prima e dopo il contatto con gli animali e dopo aver pulito la cuccia; pulire loro le zampe dopo la passeggiata e prima di rientrare in casa. 

Se si sospetta di avere l’infezione da Covid-19 limitare il contatto col proprio animale e affidarne le cure a un altro membro della famiglia o a un esterno; se non è possibile, usare sempre mascherina e guanti; assicurarsi che il proprio animale stia bene e, in caso contrario, curarlo solo con farmaci prescritti dal veterinario.

Fonte ISS - La Nazione 


20/03/20

Covid-19 - La felicità di appartenere a questa Italia


Lo dico da uno che è stato sempre allergico, da quando ero piccolo, al patriottismo italiano, che spesso (quasi sempre) ho sentito come abito impossibile da indossare e da condividere: troppo  spesso ipocrita e ridicolmente vanaglorioso, provinciale e inautentico, buono solo quando si vincono i mondiali o bisogna mostrare i muscoli facendo gli sberleffi ai francesi. 

La patria, ho sempre pensato, se esiste nella realtà, è un senso di comunità tra simili. E gli italiani non sono mai una vera comunità (che significa avere veramente cura e interesse per gli altri, e soprattutto per la cosa pubblica) , ma sempre gruppo, fazione, o purtroppo gregge. 

E però ci sono state e ci sono diverse circostanze in cui sento orgoglio o quantomeno dignità, grande dignità di appartenere a questo popolo, a questa (incompleta e mai compiuta) comunità. 

E questa è una di quelle. 

In questa circostanza - come nel dopoguerra - gli italiani stanno tirando fuori il meglio. 

Sono felice di non appartenere a un paese e a un popolo dove i malati vengono nascosti (Russia, Turchia, Egitto), dove nessuno sa e saprà quanti moriranno per una spaventosa epidemia. Sono felice di non appartenere a un paese e a un popolo (Usa, Gran Bretagna) in cui si accetta che in nome del populismo più becero, si lascino i malati malati, si dica loro di rimanere a casa e di curarsi a casa, e poi se tirano le cuoia, meglio così: meno pensioni da pagare per tutti, e una parte scomoda e inutile di popolazione si toglie dalla balle. 

E se proprio qualcuno si deve curare, si curino quelli che hanno il denaro. 

Sono felice di appartenere a un popolo in cui fino all'ultimo novantenne, sarà concessa la possibilità di curarsi, in cui verranno fatti tamponi fino alla fine, in cui non si nasconderà il numero impressionante dei morti, dei contagiati, di una cosa che si fa fatica ad arginare perché é una nuova peste sottile e subdola. Un paese e un popolo in cui non ci si vergognerà e non ci si vergogna della debolezza e si fa tutto il possibile - anche quello che lo Stato o uno stato non sa fare - per assicurare che l'umanità venga rispettata, anche nella malattia, anche nella morte.

Fabrizio Falconi
marzo 2020 

16/03/20

Cosa sono i virus? Quel poco che ne sappiamo



Quando sentite parlare di relativismo, ricordatevi che - ce lo insegna la pandemia attuale - il relativismo riguarda da vicino anche la scienza, che non è portatrice di verità assolute, ma solo di risultati parziali, validi fino a prima della prossima scoperta scientifica. 

Il fatto è che l'uomo - e dunque la scienza -  sa ancora pochissimo dei virus, che sono l'entità biologica in assoluto di gran lunga più abbondante sulla Terra.

Ma anche il concetto di "entità biologica" applicato ai virus è fonte di parecchi problemi: 

I virus infatti sono acellulari. Nel senso che non sono fatti di cellule, ma si replicano solo all'interno di altre cellule.

Il primo virus è stato scoperto nel 1892.

Attualmente si conoscono SOLO 5.000 specie di virus, descritte in dettaglio. Si ritiene però che ne esistano MILIONI di diversi tipi e che esistano in tutti gli ecosistemi della terra, anche i più estremi.

Nella storia dell'evoluzione, le origini del virus sono sconosciute.

I virus sono considerati da alcuni biologi come forme di vita, anche se in effetti, non essendo dotati  né di cellule proprie, né di metabolismo, sono spesso indicati come organismi "ai margini della vita", qualunque cosa questo significhi. 

I virus possono infettare tutti i tipi di forme di vita, dagli animali, alle piante, ai microrganismi (compresi batteri e archeobatteri).

La gran parte dei virus sono talmente piccoli da essere invisibili anche al microscopio, essendo dell'ordine di  grandezza di un centesimo di un normale batterio.

I virus, come è noto, pur aggregandosi a forme biologiche - cellule - sono immuni dagli antibiotici. E un piccolissimo, quasi insignificante organismo "ai margini della vita" è ancora oggi in condizione di mettere in ginocchio una intera comunità - mondiale - di esseri umani.

In conclusione, la scienza sa ancora pochissimo di cosa sono e come funzionano i virus. Dovremmo tenerlo a mente quando sovraccarichiamo la scienza di aspettative quasi fosse la nuova divinità.

Fabrizio Falconi
marzo - 2020