31/08/21

Le teorie negazioniste e cospirazioniste sul Covid? Arrivano da molto lontano, dall'11 settembre

 


Dalle elezioni al COVID, le cospirazioni dell'11 settembre gettano una lunga ombra 

di DAVID KLEPPER 

Mentre gli attacchi dell'11 settembre hanno unito gran parte dell'America nel dolore e nella rabbia, le teorie della cospirazione su ciò che è accaduto quel giorno hanno scoperto un pozzo di sfiducia. 

Vent'anni dopo, lo scetticismo e il sospetto rivelati per la prima volta dalle affermazioni secondo cui l'11 settembre era un affare interno si sono metastatizzati. Sono stati diffusi da Internet e nutriti da esperti e politici come Donald Trump. È emersa una bufala dopo l'altra, una più bizzarra dell'altra. C'è il birtherismo, il pizzagate e il QAnon. 

Gli esperti affermano che mentre le teorie del complotto non sono una novità in America, Internet ha permesso loro di diffondersi più lontano e più velocemente che mai. 

Korey Rowe ha compiuto viaggi in Iraq e Afghanistan ed è tornato a casa negli Stati Uniti nel 2004 traumatizzato e disilluso. 

Le sue esperienze all'estero e le fastidiose domande sull'11 settembre 2001 lo convinsero che i leader americani stavano mentendo su ciò che accadde quel giorno e sulle guerre che seguirono. 

Il risultato è stato "Loose Change", un documentario del 2005 prodotto da Rowe e dal suo amico d'infanzia, Dylan Avery, che ha reso popolare la teoria secondo cui il governo degli Stati Uniti era dietro l'11 settembre

Uno dei primi successi virali di Internet ancora giovane, ha incoraggiato milioni di persone a mettere in discussione ciò che è stato detto loro. 

Mentre gli attacchi hanno unito molti americani nel dolore e nella rabbia, "Loose Change" ha parlato ai disamorati. "È stato il parafulmine a catturare il fulmine", ricorda la Rowe. 

Aveva sperato che il film portasse a una sobria rivalutazione degli attacchi. Rowe non si pente del film e continua a mettere in dubbio gli eventi dell'11 settembre, ma afferma di essere profondamente turbato da ciò che le teorie del complotto sull'11 settembre hanno rivelato sulla natura corrosiva della disinformazione su Internet.

"Guarda dov'è finito: ci sono persone che hanno preso d'assalto il Campidoglio perché credono che le elezioni siano state una frode. Ci sono persone che non verranno vaccinate e muoiono negli ospedali", dice Rowe. "Siamo arrivati ​​al punto in cui le informazioni stanno effettivamente uccidendo le persone".

C'erano, ovviamente, teorie del complotto prima che avvenisse l'11 settembre: l'assassinio di John F. Kennedy, lo sbarco sulla luna, un presunto incidente UFO del 1947 a Roswell, nel New Mexico. 

E l'interesse del paese per le teorie marginali era in aumento prima dell'11 settembre, esemplificato dallo spettacolo degli anni '90 "The X-Files", con i suoi slogan "La verità è là fuori" e "non fidarsi di nessuno". 

Ma è stato l'11 settembre che ha annunciato la nostra attuale era di sospetto e incredulità e ha rivelato la capacità di Internet di catalizzare le teorie del complotto. 

"Le teorie della cospirazione sono sempre state con noi, ed è solo il modo di condividerle che è cambiato", afferma Karen Douglas, professoressa di psicologia all'Università del Kent in Inghilterra che studia perché le persone credono a queste storie. 

"Internet ha reso le teorie del complotto più visibili e facili da condividere che mai. Le persone possono anche trovare molto rapidamente altri che la pensano allo stesso modo, unirsi a gruppi e condividere le proprie opinioni". 

Le teorie della cospirazione sull'attacco e le sue conseguenze hanno anche dato una prima esposizione ad alcune delle stesse persone che spingono bufale e affermazioni infondate su COVID-19, vaccini e le elezioni del 2020, tra cui Alex Jones, l'editore di InfoWars che sostiene Trump, che ha accusato il Stati Uniti di aver pianificato gli attacchi e affermano che la sparatoria di Sandy Hook nel 2012 è stata una bufala. 

Jones è stato un coproduttore della terza edizione di "Loose Change". 

I sondaggi mostrano che la credenza nelle teorie del complotto dell'11 settembre ha raggiunto il picco subito dopo l'attacco, poi si è attenuata. 

Non è sorprendente, secondo Mark Fenster, un professore di giurisprudenza dell'Università della Florida che studia la storia delle teorie del complotto.

Dice che eventi scioccanti e improvvisi spesso generano teorie della cospirazione mentre le persone sono alle prese collettivamente con la loro comprensione. "Un aereo che va a sbattere contro il World Trade Center? Che va a sbattere contro il Pentagono? Sembra roba da film", dice Fenster. "Semplicemente non sembrava un evento reale, ed è quando si verifica un grande evento anomalo come questo che a volte si verificano teorie del complotto". I teorici della cospirazione una volta si affidavano a libri, opuscoli e programmi televisivi a tarda notte per sposare le loro convinzioni. 

Ora usano bacheche come Reddit, pubblicano video su YouTube e conquistano conversioni su Facebook, Twitter o Instagram. 

La prima teoria della cospirazione dell'11 settembre è nata solo poche ore dopo l'attacco, quando un ingegnere informatico americano ha inviato un messaggio via e-mail a un forum su Internet chiedendosi se la distruzione delle torri sembrava una demolizione controllata. 

Vent'anni dopo, una ricerca su YouTube di contenuti relativi all'11 settembre produce milioni di risultati.

Migliaia di video si concentrano su teorie del complotto.

È molto, ma il nonno delle moderne teorie della cospirazione è stato superato dai nuovi arrivati: una ricerca su Google di "teoria della cospirazione dell'11 settembre" trova più di 4 milioni di risultati, mentre una ricerca di "teoria della cospirazione COVID" ne mostra quasi 10 volte tanto. 

Le aziende tecnologiche affermano di fare il possibile per limitare la diffusione di informazioni false sull'11 settembre. YouTube ha aggiunto collegamenti a fonti autorevoli ad alcuni video relativi all'11 settembre. Facebook afferma di aver aggiunto fact check alle bufale virali sull'11 settembre, inclusa quella secondo cui il Pentagono è stato colpito da un missile e non da un aereo.

Le affermazioni fasulle sugli attacchi dell'11 settembre non hanno mai rappresentato la minaccia attribuita alla disinformazione su COVID-19 o alle elezioni statunitensi del 2020. Ma anche i sostenitori delle teorie del complotto sull'11 settembre affermano che le domande su ciò che è accaduto hanno contribuito a creare l'ambiente odierno di sfiducia e ansia

"Il pericolo è che, una volta che hai quella sfiducia nell'autorità e nel governo, la terra è un posto pericoloso in cui stare", dice Matt Campbell, un cittadino britannico il cui fratello è morto nel World Trade Center l'11 settembre. 

Campbell crede che le torri siano crollate dopo una demolizione controllata e sta cercando una nuova inchiesta sulla morte dei suoi fratelli nel Regno Unito

Su larga scala, tale sfiducia alla base di tali convinzioni può diventare pericolosa quando iniziano a dividere una società o quando vengono sfruttate da un leader politico come Donald Trump, afferma Fenster. 

"Di solito succede che le persone che si sentono escluse dal potere sono impegnate in teorie del complotto", dice Fenster. "Quello che è diverso questa volta è che era il partito che era al potere - il partito che aveva la Casa Bianca - che era il principale trasmettitore di teorie cospirative". 

30/08/21

Il Libro del Giorno: "Grande Sertao" di Joao Guimaraes Rosa

 


Da tempo giravo intorno a quello che viene unanimemente considerato il capolavoro probabilmente massimo della letteratura sudamericana, un po' intimorito. 

