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05/07/21

Libro del Giorno: "Manifesto di Unabomber" di Theodore Kaczynski

 


Una bellissima serie tv - Manhunt/Unabomber - pubblicata su Netflix e un'altra serie di opere e di libri, tra cui il saggio di Leonardo Caffo, Quattro Capanne, uscito per Nottetempo, di cui abbiamo parlato qui, hanno riportato d'attualità l'incredibile figura e la storia di Theodore John Kaczynski, detto Ted, noto con il soprannome di Unabomber, nato a Chicago il 22 maggio 1942, che è stato uno dei criminali più inafferrabili nella storia degli Stati Uniti e che oltre ad essere un terrorista, fu matematico ed ex professore universitario statunitense, condannato a una serie di ergastoli per aver inviato pacchi postali esplosivi a numerose persone, durante un periodo di quasi diciotto anni, provocando 3 morti e 23 feriti. 

Kaczynski giustificò i suoi atti come tentativi di combattere contro quelli che lui considerava i pericoli e le distorsioni del progresso tecnologico. 

Prima di identificarlo, l'FBI utilizzava il nome in codice UNABOM (da UNiversity and Airline BOMber). I mass media cominciarono a diffondere varianti del nome, tra cui Unabomber

Nel 1995 Kaczynski spedì diverse lettere, alcune di queste alle sue vittime, dichiarando i suoi obiettivi e chiedendo che il suo documento scritto in 35000 parole La Società Industriale e il Suo Futuro (meglio noto come La Pillola Rossa, chiamato anche "Manifesto di Unabomber") fosse stampato inalterato da uno dei principali giornali o riviste; dichiarò che avrebbe quindi terminato i suoi attacchi terroristici. 

Ci furono grandi controversie sull'opportunità di cedere al ricatto. Un'altra lettera contenente minacce di altri attentati fu inviata e il Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti ne raccomandò la pubblicazione al fine di evitare ulteriori minacce alla sicurezza. 

Il manifesto fu quindi integralmente pubblicato dal The New York Times e dal The Washington Post il 19 settembre 1995, con la speranza che qualcuno potesse riconoscere il tipo di scrittura. 

Prima della decisione del The New York Times di pubblicare il manifesto, Bob Guccione, direttore di Penthouse, si era offerto di pubblicarlo, ma Kaczynski replicò che, dal momento che Penthouse era meno "rispettabile" di altre pubblicazioni, si sarebbe "riservato il diritto di piazzare una (ed una soltanto) bomba con l'intenzione di uccidere, dopo la pubblicazione del nostro manoscritto".

Lungo tutto il manoscritto - redatto con una macchina da scrivere - Kaczynski scrisse in maiuscolo diverse parole al fine di evidenziarne il significato. 

Si riferì a se stesso come "noi" o "FC" (Freedom Club), nonostante sembrasse aver agito da solo. 

È stato anche evidenziato che la scrittura di Kaczynski, nonostante alcune parole composte non esistenti, è virtualmente priva di errori di grammatica o di ortografia, a dispetto dell'uso di una macchina da scrivere senza strumenti di correzione di nessun genere.

La Società Industriale ed il Suo Futuro si apre con l'affermazione di Kaczynski che "la rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state disastrose per la razza umana." I primi paragrafi del testo sono dedicati all'analisi psicologica di diversi gruppi - principalmente persone di sinistra e scienziati - e alle conseguenze psicologiche per l'individuo nella vita vissuta all'interno del "sistema industrial-tecnologico".

I paragrafi successivi sono dedicati alla futura evoluzione di tale sistema, sostenendo che avrebbe inevitabilmente portato alla fine della libertà umana, con un incitamento alla "rivoluzione contro la tecnologia" e un tentativo d'indicare come ciò dovesse essere compiuto.

Il testo, pubblicato anche in Italia, è molto interessante: Kaczynski, che era destinato a una brillantissima carriera di matematico, e che vantava un quoziente intellettivo molto alto, è un personaggio molto interessante, nonostante sia a tutti gli effetti un criminale, e ancora oggi, nella prigione in cui sconta i suoi ergastoli e dalla quale non è mai uscito, intrattiene corrispondenze con studenti, professori e gente comune, riguardo alle sue idee che espose nel Manifesto. 

La realizzazione della traduzione del libro in italiano è carente e colma di refusi ma comunque riveste una importanza testimoniale rilevante. 


Theodore Kaczynski nel carcere di Florence, in Colorado dove sta scontando i suoi ergastoli