E' una bella notizia, quella della elezione di Jorge Mario Bergoglio a 266mo pontefice.
E' una bella notizia anche perché inaspettata. Ieri, quando è comparsa la fumata bianca, alle 19.10 dal comignolo della Sistina, tutti abbiamo pensato che il nome pronunciato dal Protodiacono dalla Loggia delle Benedizioni, sarebbe stato quello del Cardinale Angelo Scola.
Non è stato così. Come è stato ricostruito oggi, Scola NON è entrato in Conclave con 50 voti già acquisiti come qualcuno - Il Corriere della Sera - aveva dichiarato, il giorno stesso dell'apertura della Sistina.
Scola era fermo a 30-35. E probabilmente, anzi sicuramente, nei primi 3 scrutini NON è riuscito ad aggiungere voti. Pesavano e pesano le divisioni degli Italiani e della Curia.
Archiviata la candidatura di Scola, si è guardato oltreoceano. Sono stati soprattutto i porporati statunitensi a lanciare la proposta di Bergoglio. Che ha riscosso l'immediato consenso dei sudamericani, ma anche di africani, asiatici e di una parte degli italiani.
Così, il nome più inaspettato, è quello risultato vincente.
Nessuno aveva pensato a Bergoglio, tra gli addetti ai lavori. Troppo in là con l'età, bruciato nel Conclave precedente dal confronto con Ratzinger, gesuita (e nessun Papa era mai stato gesuita, prima di ieri, nella intiera storia della Chiesa) e unico gesuita in tutto il collegio cardinalizio.
E invece, ogni pronostico è stato smentito.
Bergoglio è una scelta felice. Per diversi motivi. Consiglierei in queste ore di evitare il superficiale e inutile tiro al piccione che sempre si mette in moto ad elezione di Pontefice. Per Ratzinger c'era la sua divisa della Wehrmacht quando aveva 17 anni, per Bergoglio la sua presunta connivenza con il regime dittatoriale argentino. Le cose sono molto più complesse e consiglierei di documentarsi bene.
Ciò che conta davvero è la portata del tutto innovativa di questo Pontificato, che si è percepita già, interamente, ieri, in quei 15 minuti nei quali Bergoglio è apparso per la prima volta con i paramenti papali. Semplicità, umiltà, franchezza. Pochi gesti, però davvero rivoluzionari: un Papa che chiede di essere benedetto dai fedeli prima di impartire la benedizione urbi et orbi ??? Un Papa che piega la testa davanti ai fedeli. Un Papa che resta in silenzio per 32 interminabili secondi, un Papa che recita semplicemente il pater noster insieme ai fedeli. Un Papa che oggi nella prima messa del pontificato, in Cappella Sistina dice: "senza Gesù Cristo, saremmo semplicemente una ONG".
Presto si capirà la portata - per tutti, non soltanto per i credenti - di un Papa come questo, che si è scelto un nome impegnativo, anche se molto, molto semplice, ma che finora nessun erede di Pietro aveva opzionato: Francesco.
Fabrizio Falconi