Il paragone con l'Ulisse di Joyce - di cui Grande Sertao  viene considerato a maglie larghe l'equivalente latino - comportava il misurarsi con una lettura impegnativa. 

Lo è stato. 

Grande Sertao è un libro mirabile ma difficile, nel quale bisogna entrare gradatamente, lasciandosi coinvolgere dal suo flusso narrativo ininterrotto, che si sviluppa nel corso di 500 densissime pagine, nelle quali manca del tutto un qualsiasi riferimento a paragrafi, capitoli o parti.  In cui perfino i capoversi sono assai rari. In cui anche i dialoghi sono quasi sempre inseriti direttamente dentro il  magma del racconto, il quale ha una unica voce recitante in un tempo sospeso e non definito storicamente: quella dell'avventuriero Riobaldo, conosciuto anche come Tataranà nella prima parte del libro e come Urutù Bianco nella seconda parte, il quale si rivolge ad una non definita 'vossignoria', la cui identità fino all'ultima pagina, non verrà mai svelata. 

João Guimarães Rosa, nato nello stato brasiliano del Minas Gerais, nel 1908 e morto a  Rio de Janeiro, nel 1967, lavorò incessantemente a Grande Sertao per un decennio, che costituisce una opera-mondo:  narra la storia di due personaggi Riobaldo, appunto, il narratore, e Reinaldo detto Diadorim.

Diadorim amico d'infanzia di Riobaldo è il figlio di Joca Ramiro, un capobanda di jagunços, avventurieri che si spostano continuamente lungo le immensità del territorio brasiliano, guerreggiando contro bande nemiche, innamorandosi, tra continue avventure e sparatorie. 

Riobaldo tesse la storia della sua vita in un discorso di scoperta e autoconoscenza, scoprendo il mondo del sertão; si rivela come se dicesse il sertão sono io per identificarsi. In queste pericolose traversie, Riobaldo confronta le forze del bene e del male, incorporando nel flusso della memoria il filo della sua vita che non segue un racconto lineare. 

Il rapporto con Diadorim, alter-ego conturbante del protagonista, con i capi sotto i quali gli tocca combattere, quello con Otacilia, una lontana innamorata, con i fazenderos, esasperati dalle tirannie dei capibanda locali, ma soprattutto con il Sertao, vera anima vivente del racconto. Il Sertao, con la sua natura selvaggia e senza freni, con i suoi animali, i silenzi, le imboscate, le piogge torrenziali, il sole che spacca le pietre, è il grande teatro sul quale si agita la vita convulsa e scellerata di Riobaldo, all'insegna della ricerca della propria vera identità.

Un'opera magna e stupefacente che stordisce e lega il lettore pagina dopo pagina, trasportandolo in un mondo surreale e lontano, senza tempo.

Più che a Joyce, in realtà, si pensa spesso a Cervantes. 

Un grande libro, che resta. 

Fabrizio Falconi 


João Guimarães Rosa 

Grande Sertao

Traduttore: Edoardo Bizzarri 

Feltrinelli Universale economica Edizione: 14 Anno edizione: 2017 

Pagine: 499 p., Euro 2017 


18/08/21

Quando Bruce Chatwin viaggiò in Afghanistan e la sua profezia oggi

 


Come tutti sanno, Bruce Chatwin amò soprattutto tre cose nella vita: viaggiare, scrivere, stupire.

I suoi libri, punti di riferimento il cui valore di testimonianza e di scrittura aumenta con il passare degli anni, dalla morte avvenuta troppo precocemente.

Bruce Chatwin, che era un fiero coltivatore dell'arte degli opposti, e che non amava nessun tipo di etichetta, una cosa fu di sicuro e certamente: un grande viaggiatore, intendendo con questo, qualcuno capace di percepire lo spirito dei luoghi e delle persone incontrate che diventano protagonisti dei suoi libri. 

Un titolo meno conosciuto della bibliografia che lo riguarda, è Bruce Chatwin: Viaggio in Afghanistan, volume nato in occasione di una mostra svolta a Bologna nell'autunno del 2000: Bruce Chatwin e il tesoro perduto di Fullol. A Palazzo Poggi furono esposti i disegni, le fotografie, gli appunti dello scrittore raccolti in un viaggio fatto nel 1969 in Afghanistan, in compagnia del gesuita Peter Levi, alla ricerca di resti archeologici che documentassero la presenza greca in questa regione. 




Chatwin, raggiunto poi dalla moglie Elizabeth, attraversò parte del paese, affascinato dagli usi e costumi locali e particolarmente colpito dal tesoro di Fullol, conservato al museo di Kabul e sconosciuto all'Occidente. 

Ma il viaggio rappresentò soprattutto la "scoperta" di una nuova visione dell'esistenza che lo portò a decidere di intraprendere seriamente la professione di scrittore, mantenendo viva e forte la voglia di percorrere le strade del mondo

Stephen Spender lo ricollegò a Lawrence. "Due secoli fa Bruce avrebbe potuto conquistare una vasta porzione di impero e probabilmente sarebbe morto giovane per essere sepolto in Afghanistan. L'Inghilterra non gli piaceva, ma anche questo è molto inglese. Dopotutto l'impero britannico si è fondato su persone che cercavano di allontanarsi dalla Gran Bretagna."

Come scrive oggi L'intellettuale dissidente Chatwin tornò a scrivere dell'Afghanistan, una sorta anzi di Lamento per l’Afghanistan scritto nel 1980, quando l’Armata Rossa era appena entrata a Kabul, dopo aver invaso il paese da lui amato. 

Chatwin in Afghanistan nel 1969


In questo saggio, Chatwin scrive:

“Nel 1962 – sei anni prima che gli hippies lo rovinassero (spingendo gli afghani istruiti tra le braccia dei marxisti)si poteva partire per l’Afghanistan con le stesse aspettative, diciamo, di un Delacroix diretto ad Algeri. Per le strade di Herat si vedevano uomini con vertiginosi turbanti passeggiare mano nella mano, una rosa in bocca e i fucili avvolti in chintz a fiori. 
Nel Badakhshan si poteva fare un pic-nic su tappeti cinesi e ascoltare il canto del bulbul. A Balkh, la Madre delle Città, chiesi a un fachiro la strada per il santuario di Haji Piardeh. ‘Non lo conosco’, mi rispose. ‘Dev’essere stato distrutto da Genghiz’… Non leggeremo più le memorie di Babur nel suo giardino di Istalif, né vedremo il cieco avanzare tra cespugli di rose facendosi guidare dall’olfatto. Non andremo a sederci nella Pace dell’Islam con i mendicanti di Gazor Gah. Non dormiremo nella tenda dei nomadi, né daremo la scalata al minareto di Jam. E avremo perduto i sapori: il pane rustico, caldo e amaro; il tè verde speziato col cardamomo; l’uva che facevamo raffreddare nella neve; e le noci e le more secche che masticavamo per difenderci dal mal di montagna. Né ritroveremo l’aroma dei campi di fagioli, il dolce, resinoso profumo del legno di deodara, o l’afrore di un leopardo delle nevi a quattromila metri. Mai più. Mai più. Mai più”

E' davvero un lamento che oggi, dopo la nuova tragedia afghana, suona ancora più vibrante, e commovente.

Fabrizio Falconi



17/08/21

A Pompei la scoperta di una tomba mummificata è un vero giallo !

 


Una tomba particolarissima, a recinto, con una facciata decorata da piante verdi su fondo blu e una camera per l'inumazione in un periodo in cui nella citta' i corpi degli adulti venivano sempre incenerati. 

Ma anche un'iscrizione marmorea dalla quale arriva la prima conferma che nei teatri della colonia romana, almeno negli ultimi decenni prima dell'eruzione del 79 d.C, si recitava pure in lingua greca.

