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01/06/21

Richard Gere all'Unione buddhista italiana: "Siamo tutti interconnessi, proteggiamoci gli uni con gli altri"



"Siamo tutti connessi, dobbiamo proteggerci gli uni con gli altri": a dirlo e' Richard Gere

L'attore e' intervenuto, in collegamento dagli Usa, all'iniziativa organizzata dall'Unione buddhista italiana in occasione della tradizionale festivita' del Vesak, festivita' in cui la comunita' buddhista celebra la nascita, l`illuminazione e il trapasso del Buddha. 

L`Unione Buddhista Italiana ha organizzato la tavola rotonda "Impermanenza. La crisi dell'essere, la fragilita' del Pianeta" per riflettere su un nuovo modello di cultura della sostenibilita' e per l`occasione e' intervenuto Richard Gere, grande attivista per i diritti e presidente dell`International Campaign for Tibet.

"Tutto nel mondo e' interconnesso e dobbiamo prendere questa cosa molto seriamente", ha detto Richard Gere, aggiungendo: "Ogni volta che vedo una foto della Terra da lontano penso ai problemi che ci circondano e a tutte le questioni costanti che sembrano piccolissime, se misurate con un universo di interconnessione. Le forze dell`universo sono piu' forti delle forze umane. Dobbiamo pensare piu' in grande e abbracciare in modo genuino tutto lavorando su noi stessi, insieme. Cosi' facendo potremo avere un impatto meraviglioso su questa navicella in cui viviamo"

"Cio' che ha importanza - ha proseguito Gere - e' che siamo qui gli uni per gli altri, gli uni con gli altri. È molto importante coltivare una risposta buddhista alla crisi ecologica. Mi ritrovo molto negli obiettivi del One Earth Sangha che seguono tre traiettorie: un lavoro di advocacy e sostegno alla crisi ecologica, l`educazione e la collaborazione che sono radicate nella pratica buddhista per promuove opportunita' educative, e in ultimo l`ecodharma". 

E "nell`imminente futuro dobbiamo impegnarci nelle azioni ecobuddhiste, proteggendoci gli uni con gli altri, ed essendo luce gli uni per gli altri". Richard Gere nel suo intervento ha anche evidenziato e ringraziato l`Unione buddhista italiana per il supporto a progetti legati all`ambiente e alla societa' e per l`impegno nel coltivare relazioni istituzionali anche a livello europeo. 

03/12/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 48. I giorni del cielo (Days of Heaven) di Terrence Malick (1978)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

100 film da salvare alla fine del mondo: 48.  I giorni del cielo (Days of Heaven) di Terrence Malick, (1978)  



Credo che raramente un Premio Oscar sia stato, nella storia, meritato, come quello vinto da grande Nestor Almendros per la fotografia di questo grande film, nella edizione del 1979.

Il fascino di Days of Heaven, in effetti fu nominato ai Premi Oscar in quattro categorie tecniche, per l'incredibile qualità delle immagini e delle inquadrature, ma oggi ha acquistato pressoché unanimemente presso la critica, un giudizio complessivamente straordinario, se è vero che già nel 1997, il noto critico Roger Ebert lo ha aggiunto alla sua lista di "Grandi Film", descrivendolo come "uno dei più bei film mai realizzati". 

Come è noto, dopo questi primi due film eccezionali - La rabbia giovane (Badlands), uscito cinque anni prima, nel 1973, e Days of Heaven, che non incontrarono sicuramente il successo sperato e l'accoglienza sperata, qualcosa accadde nella mente di Terrence Malick, regista coltissimo e dalla personalità complessa, il quale tornò a girare un altro film soltanto a distanza di 20 anni con un altro capolavoro: La sottile linea rossa

La trama di Days of Heaven è piuttosto semplice: Bill (Richard Gere all'epoca assai giovane), un manovale di Chicago, scappa con la sorella minore Linda e la sua ragazza Abby dopo aver ucciso accidentalmente un uomo

Per evitare le domande della gente Bill e Abby fingono di essere fratello e sorella. 

Dopo un lungo viaggio giungono in Texas dove trovano lavoro come braccianti agricoli in una vasta piantagione di grano. 

