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20/10/20

Roma: La chiesa di Santa Francesca Romana e l’impronta del ginocchio di San Pietro


 La chiesa di Santa Francesca Romana e l’impronta del ginocchio di San Pietro

 

Per la sua posizione scenografica – sul magnifico prospetto rialzato del Foro Romano, prospiciente il Colosseo e i due archi, di Costantino e di Tito – la Chiesa di Santa Francesca Romana è una delle più richieste da sempre, dai romani per matrimoni e cerimonie religiose.  Non solo: ogni anno, il 9 marzo, si svolge la benedizione degli automobilisti che, provenienti da ogni parte di Roma, vengono qui con la loro vettura.

Le origini della Chiesa sono lontane nel tempo. Fondata nel IX secolo ricevette il titolo di Santa Maria Nova per distinguerla dall’altra chiesa dedicata a Maria esistente già nel Foro Romano con il nome di Santa Maria Antiqua.

La dedica alla Santa romana avvenne molto più tardi alla morte di Francesca Ponziani, la nobildonna vissuta nel Quattrocento, benefattrice e fondatrice dell’Ordine religioso delle Oblate Olivetane  di Tor de’ Specchi.

Nella chiesa di Santa Francesca Romana si conserva anche una suggestiva memoria dell’apostolo Pietro, le cui tracce del resto sono abbondanti nella zona del Foro Romano dove sorgeva il Carcere Mamertino nel quale la tradizione vuole che Pietro, insieme ad altri cristiani fu rinchiuso dopo il disastroso incendio del 64 d.C.

In questo luogo – cioè nel Foro – è collocato anche il racconto del duello tra i due apostoli, Pietro e Paolo e Simon Mago, il misterioso personaggio citato negli Atti degli Apostoli, il quale secondo alcuni testi apocrifi – gli Atti di Pietro in primis – avrebbe vissuto a Roma proprio sotto gli imperatori Claudio e Nerone.

Simon Mago, racconta la leggenda, al cospetto dei due apostoli, i più diretti discepoli di Cristo, li avrebbe pubblicamente sfidati, proprio nel Foro Romano, levandosi prodigiosamente in volo davanti ai loro occhi sbalorditi.

Per fermare questa magia, prosegue il racconto, i due apostoli si inginocchiarono invocando a gran voce Dio perché fermassero l’eretico e l’intervento del Padre non si fece attendere, visto che la magia di Simone si spense come d’incanto, facendolo precipitare al suolo.

A ricordo di questo episodio, proprio nella Chiesa di Francesca Romana, è conservata una pietra antichissima sulla quale è possibile osservare le impronte lasciate dal ginocchio dell’apostolo Pietro.

Per ammirarla bisogna salire le rampe di scale ai lati della cripta e proprio sulla parete destra del transetto si notano le due pietre protette da una vecchia inferriata sulle quali vi sono due cavità annerite dalla adorazione di migliaia di mani che le hanno baciate e toccate nel corso dei secoli. Al di sopra delle grate si legge una antica iscrizione: In queste pose le ginocchia S. Pietro quando i demonii port(arono) Simon Mago per aria.


In realtà sulla figura di Simone – e soprattutto sulla sua presenza a Roma –
sono più le leggende che le fonti certe.  Quel che si può dire è che, secondo gli Atti degli Apostoli era originario della Samaria ed era un profeta che si proclamava possessore di doni strabilianti donatigli direttamente da Dio. Queste figure però erano piuttosto numerose, nella Terra Santa nei primi secoli dopo Cristo ed è molto probabile che – come sostiene Ireneo di Lione – Simone fosse semplicemente il fondatore di una eresia gnostica. 