E' ancora una volta una storia affascinante e piena di mistero quella che arriva dall'ultima straordinaria scoperta del Parco Archeologico di Pompei, riportata alla luce grazie ad una campagna di scavi condotta insieme con l'Universita' Europea di Valencia.

Un ritrovamento sul quale e' al lavoro un team interdisciplinare di esperti e da cui ci si aspetta tantissimo - sottolineano unanimi il direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel e Llorenç Alapont dell'Universita' di Valencia - anche per le condizioni di conservazione del defunto, che appare in parte mummificato, la testa ricoperta di capelli bianchi, un orecchio parzialmente conservato, cosi' come piccole porzioni del tessuto che lo avvolgeva

"Uno degli scheletri meglio conservati della citta' antica", anticipa all'ANSA Zuchtriegel. Di fatto, insomma, una miniera d'oro di dati scientifici. 

"Pompei non smette di stupire, si conferma una storia di riscatto e un modello internazionale", applaude il ministro della cultura Franceschini ringraziando "le tante professionalita' dei beni culturali che con il loro lavoro non smettono di regalare al mondo risultati straordinari che sono motivo di orgoglio per l'Italia".

Costruita subito all'esterno di Porta Sarno, uno degli importanti varchi di accesso alla citta', la tomba, che risale agli ultimi decenni di vita di Pompei appartiene a Marcus Venerius Secundio, un liberto che nella vita era stato prima il custode del Tempio di Venere, un tempio molto importante perche' proprio a Venere i romani avevano intitolato la citta', nonche' minister degli augustali e infine, sicuramente solo dopo la liberazione, anche Augustale, ovvero membro di un collegio di sacerdoti del culto imperiale. 

Un ex schiavo, quindi, che dopo il riscatto aveva raggiunto un certo agio economico, abbastanza da potersi permettere una tomba di livello in un luogo assolutamente di prestigio. 

E tanto da potersi vantare , proprio nell'iscrizione del suo sepolcro, di aver dato "ludi greci e latini per la durata di quattro giorni", cosa che poteva assimilarlo alla classe sociale piu' elevata e piu' colta della cittadina, perche' in quel periodo, spiega Zuchtriegel, nell'area del Mediterraneo "la lingua greca era un po' come oggi per noi l'inglese" , molto diffusa, quindi, ma non alla portata di tutti a Pompei dove comunque le famiglie piu' agiate impazzivano per Omero, Eschilo, Euripide.

Tant'e', i primi esami sul corpo ci dicono che la morte ha colto il nostro uomo gia' anziano, " Doveva avere piu' di 60 anni e non aveva mai svolto lavori particolarmente pesanti", anticipa il direttore. Dati compatibili con le caratteristiche del suo nome, che lo indica come un ex schiavo 'pubblico', uno dei tanti che a Roma o nelle citta' di provincia svolgevano lavori di custodia o amministrativi. 

Ma perche' farsi inumare, scegliendo per se' un rito che veniva usato in epoca molto piu' antica piuttosto che nel mondo greco ma non a Pompei dove, con la sola eccezione dei bambini, i cadaveri venivano cremati? 

Tra le ipotesi possibili, ragiona il direttore generale dei musei statali Massimo Osanna, quella che Marcus Venerius Secundio si sentisse o fosse estraneo al corpo sociale della citta', uno straniero insomma, forse arrivato proprio da qualche altro luogo dell'impero romano o da Roma "dove in quel periodo alcune famiglie continuavano a praticare l'inumazione, cosa che diventera' poi usuale dal secolo successivo"

I misteri non si esauriscono qui: nel recinto della tomba, alle spalle della cella sigillata nella quale era adagiato il corpo di Secundio, sono state trovate due urne, una delle quali in vetro appartiene ad una donna chiamata Novia Amabilis, forse la moglie del defunto, ipotizzano gli archeologi, per la quale si sarebbe usato un rito piu' propriamente pompeiano.

Ma perche' alla signora sarebbe stato riservato un trattamento diverso? Senza contare il giallo della parziale mummificazione del cadavere di Secundio che potrebbe essere dovuta alla perfetta chiusura della camera sepolcrale, certo, ma anche ad una pratica di imbalsamazione: "Potremo capirne di piu' dall'analisi dei tessuti - ci dice Alapont - dalle fonti sappiamo che determinate stoffe come l'asbesto venivano usate per l'imbalsamazione"

Il professore allarga le braccia: "Anche per chi come me si occupa di archeologia funeraria da tempo, la straordinaria ricchezza di dati offerta da questa tomba, dall'iscrizione alle sepolture , ai resti osteologici e alla facciata dipinta, e' un fatto eccezionale, che conferma l'importanza di adottare un approccio interdisciplinare, come l'Universita' di Valencia e il Parco archeologico di Pompei hanno fatto in questo progetto". 

Studi, analisi e nuove ricerche potranno insomma far luce su questo mistero e nello stesso tempo aggiungere tanti altri preziosi tasselli alla storia della citta'. Intanto si studia come includere anche la necropoli di Porta Sarno e la tomba di Secundio nell'itinerario delle visite. "Al momento purtroppo non e' possibile perche' il terreno su cui si trova e' al di la' della ferrovia Circumvesuviana, ma e' solo una questione di tempo - assicura Zuchtriegel- siamo al lavoro su uno studio di fattibilita'"

16/08/21

Uno dei caffè più famosi di Roma, "Il Cigno" di Viale Parioli, in una memorabile scena de "I Mostri" di Dino Risi



Come si sa Roma è sempre stata un set ideale per i film italiani - e non solo - in ogni suo angolo storico o non.

A Roma Nord è celebre il caffè Il Cigno, che sorge su Viale Parioli, poco prima di arrivare a Piazza Ungheria (sul marciapiede di sinistra, salendo). 

Questo caffè ospita una scena di uno dei film più celebri e importanti del cinema italiano degli anni '60, I Mostri, il film che Dino Risi realizzò nel 1963 e che raccontava  "L’Italia bella, quella del boom, l’Italia divertente che non c’è più,"  ma anche l'Italia inguaribile dei suoi vizi atavici,  dei suoi comportamenti anarchici, cinici, spietati.

Un mix insomma di commedia e di amaro: si potrebbe riassumere così il meraviglioso lavoro di Dino Risi, conglomerato di ventidue episodi uno più divertente dell’altro che raccontano i vizi del Bel Paese del Dopoguerra. 

Nell’episodio “L’Educazione Sentimentale”, il protagonista è il mitico Ugo Tognazzi, che vediamo  entrare con suo figlio nel bar Il Cigno di viale Parioli e impartire al povero ragazzino una "lezione di vita" sulla furbizia. 

“Due cappuccini e due paste” – esclama alla cassiere del bar. Subito dopo aver pagato il conto, il figlio piccolo però gli sussurra a bassa voce: “Ma papà ne abbiamo mangiati sei…”.

La scena ambientata nel bellissimo caffè Il Cigno - rimasto praticamente come allora - inizia al minuto 1.02 fino al minuto 1.45 

Fabrizio Falconi 




15/08/21

Ferragosto del 1503 a Roma: la macabra inumazione di Papa Borgia

 


     In una collezione di personaggi famosi maledetti a Roma – intorno ai quali sono sorti racconti di apparizioni post-mortem –  non potevano e non possono mancare i rappresentanti della famiglia Borgia, o meglio Borja come sarebbe più corretto chiamarli visto che Rodrigo de Borja (quarto papa spagnolo della storia) eletto al soglio pontificio col nome di Alessandro VI, apparteneva come lo zio, Callisto III (al secolo Alonso de Borja) ad una potente famiglia originaria di Xàtiva, a 50 chilometri da Valencia.

