La chiesa di Santa Francesca Romana e l’impronta del ginocchio di San Pietro
Per la sua posizione scenografica – sul magnifico
prospetto rialzato del Foro Romano, prospiciente il Colosseo e i due archi, di
Costantino e di Tito – la Chiesa di Santa Francesca Romana è una delle più
richieste da sempre, dai romani per matrimoni e cerimonie religiose. Non solo: ogni anno, il 9 marzo, si svolge la
benedizione degli automobilisti che, provenienti da ogni parte di Roma, vengono
qui con la loro vettura.
Le origini della Chiesa sono lontane nel tempo. Fondata nel IX secolo
ricevette il titolo di Santa Maria Nova per
distinguerla dall’altra chiesa dedicata a Maria esistente già nel Foro Romano
con il nome di Santa Maria Antiqua.
La dedica alla Santa romana avvenne molto più tardi alla morte di
Francesca Ponziani, la nobildonna vissuta nel Quattrocento, benefattrice e
fondatrice dell’Ordine religioso delle Oblate Olivetane di Tor de’ Specchi.
Nella chiesa di Santa Francesca Romana si conserva anche una suggestiva
memoria dell’apostolo Pietro, le cui tracce del resto sono abbondanti nella
zona del Foro Romano dove sorgeva il Carcere Mamertino nel quale la tradizione
vuole che Pietro, insieme ad altri cristiani fu rinchiuso dopo il disastroso
incendio del 64 d.C.
In questo luogo – cioè nel Foro – è collocato anche il racconto del duello
tra i due apostoli, Pietro e Paolo e Simon Mago, il misterioso personaggio
citato negli Atti degli Apostoli, il quale secondo alcuni testi apocrifi – gli Atti di Pietro in primis – avrebbe
vissuto a Roma proprio sotto gli imperatori Claudio e Nerone.
Simon Mago, racconta la leggenda, al cospetto dei due apostoli, i più
diretti discepoli di Cristo, li avrebbe pubblicamente sfidati, proprio nel Foro
Romano, levandosi prodigiosamente in volo davanti ai loro occhi sbalorditi.
Per fermare questa magia, prosegue il racconto, i due apostoli si
inginocchiarono invocando a gran voce Dio perché fermassero l’eretico e
l’intervento del Padre non si fece attendere, visto che la magia di Simone si
spense come d’incanto, facendolo precipitare al suolo.
A ricordo di questo episodio, proprio nella Chiesa di Francesca Romana, è
conservata una pietra antichissima sulla quale è possibile osservare le
impronte lasciate dal ginocchio dell’apostolo Pietro.
Per ammirarla bisogna salire le rampe di scale ai lati della cripta e
proprio sulla parete destra del transetto si notano le due pietre protette da
una vecchia inferriata sulle quali vi sono due cavità annerite dalla adorazione
di migliaia di mani che le hanno baciate e toccate nel corso dei secoli. Al di
sopra delle grate si legge una antica iscrizione: In queste pose le ginocchia S. Pietro quando i demonii port(arono)
Simon Mago per aria.
La sua popolarità comunque, specie a partire dal Medioevo, fu grandissima, al punto tale che anche Dante lo inserisce nel diciannovesimo canto della Divina Commedia intitolandogli addirittura l’intero ottavo cerchio dell’Inferno dove sono ospitati proprio i seguaci di Simon Mago, ovvero i simoniaci (coloro che pretendono di comprare con beni preziosi materiali le capacità spirituali), con i celebri versi: O Simon mago, o miseri seguaci/che le cose di Dio, che di bontate/ deon essere spose, e voi rapaci/ per oro e per argento avolterate,/ or convien che per voi suoni la tromba,/però che ne la terza bolgia state. (v.1-6, canto XIX, Inferno).
Tratto da: Fabrizio Falconi, Misteri dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton, 2013