La sua popolarità comunque, specie a partire dal Medioevo, fu grandissima, al punto tale che anche Dante lo inserisce nel diciannovesimo canto della Divina Commedia intitolandogli addirittura l’intero ottavo cerchio dell’Inferno dove sono ospitati proprio i seguaci di Simon Mago, ovvero i simoniaci (coloro che pretendono di comprare con beni preziosi materiali le capacità spirituali),  con i celebri versi:   O Simon mago, o miseri seguaci/che le cose di Dio, che di bontate/ deon essere spose, e voi rapaci/ per oro e per argento avolterate,/ or convien che per voi suoni la tromba,/però che ne la terza bolgia state. (v.1-6, canto XIX, Inferno).

Tratto da: Fabrizio Falconi, Misteri dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton, 2013 


08/11/16

Santa Maria Nova al Foro Romano (Santa Francesca Romana): uno scrigno pieno di tesori.




Per la sua posizione, la Basilica di Santa Maria Nova, detta anche di Santa Francesca Romana, è una delle più famose di Roma, incastonata com'è, in pieno Foro Romano, sulla Via Sacra, tra le rovine del tempio di Venere e Roma. 

Ha, come molte chiese di Roma, una storia nobile e antichissima, essendo stata eretta da Leone IV, nel IX secolo e terminata da Nicolò I con ulteriori abbellimenti dovuti ad Alessandro III nel 1161 (al quale si deve anche lo splendido campanile romanico, a fianco della Chiesa). 

Fu soltanto qualche secolo dopo, nel Seicento, sotto papa Paolo V, che assunse la denominazione popolare di Santa Francesca Romana, in onore della Santa canonizzata nel 1608 e sepolta sotto il presbiterio. Uno dei maggiori santi di Roma: Francesca Ponziani nata nel 1384 e morta il 9 marzo del 1440, religiosa e fondatrice della comunità delle Oblate di Tor de' Specchi.

La magnifica facciata in travertino romano, con la doppia scalinata, il portico a tre arcate, il frontone triangolare e le statue sulla sommità del timpano, si deve a Carlo Lombardi (1554-1620). 

La chiesa è ad una sola, maestosa navata. Ed è particolarmente suggestiva, perché quasi sempre in penombra. 

Anche in questa chiesa c'è la mano di Gianlorenzo Bernini: fu lui infatti a trasformare la confessione, lucente di marmi policromi appartenenti al primitivo edificio di Leone IV, nella tomba di Santa Francesca Romana.

La fronte dell'Arco era ricoperta anticamente da mosaici, di cui oggi sopravvive soltanto quello - stupendo - nel catino, raffigurante la Vergine con il bambino in trono.  

Nel tabernacolo dell'altare maggiore, l'antica immagine di Maria fu trasportata a Roma dalla Terra Santa nel secolo XI da Angelo Frangipane, della celebre famiglia che era proprietaria anche del vicino castello. 

La Chiesa è legata anche alla permanenza di Pietro apostolo a Roma: nella parete destra della crociera, infatti, protette da due inferriate, si conservano due pietre sulle quali, secondo la tradizione, s'inginocchiò San Pietro quando, nella località dove ora è la Chiesa, Simon Mago si levò in volo, episodio riferito negli Atti degli Apostoli (8,9-10)



In Santa Francesca Romana sono conservate anche le spoglie di un papa, Gregorio XI, il pontefice che riportò la sede papale a Roma dopo la pausa avignonese.  Il bassorilievo di Pier Paolo Olivieri (1551-1599) riproduce l'ingresso trionfale del Papa a Roma.

Molti quadri sono presenti nell'antica chiesa, fra questi la Madonna in trono e santi eseguita nel 1524 da Sinibaldo Ibi (1482- 1528), allievo del Perugino, unica opera dell'artista a Roma. 

A parte i suoi tesori, il privilegio forse più prezioso che la Chiesa offre è nella vista che si gode all'uscita della Chiesa, dal piano rialzato del portico di entrata, da cui si può ammirare lo spettacolo dei Fori, di cui il campanile di Santa Francesca è uno dei simboli più famosi.

Fabrizio Falconi - 2016 riproduzione riservata.