      Non è certo questa la sede per approfondire i contorni di una vicenda umana e politico/ecclesiastica – quella di Alessandro VI  destinata a segnare, insieme ai figli, Cesare e Lucrezia,  nel bene e nel male – ma soprattutto nel male, anche se oggi non mancano tentativi di riabilitazione del personaggio – la storia della Chiesa di Roma.

      Ci limiteremo quindi a qualche breve cenno, soffermandoci soprattutto sui particolari misteriosi della morte e su quel che avvenne dopo.

      Eletto cardinale giovanissimo, a venticinque anni, grazie ai potenti influssi dello zio, Papa Callisto III, Rodrigo fu eletto papa nella notte tra il 10 e l’11 agosto del 1492 (due mesi esatti prima della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo) , quando aveva già 61 anni.

      All’epoca della sua elezione, Rodrigo era già un personaggio leggendario,  a Roma. Dissoluto e libertino, asservito in ogni modo ai piaceri della carne, il futuro Papa aveva già messo al mondo una schiera di figli, tutti illegittimi, e – cosa ancora più grave per un ecclesiastico, ma certamente non rara all’epoca – si era disinvoltamente prestato alla simonia, cioè alla compravendita di cariche ecclesiastiche e della pratica delle indulgenze e delle assoluzioni.  Queste cattive abitudini peggiorarono, anziché migliorare, una volta ottenuta la nomina papale.  Ebbe altri due figli illegittimi dall’amante, ed esercitò uno spietato nepotismo per garantire ogni sorta di immunità e di potere per il figlio Cesare, detto Il Valentino,  uomo particolarmente avido, violento e senza scrupoli, al quale il padre costruì un regno su misura, permettendogli la conquista di città e signorie in Italia, con l’aiuto perfino del nemico storico del papato, l’imperatore Carlo VIII di Francia.

       In questo modo Rodrigo-Alessandro VI riuscì nell’intento di farsi odiare dal popolo di Roma – arringato dalle piazzate del frate domenicano Girolamo Savonarola, che per la sua pubblica denuncia  finì per essere arso vivo a Firenze nel 1498 -   e dalla corte dei nobili che non vedevano l’ora di sbarazzarsi di un despota di tali dimensioni, sfacciatamente arrogante nella esibizione del lusso e della corruzione, adottata come lingua ufficiale dello Stato, e usata soprattutto per favorire la parte spagnola della corte papale.

      Odio e maldicenza nei confronti del Papa si trasmettevano inevitabilmente anche ai suoi figli, soprattutto a Cesare e a Lucrezia, sul conto della quale – nata a Subiaco nel 1480 dalla relazione clandestina  di Rodrigo con Vannozza Cattanei – cominciò a circolare ogni sorta di leggenda nera, compresa  quella che la vedeva protagonista di vere e proprie orge incestuose, insieme al padre e al fratello.   

      In realtà molti testi recenti hanno riabilitato la figura di Lucrezia, delineando la figura di una donna più vittima degli eventi che realmente depravata: andata in matrimonio a soli tredici anni a un Conte,  e dichiarato il matrimonio nullo, Lucrezia si sposò a diciotto con Alfonso, figlio del re di Napoli. Alfonso fu brutalmente ucciso per ordine di Cesare Borgia, forse geloso della sorella, o forse semplicemente desideroso di utilizzare nuovamente Lucrezia come pedina di scambio per i suoi desideri di conquista: cosa che puntualmente avvenne con un terzo matrimonio, stavolta con Alfonso I d’Este. Il terzo matrimonio fu anche l’ultimo: Lucrezia morì a Ferrara, a soli 39 anni di età, per una febbre infettiva.

      Il grande caos messo in piedi da Alessandro VI, e dalla sua dissoluta famiglia, come si vede, autorizzava pienamente i nemici a tentare di escogitare ogni mezzo possibile per liberarsi del papa-tiranno.

      Ciò che alimentò per molto tempo, e per i secoli a venire – anche se oggi la circostanza è oggetto di forte discussione tra gli storici - la voce che la fine stessa del Papa fosse dovuta ad un avvelenamento. Un avvelenamento che in realtà era stato, secondo il racconto, organizzato dallo stesso Alessandro VI ai danni di un cardinale nemico, durante un convivio, ma che per errore aveva finito per ritorcersi contro lo stesso Papa, e contro il figlio Cesare (miracolosamente sopravvissuto) per un banale scambio di calici.

    Avvelenamento che fosse – o semplice malaria come si sospetta oggi – il Papa cadde malato l’11 agosto del 1503.  L’11 doveva essere il suo numero fatale: l’11 agosto, infatti era stato eletto, 11 agosto il giorno della malattia letale, e 11 anni esatti, dunque, la durata del suo Regno pontificio.

    La malattia del Papa tiranno, come raccontano le cronache dell’epoca, assunse da subito contorni macabri:  vi fu chi affermò recisamente di aver visto distintamente sette dèmoni in guisa di scimmie nere  appollaiate di guardia nel soffitto della camera dove Alessandro moriva, mentre nel delirio invocava proprio il Principe delle Tenebre, il Maligno, affinché – in ossequio al patto maledetto contratto all’epoca della sua elezione -   gli consentisse di regnare ancora per qualche anno, e di sopravvivere alla terribile congestione. L’appello, a quanto pare non venne ascoltato, non solo: i servitori del Papa, i funzionari di curia, perfino le suore che lo accudivano – secondo il racconto del cronachista Jacopo da Volterra – abbandonarono in fretta e furia il papa agonizzante, nel terrore certo che i dèmoni sarebbero presto giunti a impossessarsi dell’anima del defunto. 

      Il corpo di Alessandro VI andò così in fretta incontro ad una spaventosa putrefazione, al punto tale che i falegnami dovettero incassarlo a calci e martellate per come e quanto si era gonfiato, si trattava insomma del « più orribile e mostruoso corpo di defunto mai visto. Un cadavere talmente deforme che non aveva più figura umana » come annotò il diplomatico veneziano Antonio Giustiniani nel suo resoconto ufficiale (1) .

     Ora, se è pur certo che molti di questi particolari furono alimentati necessariamente dall’alone macabro che circondava la figura di Alessandro, resta il fatto che le circostanze della sua inumazione furono particolari, se non altro per il fatto che si svolsero nel caldo torrido di ferragosto: il cadavere del Papa, esposto parzialmente (soltanto i piedi, per l’adorazione dei fedeli) dietro l’inferriata del coro, cominciò ben presto a puzzare orribilmente.  Cosa che consigliò l’immediata inumazione che fu celebrata a mezzanotte (!) nella Rotonda degli Spagnoli (l’antica cappella che fiancheggiava la vecchia Basilica di San Pietro, che venne distrutta nei lavori di riedificazione della Cupola).  

     Narrare le peripezie del sepolcro dei Borgia – di quello di Alessandro che poi divenne anche quello di suo figlio, Cesare – sarebbe impresa ardua: basti dire che per quattro secoli queste spoglie non trovarono mai pace, più volte violate, riassemblate in casse comuni, trasportate da un luogo all’altro fino all’ultima destinazione, la chiesa di Santa Maria di Via Monserrato, alle spalle di Via Giulia, dove furono inumate nel 1881 e dove ancora si trovano, nella prima cappella dal lato dell’Epistola.

      E proprio questo luogo, o meglio questa antica zona di Roma è teatro delle apparizioni del fantasma di Rodrigo de Borja:  per molti anni, le spoglie dei Borgia giacquero nella chiesa del tutto dimenticate, ragione per cui non fu facile mettere in relazione quella misteriosa apparizione di un uomo avvolto da una tunica rossa e dal viso deforme più volte segnalata da terrorizzati passanti che ne riferivano l’incontro a notte fonda nei vicoli intorno a Piazza Farnese,  in Via Giulia o lungo il  Ponte Sisto. 

