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15/03/19

100 film da salvare alla fine del mondo: 3. "Barry Lyndon" di Stanley Kubrick (1975)


Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo".  Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti. 

3. "Barry Lyndon" di Stanley Kubrick (1975).

Stanley Kubrick con il suo grande genio, era talmente avanti, che quando Barry Lyndon che aveva interamente scritto e diretto, traendolo da celebre romanzo di William Makepeace Thackeray, uscì nelle sale, il film venne scambiato per un ordinario film in costume, con incassi non cospicui e critiche ovviamente positive ma tutto sommato anch'esse ordinarie.

Con il passare degli anni invece il film è stato continuamente riscoperto, studiato e analizzato, ad esso sono stati dedicati saggi in tutto il mondo e 
oggi è giustamente considerato uno dei migliori film di Kubrick e una delle più grandi opere cinematografiche mai realizzate.

La storia, seguendo fedelmente il romanzo, prende la mosse dal piccolo villaggio irlandese nel quale vive il giovane Redmond Barry che, figlio unico di madre vedova, scapestrato e di bell'aspetto ma con pochi soldi in tasca, s'innamora della cugina, la bella e frivola Nora Brady.

Nel villaggio, qualche settimana più tardi, si ferma un reggimento militare del Regno Unito, che sta reclutando truppe per la guerra dei sette anni. A causa della delusione sentimentale - durante la sosta Nora conosce il capitano John Quin, con cui avvia una relazione - Barry decide di arruolarsi. 

Da lì iniziano le peripezie del protagonista, attraverso la crudelissima guerra, l'improvvisa ricchezza, il morbo del gioco, il circolo degli aristocratici nel quale sembra essere accolto, l'amore passionale, quello paterno, il dolore più grande, la caduta, il duello, la rovina.

Il film fu diviso da Kubrick in due parti, la prima  - Con quali mezzi Redmond Barry acquisì lo stile e il titolo di Barry Lyndon e la seconda - Resoconto delle sventure e dei disastri che accaddero a Barry Lyndon , genialmente separati da un breve intervallo  di 40 secondi di schermo completamente nero.


Il film di Kubrick è una epopea, stilisticamente unica.  Per creare un'opera che fosse massimamente realistica, il regista con la sua proverbiale maniacalità, trasse ispirazione dai più famosi paesaggisti del XVIII secolo per scegliere le ambientazioni dei set. Le riprese vennero effettuate in Inghilterra, Irlanda e Germania. Le scene e i costumi vennero ricavati da quadri, stampe e disegni d'epoca.  È un film fortemente visivo, talmente ricco di immagini e riferimenti estetici (dovute alle vastissime ricerche condotte dall'autore) da farne la più ampia e rigorosa rappresentazione del Settecento che il cinema abbia mai prodotto.

Ma questo non realizzò semplicemente un esercizio calligrafico (per questo fu scambiato dai plenipotenziari grossolani di Hollywood che infatti concessero al film soltanto i premi Oscar alla migliore fotografia (John Alcott), alla migliore scenografia (Ken Adam) e ai migliori costumi (Milena Canonero).

Nulla infatti nel capolavoro di Kubrick ha semplicemente un significato estetico, fine a se stesso.

Come sempre, nella filmografia del grande maestro, la perfezione esteriore mira a una messa a nudo totale bi-direzionale.  Della scena rispetto allo spettatore che osserva, e dello spettatore rispetto alla scena osservata: calato, immerso nella ricostruzione apparentemente asettica di un altrove linguistico, storico-temporale, lo spettatore si libera di ogni pre-giudizio e di ogni pre-visione e si abbandona al quadro morale costituito dalla storia raccontata da Thackeray e re-interpretata e re-inventata da Kubrick.

Ancora una volta, come in Orizzonti di Gloria, come in Spartacus, come in Arancia Meccanica e come in 2001 Odissea nello Spazio (ma l'elenco potrebbe proseguire) l'uomo è solo e nudo e al centro, contro il mistero della creazione, contro le avversità, il destino, il fato, contro gli enigmi della vita e delle pure contraddizioni, sospese tra il Bene e il Male, che costituiscono il teatro entro cui si svolge l'esistenza di ogni uomo e entro cui egli è chiamato conradianamente a scegliere ogni volta, a decidere le proprie fortune e/o la propria rovina. 

Un film grandioso e immortale, che ogni volta stupisce per la sua perfezione esteriore e per la profondità con cui si addentra nel mistero del cuore umano.

Fabrizio Falconi



Barry Lyndon
di Stanley Kubrick
Regno Unito, Stati Uniti, 1975
Durata 184 min
Ryan O'Neal, Marisa Berenson, Patrick Magee, Hardy Krüger.