Chuck (uno splendido Sam Shepard), il proprietario terriero ha un male incurabile e i medici credono che non gli resti più di un anno di vita, quando s'innamora di Abby e le chiede di sposarlo, Bill la spinge ad accettare la proposta in modo da ereditarne le ricchezze dopo la morte. 

Inaspettatamente la salute del proprietario migliora, Bill vede così il suo piano andare in fumo; Chuck inizia inoltre a sospettare del rapporto tra Bill ed Abby. Tutto ciò comincia a creare tensione nella casa dove vivono insieme. Un giorno il campo viene invaso dalle locuste e nella notte un incendio distrugge tutta la piantagione. Chuck, scoperta la relazione tra Abby e Bill, prende una pistola e affronta Bill, ma Bill lo uccide dandosi poi alla fuga insieme a Abby e Linda. Qualche giorno dopo vengono trovati dalla polizia e Bill muore in una sparatoria. 

Abby porta Linda in un collegio, la saluta e inizia una nuova vita. Linda poi scappa dal collegio e s'incammina lungo i binari del treno insieme ad un'amica conosciuta nella fattoria.

Il film è stato girato in sontuosi paesaggi dell'Alberta, in Canada, è oggi un esempio da manuale, di come il paesaggio e la natura interagiscano nelle storie umane raccontate dal cinema poeticamente ispirato. 

Da vedere e rivedere


I GIORNI DEL CIELO
Days of Heaven
Regia di Terrence Malick 
USA 1978 
con Brooke Adams, Richard Gere, Sam Shepard, Linda Manz, Robert J. Wilke, Jackie Shultis, Stuart Margolin. 
durata 95 minuti. 





28/10/17

Richard Gere legge Calvino a New York ! - VIDEO.


Richard Gere onora Italo Calvino e assume le vesti di 'Biagio' per leggere 'Il barone rampante'. L'attore è stato il protagonista di un evento organizzato alla Casa Italiana Zerilli Marimo' della New York University per presentare la nuova traduzione in inglese a cura di Ann Goldstein (famosa per le traduzioni di Elena Ferrante) del celebre romanzo scritto da Calvino nel 1957 come secondo capitolo della trilogia araldica 'I nostri antenati' e la cui traduzione in inglese e' 'The Baron in the Trees'

La storia e' ambientata nel Settecento ed e' narrata da Biagio, fratello del protagonista, Cosimo Piovasco di Rondo'. Il giovane, rampollo di una famiglia nobile ligure di Ombrosa, all'eta' di dodici anni, in seguito a un litigio con i genitori per un piatto di lumache, si arrampica su un albero del giardino di casa per non scendervi piu' per il resto della vita

"Buonasera" - ha salutato in italiano Gere il pubblico dopo essere entrato accompagnato da Giovanna Calvino, figlia dello scrittore e da Stefano Albertini, direttore dell'istituzione culturale italiana.

Aggiunge poi che avrebbe voluto essere in grado di leggere in italiano, e che e' li per onorare Italo Calvino. Poi si immerge nella lettura.

Durante il dibattito, l'attore ha confessato di essersi imbattuto nel libro anni fa tramite un amico il quale stava scrivendo il copione per un film del regista francese Louis Malle e di esserne rimasto colpito.

"Questo libro - ha spiegato - e' pieno di generosita' di spirito". Poi in merito alla possibilita' di realizzarne un film inscena un siparietto in cui invoca la defunta moglie dello scrittore la traduttrice argentina Esther Judith Singer, detta Chichita.

"Chichita - dice Gere sottolineando che ci prova ogni paio di anni - e' quasi li, dammi un'ultima possibilita'". E rivolgendosi alla platea, "Dite con me, per favore Chichita".

In chiusura il dibattito sul protagonista del romanzo che fugge dalla realta' si e' trasferito quasi naturalmente su argomenti politici e Gere non ha nascosto il suo disagio per l'attuale realta', quella in cui Donald Trump e' presidente degli Stati Uniti. "Dobbiamo lavorare per far si' che quest'uomo non venga rieletto" - ha detto senza mezzi termini.


(ANSA)