       Quando dei Borja si ricominciò a parlare -  anche per via della riabilitazione storica che qualche studioso ne tentò, e per l’interesse suscitato dagli spagnoli che vivevano a Roma, e che erano desiderosi di visitare quelle spoglie di cui nemmeno i diretti discendenti (i conti di Gandìa) avevano voluto occuparsi – fu naturale mettere in relazione la leggenda del terrorizzante fantasma che agitava le notti romane con il Papa dissoluto le cui ossa più volte profanate giacevano nella Chiesa di Santa Maria in Monserrato, denominata degli Spagnoli.

       La leggenda nera dei Borja o dei Borgia, non poteva poi coinvolgere anche la bella Lucrezia. Anche il fantasma di colei che aveva soggiogato principi e regnanti, e che così infelicemente si era prestata alle oscure trame famigliari, infatti ha trovato il modo di manifestarsi più volte nella storia:  in particolare un pianto accorato sembra che sia il segnale che del fantasma di Lucrezia Borgia è possibile ascoltare passando sotto il vecchio Forte di Nepi, una cittadina non lontano da Roma, in provincia di Viterbo.  Di Nepi, Lucrezia divenne in vita Signora grazie ad una solenne cerimonia che si svolse nel 1499, e durante le quali le furono affidate le chiavi della città.  Per Lucrezia, il padre Rodrigo fece costruire, alla confluenza di due torrenti, quella grandiosa Rocca, negli appartamenti della quale, la ragazza riuscì a vivere però – insieme allo sposo Alfonso – soltanto per un anno, prima che come abbiamo detto i sicari di Cesare non la resero vedova.

       Ed è nelle sale e nei giardini di questo castello, a quanto pare, che il fantasma di Lucrezia ancora non ha smesso di cercare pace.

 Tratto da: Fabrizio Falconi, I Fantasmi di Roma, Newton Compton, Roma




12/08/21

Quando David Bowie si innamorò della voce di Nina Simone e trasformò "Wild is the Wind" in un capolavoro

 


La grande, impareggiabile Nina Simone dovette aspettare tre anni dall'uscita del suo album di debutto, Little Girl Blue nel 1958, per apparire per la prima volta in una classifica LP negli Stati Uniti  grazie al Live Nina At Newport. 

Dopo essere entrata in classifica con un altro disco dal vivo, Nina Simone In Concert del 1964, fu inserita due volte nella classifica dei migliori album pop di Billboard nello stesso anno seguente, il 1965, con I Put A Spell On You a giugno e con Pastel Blues meno di quattro mesi dopo. 

Il primo di questi album non è entrato nella classifica R&B, che Billboard ha introdotto all'inizio di quell'anno, ma il secondo è diventato una top ten, al n.8. 

Il suo picco al numero 139 sul lato pop sottolinea che il pubblico principale di Simone in quei giorni era nel mercato del rhythm and blues. 

Col senno di poi, il vero shock è notare che Simone non ha mai avuto un altro Top 10 LP nella classifica soul. 

 Tuttavia, altre quattro voci seguirono quel conto alla rovescia per un periodo di 14 mesi, a partire dal 10 settembre 1966, quando Wild Is The Wind oltrepassò la soglia delle migliori 25 posizioni salendo al numero 23. 

L'LP di 11 tracce di Simone, prodotto come al solito dal compositore e arrangiatore newyorkese Hal Mooney, conteneva una delle sue composizioni, il commento sociale tipicamente coraggioso "Four Women". 

Ma l'album prendeva il nome dalla composizione di Dimitri Tiomkin e Ned Washington, che era stata introdotta in una versione nominata all'Oscar da Johnny Mathis, nell'omonimo film del 1957: Wild is the Wind.

David Bowie era tra i tanti devoti della canzone, come ha dimostrato la sua cover contenuta nell'album Station To Station del 1976.

“La sua voce era usata principalmente come strumento” disse in proposito Bowie. 

Quando Simone ha suonato allo Square East di New York a marzo, ha aperto con "Wild Is The Wind", facendo una grande impressione sul suo pubblico, come ha osservò il recensore di Billboard Claude Hall. 

"Era una produzione martellante con un ritmo crescente e un finale crescente", ha scritto. “La sua esibizione al pianoforte è stata grandiosa; la sua voce è stata usata principalmente come strumento, aggiungendo all'effetto totale

Quella canzone inquietante divenne in seguito ben nota, in particolare al pubblico britannico, in una registrazione di successo di Elkie Brooks. Fu registrata anche da Jeff Buckley nel suo album di riferimento del 1994, Grace

 Wild Is The Wind ha raggiunto il n.12 nella classifica R&B e il n.110 nel mercato pop. Negli anni successivi sarebbero arrivati ​​consensi ben maggiori e più diffusi. Grazie anche alla versione live di Bowie per la BBC che resta ancora oggi una pietra miliare e che qui riproponiamo.

Fonte: Paul Sexton per Udiscovermusic.com


11/08/21

Cinema: Apre a Rimini il "Fellini Museum", il polo museale più grande al mondo, dedicato a Fellini

 


Apre a Rimini il Fellini Museum, polo museale diffuso di nuovissima concezione e il piu' grande progetto museale dedicato a Federico Fellini

Le sue porte si apriranno per un lungo weekend di inaugurazione giovedi' 19 agosto, momento inaugurale e spettacolo a partire dalle 20.30, e il 20, 21 e 22 agosto visite guidate gratuite dalle 10 a mezzanotte

Il pubblico, munito di Green Pass, potra' prenotare la visita tramite il sito del museo (fellinimuseum.it). 

Inserito dal Ministero della Cultura tra i grandi progetti nazionali dei beni culturali, il Fellini Museum e' uno spazio in cui innovazione, ricerca e sperimentazione si misurano con la classicita' dell'arte. 

Il Museo verra' presentato dal ministro della Cultura Dario Franceschini in occasione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia martedi' 31 agosto

Considerata la complessita' della sua articolazione su tre siti, con tempi diversi di conclusione - Castel Sismondo, Piazza Malatesta e Palazzo del Fulgor - l'inaugurazione del Museo non si concentra in un unico evento, ma si distribuisce secondo un programma d'iniziative (mostre, concerti, rassegne, convegni, spettacoli) che proseguira' per tutto il 2021

 Il Fellini Museum - spiegano i promotori - non intende interpretare il cinema del regista riminese come opera in se' conclusa, come sacrario o omaggio alla memoria, ma esaltare l'eredita' culturale di uno dei piu' illustri registi della storia del cinema, nato a Rimini nel 1920, e riunisce piu' luoghi del cuore cittadino, "dando vita a un percorso composito di narrazioni che rendono il visitatore protagonista di una esperienza immersiva, in un 'dialogo' tra spazi interni ed esterni in cui la creativita' e l'immaginazione possano contaminare positivamente Rimini e il suo cammino nel presente e nel futuro, come chiave di accesso al mondo del 'tutto si immagina'".

10/08/21

A Capalbio stasera Poesia e Stelle Cadenti !

 


La notte, da sempre fonte di ispirazione per i poeti, ha abitato e abita i versi piu' conosciuti dei nomi piu' celebri italiani da Dante, Ungaretti, Leopardi, Palazzeschi fino ad arrivare al alcuni dei poeti internazionali piu' letti e recitati come Anna Achma'tova, Shakespeare, Rainer Maria Rilke, Hermann Hesse,Nietzsche, Merini, Szymborska, Sanguineti, che si sono sempre interrogati sull'esistenza umana contemplando le stelle. 

Oggi, 10 agosto, la notte di San Lorenzo, a Capalbio, quest'anno e per la prima volta, Capalbio Libri si veste di poesia. 

Romantici, poeti, appassionati di poesia, sono tutti invitati a questo primo esperimento di passeggiata sotto le stelle. 

Capalbio e' uno dei luoghi d`Italia da cui si puo' ammirare ad occhio nudo la via lattea e moltissime costellazioni, grazie alla particolare assenza di luci urbane che inquinerebbero la limpidezza del cielo notturno. 

Se guardare il cielo al buio ed esprimere un desiderio sotto un cielo di stelle cadenti e' da sempre considerata la caratteristica della notte piu' amata dell'estate, dai piu' come dai meno giovani, a Capalbio la grande novita' sara' consegnare questa magia e questa notte alla poesia e a un vero momento di condivisione collettiva: si leggera' insieme, durante un percorso guidato. 

L'appuntamento e' alle ore 21,00 davanti all'Anfiteatro del Leccio (Capalbio, 5 Strada Capalbio Pescia Fiorentina)

Ad attendere il gruppo di iscritti alla passeggiata ci sara' Antonella Di Virgilio, guida ambientale escursionistica specializzata nei sentieri della Maremma. 

Si partira' alle ore 21,30 per essere guidati in un percorso ad anello di circa 5 km, di difficolta' facile/media, con 5 soste, durante le quali verranno lette alcune poesie dedicate alla notte e alle stelle. 

Ad accompagnare questo momento ci saranno Marta Mondelli, Irene Grazioli Fabiani, Eugenio Bellini che leggeranno una selezione delle poesie piu' belle per il gruppo che partecipa alla passeggiata.

Tra gli autori scelti Platone, Federico García Lorca, Hermann Hesse, Dante Merini, Szymborska, Sanguineti

Sara' una passeggiata di due ore, con un gruppo di massimo 25 persone (solo adulti) 

Sara' obbligatorio indossare scarpe da trekking o da ginnastica, pantaloni e abbigliamento a strati. Saranno utili una torcia e dell`acqua. 

Partecipare e' facile: e' sufficiente prenotare la partecipazione con il pagamento di una quota di 25.00€ telefonando al 3494031694 o recandosi alla reception dell`Hotel Valle del buttero che collabora alla realizzazione dell`iniziativa. 

L`iniziativa Passeggiata sotto le stelle e' realizzata da Zigzag, e Capalbio Libri in collaborazione con l`associazione TREKK di Capalbio e l`Hotel Valle del buttero. 

Hanno collaborato all`organizzazione ed all`allestimento del percorso Silvia Franci e Vinia Di Virgilio.

09/08/21

Le anticipazioni del nuovo rapporto ONU sul clima: "innalzamento del livello del mare fenomeno irreversibile in centinaia o migliaia di anni



Sono da tempo convinto che i negatori dei cambiamenti climatici in corso per colpa dell'uomo siano quasi peggio dei no-vax.

E' incredibile che di fronte a quello che accade e sta accadendo tutti i giorni ormai da decenni sotto i nostri occhi ci sia una grandissima quantità di persone totalmente insensibile e impermeabile alla gravità del problema e alla responsabilità dei rapporti umani in un fenomeno che sta mettendo seriamente a rischio la sopravvivenza prossima - molto prossima del pianeta. 

Il rapporto sul clima dell'ONU anticipato oggi è davvero catastrofico. 

Il continuo aumento del livello del mare, è scritto, è uno dei fenomeni dei cambiamenti climatici già in atto, "irreversibili in centinaia o migliaia di anni". Lo affermano gli scienziati del Gruppo di lavoro 1 dell'Ipcc nel rapporto "Cambiamenti climatici 2021 - Le basi fisico-scientifiche", la prima delle tre parti del Sesto Rapporto di Valutazione che sara' completato nel 2022. 

Gli esperti rilevano che il climate change riguarda ogni area della Terra e tutto il sistema climatico. Tuttavia, avvertono, forti e costanti riduzioni di emissioni di Co2 e di altri gas serra limiterebbero i cambiamenti climatici. 

Nel 2019, le concentrazioni atmosferiche di Co2 erano le piu' alte degli ultimi 2 milioni di anni e quelle dei principali gas serra (metano e biossido di azoto) le piu' elevate degli ultimi 800.000 anni; negli ultimi 50 anni la temperatura della Terra e' cresciuta a una velocita' che non ha uguali negli ultimi 2.000 anni; l'aumento medio del livello del mare e' cresciuto a una velocita' mai vista negli ultimi 3000 anni. Il sesto rapporto dell'Ipcc (il gruppo di scienziati esperti in cambiamento climatico) è approvato dai 195 governi dell'Onu. 

08/08/21

200 anni dalla Morte di Napoleone: Tutte le iniziative dell'estate all'Isola d'Elba


Napoleone e l'Elba
. Un rapporto che, oltre due secoli dopo l'esilio dell'imperatore nell'isola dell'Arcipelago toscano, e' ancora forte e indissolubile. 

Bonaparte trascorse all'Elba dieci mesi, dal 3 maggio 1814 al 26 febbraio 1815, ma lascio' un segno indelebile, ancora oggi ben visibile.

E proprio in onore del condottiero corso, di cui quest'anno cadono i 200 anni dalla morte, anche l'isola ha messo in campo un intenso programma di iniziative per festeggiare il Bicentenario

Incontri, visite, concerti, degustazioni, itinerari alla scoperta delle tracce dell'Imperatore che permetteranno - ad adulti, ragazzi e bambini - di immergersi nella storia e rivivere le atmosfere del tempo e che permetteranno di vivere l'Elba anche oltre il mare e le spiagge.

Tra le proposte per celebrare la figura del grande corso spiccano i concerti del Festival Elba Isola Musicale d'Europa (26 agosto-12 settembre), incentrati sulla passione di Napoleone per Haydn di cui saranno riproposti i piu' bei quartetti d'archi; la settimana napoleonica di Procchio (dal 22 al 29 agosto) con il corteo storico, la ricostruzione di un accampamento militare francese ottocentesco, la cena di gala in costume e menu ottocentesco e altro ancora; la Festa dell'Uva (1 ottobre), tradizionale festa di Capoliveri quest'anno tutta dedicata all'Imperatore. 

Ma non mancano iniziative in tutta l'Isola, come mostre, spettacoli, percorsi animati e presentazioni di libri proposti nei Comuni di Marciana, Marciana Marina e Rio (il calendario delle iniziative e' costantemente aggiornato sul sito www.visitelba.info). Per andare alla scoperta dell'Elba napoleonica non si puo' non partire nei luoghi in cui Bonaparte, grande curioso e camminatore, soggiorno': dalla prima residenza Palazzina dei Mulini, fino a quella estiva nell'entroterra, Villa San Martino, che avrebbe dovuto accogliere il nido d'amore da condividere con la moglie Maria Luisa, che pero' non lo raggiunse mai sull'isola. 

Oltre a questi due luoghi di Portoferraio, Bonaparte fece allestire delle stanze anche tra le mura di Forte San Giacomo a Porto Azzurro mentre a Rio, accanto a quella che oggi e' la sede del Museo del Parco Minerario, sorge un'antica villa che fu palazzo governativo e dove Napoleone era solito alloggiare. 

Altra tappa obbligatoria e' la Casetta Drout, al Poggio, dove si trova anche la fonte Napoleone e dove l'imperatore aveva un appoggio.

Gli appassionati di storia non possono mancare la spiaggia delle Viste da cui Napoleone fuggi' il 26 febbraio 1815, cosi' come altri luoghi ricchi di suggestioni e leggende. 

Uno tra tutti: lo scoglio della Paolina, in cui si narra che la sorella dell'Imperatore amasse bagnarsi in totale liberta' lontano da occhi indiscreti (per i collezionisti di cimeli e' stato pensato anche il passaporto napoleonico con 10 tappe: dopo ogni visita si potra' richiedere agli incaricati di ricevere il timbro che attesti il percorso). 

Tra le iniziative in programma quella degli Uffizi diffusi: mostra d'arte a tema napoleonico accolta nella Pinacoteca Foresiana di Portoferraio, che avra' al suo centro una selezione di opere in arrivo dalle Gallerie degli Uffizi, oltre che dipinti da collezioni locali, aperta fino al 10 ottobre

Per ripercorrere le tracce dell'imperatore i piu' sportivi potranno affidarsi alle due ruote, attraverso il Bosco di San Martino o lungo le pendici del Monte Capanne (tutti i percorsi sono esplorabili su https://elbasmartexploring.com/), mentre i piu' epicurei - partendo dalle ricerche dello chef Alvaro Claudi, raccolte nel libro A tavola con l'Imperatore - potranno andare alla scoperta dei gusti di Napoleone, che aveva un'attenzione particolare alla qualita', tanto da creare la prima DOC elbana (e una delle prime in assoluto) riconoscendo il valore del vino Aleatico con il Privilegio dell'Imperatore, un documento che puo' essere considerato una sorta di DOC ante-litteram

07/08/21

Ritrovati in Francia gli archivi perduti di Céline


C'e' chi la ritiene tra le più grandi scoperte letterarie degli ultimi decenni. Sono stati rinvenuti in Francia gli archivi perduti di Louis-Ferdinand Celine, l'autore del 'Viaggio al termine della notte', nato a Courbevoie, vicino Parigi, il 27 maggio 1894 e morto a Meudon il primo di luglio del 1961. 

Una "scoperta straordinaria", fatta di lettere, manoscritti, foto inedite, scrive Le Monde, che oggi rivela la notizia in prima pagina.

Documenti che secondo gli esperti che gli hanno consultati "dovrebbero modificare in profondità la conoscenza dell'opera" del genio letterario francese la cui opera è segnata anche da odiosi scritti antisemiti. 

Si tratta, tra l'altro, di "migliaia di foglietti"; scomparsi nel 1944, precisa il giornale in un lungo articolo intitolato "I tesori ritrovati di Celine". 

La risurrezione degli archivi scomparsi e' "indubbiamente tra le piu' straordinarie scoperte letterarie di questi ultimi decenni", sottolinea Le Monde, precisando che lo 'scopritore' è stato il critico, Jean-Pierre Thibaudat, che ha passato lunghi anni ad identificare e trascrivere queste migliaia di pagine manoscritte che l'autore soleva tenere unite con mollette da bucato. 

Scoperta inverosimile, dunque, almeno quanto le mille peripezie che si celano dietro all'incredibile ritrovamento. Fino all'ultimo giorno della sua vita, Celine, non ha smesso di ripeterlo. 

Nel 1944, mentre aveva preso la fuga insieme agli ultimi collaborazionisti verso la Germania nazista, dei saccheggiatori forzarono la porta del suo appartamento in Rue Girardon, a Montmartre, sottraendo voluminosi manoscritti, in gran parte inediti. 

Tra questi, ha ripetuto piu' volte l'autore, 'Casse-Pipe', un romanzo rimasto incompiuto ed in gran parte autobiografico, che avrebbe dovuto formare una trilogia assieme a 'Viaggio al Termine della Notte' (1932) e 'Morte a credito' (1936). Solo alcune pagine del romanzo sono giunte sino a noi. 

"Non mi hanno lasciato nulla, non un fazzoletto, non una sedia, non un manoscritto...", scrisse Ce'line in 'Da un castello all'altro' (1957). 

Nel 1950, in una lettera all'amico, Pierre Monnier, affermo': "Bisogna dire ovunque che se 'Casse-Pipe' e' incompleto e' perche' gli epuratori hanno buttato tutto (---) 600 pagine di manoscritto, nelle immondizie dell'avenue Junot". 

"Sciacalli", li definiva il medico scrittore, aggiungendo che gli avevano anche sottratto uno importante manoscritto intitolato 'La Volonte' du roi Krogold'. 

Pochi giorni prima della morte, il romanziere scriveva ancora: 'Mi hanno abbastanza preso, svaligiato, mi hanno sottrattutto tutto. Vorrei che mi venisse restituito!". 

Niente da fare, almeno fino ad oggi. Per oltre mezzo secolo, si e' andata cosi' alimentando la leggenda dei manoscritti perduti di Ce'line. La svolta arriva nel novembre 2019, con la morte, a 107 anni, della moglie ed ex ballerina Lucette Destouches. 

Qualche mese dopo, un uomo contatta l'avvocato parigino Emmanuel Pierrat, specializzato nel mondo dell'editoria. Si chiama, Jean-Pierre Thibaudat. 

Critico, autore di numerosi libri di teatro, Thibaudat lavoro' lungamente a Liberation prima di lasciare il giornale nel 2006. Quello che racconta a Le Monde e' stupefacente: 

"Tanti anni fa, un lettore di Liberation mi chiamo' dicendomi che voleva consegnarmi dei documenti. Il giorno dell'appuntamento e' arrivato con enormi sacchi contenenti dei fogli manoscritti. Erano scritti di pugno dal medico scrittore. 

Me li ha consegnati ponendo una sola condizione: non renderli pubblici prima della morte di Lucette Destoutches in quanto, essendo lui di sinistra, non voleva 'arricchire' la vedova dello scrittore". 

Alla domanda su chi fosse il misterioso donatore, lui risponde sorridendo: "Segretezza delle fonti". 

Ha voluto soldi? "Nemmeno un centesimo". Da allora, Thibaudat ha lavorato duro, senza mai parlarne a nessuno, riordinando e trascrivendo quelle pagine, ora in attesa di essere pubblicate e restituite al mondo dopo mille peripezie accuratamente ricostruite da Le Monde. Oltre i tanti scritti, nell'archivio ritrovato di Celine, anche foto della figlia Colette, lettere di donne, la sua corrispondenza con lo scrittore di estrema destra Robert Brasillach nonche' la documentazione antisemita di cui certamente si servì per scrivere i suoi agghiaccianti Pamphlet contro gli ebrei, come un'ombra pesantissima sulla sua esistenza, ancora oggi oggetto di riserve sulla necessità di pubblicarli o meno. 

05/08/21

A Los Angeles una estate in compagnia di Alberto Sordi con l'Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles - 4 film streaming gratis



L'Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles
propone "Un'estate con Alberto Sordi", la proiezione di quattro film del grande attore romano, la cui carriera ha attraversato sette decenni e lo ha fatto affermare come un'icona del cinema italiano nel mondo, sia nella commedia che nel dramma leggero.

Tutti i film saranno proiettati per tre giorni consecutivi. 

Si parte il 6 agosto con 'Un Americano a Roma' per la regia di Steno, la storia di un ragazzo che va pazzo per qualsiasi cosa arrivi dagli Usa. La sua vita e' una parodia del vero stile di vita americano che lui non puo' avere. Il sogno di Nando e' visitare gli Stati Uniti, cosi' sale in cima al Colosseo e minaccia di suicidarsi se l'Ambasciata americana non gli dara' il visto.

A seguire il programma prevede la proiezione il 13 agosto de "I vitelloni", storico film diretto da Federico Fellini che racconta un anno della vita di un gruppo di sfaccendati di un piccolo paese che faticano a trovare un significato alle loro vite. 

Il 20 agosto e' la volta de "Il Moralista" di Giorgio Bianchi, interpretato da Alberto Sordi e Vittorio de Sica, una dura satira contro i sostenitori della morale sessuale tradizionale e gli sfruttatori. 

Il 27 agosto si chiude con "ll Vigile" di Luigi Zampa. 

L'Istituto di cultura propone anche una introduzione online sulla carriera di Sordi curata da Alessandro Ago, Direttore programmazione e progetti speciali presso la USC School of Cinematic Art.



 (ANSA). AU 04-AGO-21 12:21 SXR

04/08/21

Mogol spiega L'Arcobaleno, la canzone "dettata" dall'aldilà da Lucio Battisti



Non tutti probabilmente conoscono la storia della canzone L'Arcobaleno, portata al successo nel 1999 da Adriano Celentano, scritta da Gianni Bella e Mogol.  La riporto qui - nel racconto diretto di Mogol, assai godibile, in un video - non tanto per il valore artistico della canzone (che resta comunque una bella canzone di musica leggera italiana), ma per la storia - piuttosto esoterica - che nasconde e che ha incuriosito migliaia di persone  e non soltanto i fan del compianto Lucio Battisti, genio della musica pop italiana, morto davvero troppo prematuramente, nel 1994 e come si sa era molto amico sia di Adriano Celentano che di Mogol, suo paroliere per interi decenni. 

Qui di seguito il video della canzone:




03/08/21

Assisi celebra così i 20 anni di Patrimonio Mondiale Unesco: visite gratuite nei luoghi di cultura e arte della città


Assisi festeggia i 20 anni di iscrizione alla lista del Patrimionio mondiale dell'Unesco, insieme alla Basilica di San Francesco e agli altri siti francescani, con 11 visite guidate gratuite per conoscere i luoghi simbolo della cultura e dell'arte. 

Oltre alle Basiliche, il calendario di appuntamenti - previsti dal 7 agosto al 19 settembre - coinvolge anche il santuario di San Damiano, la Rocca Maggiore, il Foro Romano, l'Eremo delle Carceri, la Cattedrale di San Rufino, l'Abbazia di San Pietro. 

Gli incontri, a cura dell'Associazione guide turistiche dell'Umbria e CoopCulture con il coordinamento dell'ufficio comunale del Turismo, puntano a far conoscere da vicino il patrimonio Unesco e sensibilizzare sull'importanza della storia e dell'arte di Assisi anche attraverso interventi di intrattenimento, animazione e momenti musicali. 

Il programma degli appuntamenti ha ricevuto il plauso del presidente della commissione nazionale per l'Unesco Franco Bernabe': questi - spiega una nota del Comune - ha ricordato come Assisi, in quanto esempio di eccellenza artistica armoniosamente inserito nel suo contesto naturale e grazie al messaggio di pace e tolleranza diffuso dall'opera e dalla figura di San Francesco, rappresenti fonte d'ispirazione a livello mondiale per l'attuazione degli obiettivi dell'Agenda Onu 2030 sullo sviluppo sostenibile

Per la direttrice del Centro del Patrimonio mondiale dell'Unesco, Mechtild Rössler, "il sito di Assisi e' d'importanza universale non solo per il popolo italiano ma per l'umanita' tutta". 

La stessa direttrice ha anche espresso apprezzamento per l'amministrazione comunale che, con il sindaco Stefania Proietti, ha partecipato alla conferenza globale di giugno scorso sul Patrimonio urbano per il recupero e la resilienza per sviluppare un piano d'azione per la citta' secondo i principi di
democrazia e partecipazione. 




02/08/21

Libro del Giorno: "Helgoland" di Carlo Rovelli

 



Come si sa, Carlo Rovelli è un fisico teorico di fama internazionale, specializzato soprattutto nel campo della gravità quantistica e tra i fondatori della teoria della gravità quantistica a loop

Ma Rovelli negli ultimi anni ha acquistato grande notorietà a causa dei suoi libri, che si occupano anche di storia e filosofia della scienza, dimostrando doti speciali di divulgatore con i suoi saggi che, attraverso un linguaggio semplice e traboccante di meraviglia per i temi indagati, hanno saputo avvicinare molti lettori a questioni scientifiche apparentemente astratte e invece assai concrete e fascinosissime.

A sei anni dal suo maggior successo editoriale, Sette brevi lezioni di fisica (tradotto in 41 lingue, ha venduto più un milione di copie in tutto il mondo), a cui è seguito L’ordine del tempo, Rovelli, nato a Verona il 3 maggio 1956, è tornato a parlare del mondo della fisica, sempre per Adelphi, con  Helgoland

Il titolo del libro si riferisce a Helgoland, spoglia isola nel Mare del Nord, luogo adatto alle idee estreme, dove nel giugno 1925 il ventitreenne Werner Heisenberg ha avviato quella che, secondo non pochi, è stata la più radicale rivoluzione scientifica di ogni tempo: la fisica quantistica

A distanza di quasi un secolo da quei giorni, la teoria dei quanti si è rivelata sempre più gremita di idee sconcertanti e inquietanti (fantasmatiche onde di probabilità, oggetti lontani che sembrano magicamente connessi fra loro, ecc.), ma al tempo stesso capace di innumerevoli conferme sperimentali, che hanno portato a ogni sorta di applicazioni tecnologiche. 

Si può dire che oggi la nostra comprensione del mondo si regga su tale teoria, tuttora profondamente misteriosa. 

In questo libro dunque non solo si ricostruisce, con formidabile limpidezza, l’avventurosa e controversa crescita della teoria dei quanti, rendendo evidenti, anche per chi la ignora, i suoi passaggi cruciali, ma la si inserisce in una nuova visione, dove a un mondo fatto di sostanze si sostituisce un mondo fatto di relazioni, che si rispondono fra loro in un inesauribile gioco di specchi. Visione che induce a esplorare, in una prospettiva stupefacente, questioni fondamentali ancora irrisolte, dalla costituzione della natura a quella di noi stessi, che della natura siamo parte.

Un libro ottimo e fortemente consigliabile, che spinge a riflettere e meditare sul senso e sulla natura della nostra esistenza e della nostra esistenza dentro l'universo. 

Due appunti, da lettore che meriterebbero di essere approfonditi:

1. Mi sembra che R. speculi esageratamente sulla teoria quantistica, quasi dando per scontato che essa sia definitiva. Quando sappiamo bene, e lui per primo, che la scienza non è mai definitiva. Tra 100 anni chissà cosa avremo/avranno scoperto ancora. Questa descrizione della realtà, anzi della non-realtà, che leggendo il libro sembra determinata e chiara è dunque ancora assai incompleta (fra l'altro nessuno sa ancora bene spiegare cosa sia la fisica quantistica e perché funzioni e già dai tempi di Einstein si insegue una "Teoria del tutto" capace di mettere insieme quantistica, relatività, gravitazione). 

2. La sostituzione degli "oggetti" (non reali) con le "relazioni tra forze e campi", come fondative di tutto - universo, mondo, uomo, ecc.. - mi sembra che non sposti minimamente la questione meta-fisica, che Rovelli rigetta: se sono le relazioni e non gli oggetti alla base della realtà o di quella che noi chiamiamo realtà, cosa cambia nella sostanza? Da dove vengono queste relazioni e perché esistono? Perché esistono invece di non esistere? E soprattutto come si fa ad escludere la scoperta futura in grado di confermare le ipotesi attuali della teoria delle Stringhe (la più accreditata), quella del Mondo di Mondi o quella di universi paralleli (fortemente sostenuta da molti astrofisici moderni) dove le leggi fisiche - e dunque anche la quantistica - potrebbero tranquillamente essere totalmente diverse dalle nostre oggi conosciute ?

Fabrizio Falconi


01/08/21

Poesia della Domenica: "La porta che hai chiuso" di Fabrizio Falconi



La porta che hai chiuso


Conoscenza non passa 
dalla porta che hai chiuso, 
dal soffio sahariano 
inesistente al tocco 
brullo di mezzogiorno 
giungono le grida 
dimenticate, i profumi d'escanto, 
i mormorii di paludi annegate, 
i canti dei bimbi senza carne 
che aspettano la sera 
dimenticando il loro nome, 
senza passo né polvere, 
vagheggiano un 
porto di nebbia d'estate, 
mistero risoluto 
nel pensiero 
evaporato 
di una notte. 
Scoloriscono 
come il disco 
sepolto della luna 
in questo mare di lontana quiete. 


Fabrizio Falconi © - 2009