30/12/21

Torna in libreria, in una nuova edizione, "I Fantasmi di Roma" di Fabrizio Falconi

 



La storia della città eterna attraverso i suoi misteri, le sue inquietanti presenze, le sue figure spettrali

Lo spirito di Messalina, le ombre che frequentano le catacombe cristiane, i celebri spettri di Beatrice Cenci e Lucrezia Borgia; altri meno conosciuti come la bella Costanza De Cupis, il fantasma dalle mani mozze o l'infelice Emmeline che abitò la splendida Villa Stuart, e poi i fantasmi di Shelley e Keats fino alle ossessioni di Dario Argento: questo libro ripercorre la storia millenaria della città dei papi e degli imperatori da un punto di vista insolito, attraverso i racconti dei suoi fantasmi e delle sue presenze occulte. Ne emerge una Roma dai tratti magici, legata alle religioni e ai riti misterici del passato, alla tradizione etrusca, ai culti orientali, ai primi riti cristiani. Si parte dai fantasmi che si dice infestino i teatri della città antica e imperiale, per passare a quelli creati dai roghi e dai processi della Santa Inquisizione, e arrivare infine ad alcune presenze più vicine a noi: una finestra su una Roma esoterica misteriosa, inquietante e dal fascino sorprendente.

Tra i fantasmi di Roma:

Storia infelice di Berenice, l'amante dell'imperatore Tito, e del suo fantasma
Il Pantheon, monumento esoterico per eccellenza, e i suoi abitanti misteriosi
La notte delle streghe e il fantasma di Salomè al Laterano
Le geometrie di Athanasius Kircher e il suo spaventoso museo del Collegio Romano
Il fantasma di Donna Olimpia Maidalchini, la Pimpaccia, la donna più temuta di Roma
Piazza Vittorio e la porta magica degli alchimisti
Il terribile fantasma di Lorenza, moglie del Conte di Cagliostro
I fantasmi del Museo delle Anime del Purgatorio
Beatrice Cenci, il più famoso fantasma di Roma
I Borgia a Roma, una storia di fantasmi
Costanza de Cupis, la nobildonna dalle mani mozze
Il fantasma della chiesa dei Cappuccini e il racconto gotico di Hawthorne
Shelley e Keats, fantasmi a Roma
I fantasmi di Emmeline e di Lord Allen e Villa Stuart
Il Quartiere Coppedè, set per Dario Argento


Fabrizio Falconi

Nato a Roma, ha scritto i saggi Osama bin Laden. Il terrore dell'Occidente (con Antonello Sette), Dieci luoghi dell'animaIn Hoc vinces (con Bruno Carboniero) e i romanzi Il giorno più bello per incontrarti, Cieli come questoPer dirmi che sei fuoco, Porpora e Nero. Saggi e articoli di argomento storico e archeologico sono apparsi su varie riviste italiane. Con la Newton Compton ha pubblicato I fantasmi di RomaI monumenti esoterici d'ItaliaMisteri e segreti dei rioni e dei quartieri di Roma, Roma esoterica e misteriosa, 501 domande e risposte sulla storia di Roma.


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29/12/21

Libro del Giorno: "E' inutile che io parli" di Ezra Pound

 


La Rapallo cosmopolita e letteraria tra le due guerre, i rapporti con il fascismo, l’instancabile lavoro ai Cantos, gli amici scrittori e filosofi, il pensiero economico, la sua amatissima Italia, la vecchiaia, la Poesia… 

Questo volume, da poco pubblicato dall'editore De Piante è prezioso perché raccoglie le principali interviste rilasciate da Pound e apparse sulla stampa italiana dagli anni Venti agli anni Settanta del Novecento. 

Raccolte per la prima volta in volume, offrono al lettore un ritratto del tutto inedito del poeta americano, non offuscato dalle polemiche, spesso pretestuose, del Dopoguerra. 

Si scoprono così giudizi, ricordi e riflessioni fulminanti di uno dei grandi e controversi protagonisti del secolo scorso: lucido, determinato, consapevole della realtà e soprattutto intenzionato ingenuamente a migliorarla con il suo impegno dalla parte sbagliata della storia

Pound, come è noto, pagò la sua adesione ideologica al fascismo, i suoi strambi proclami lanciati dalla radio italiana, mentre i suoi connazionali americani combattevano sui fronti europei. E pagò duramente, alla fine della guerra, con la cattura, il trasferimento negli Stati Uniti, il processo durante il quale la possibile condanna a morte per tradimento fu tramutata - considerando il soggetto un malato di mente - in reclusione coatta al manicomio di Sant'Elizabeth, dove Pound rimase per 12 anni.

Tornato in Italia, nel 1958, Pound vi rimase fino alla morte avvenuta a Venezia nel 1972 all'età di 87 anni.

Il libro è interessante perché permette di ricostruire l'intero rapporto di Pound  con il nostro paese. Il poeta vi arrivò con spirito esule, disgustato dal potere americano, dopo un periodo londinese e uno parigino. In Italia trovò quella vivacità, quel fervore, quello spirito di cambiamento che cercava e finì per stabilirsi nel golfo del Tigullio, dove soggiornavano molti e grandi intellettuali stranieri, e dove presero a fargli visita giornalisti, poeti, scrittori, giornalisti italiani, attratti dal suo spirito visionario e soprattutto dalla grandezza della sua poesia, da quell'opera - I Cantos - che scrisse in gran parte in Italia e che restano un monumento della poesia di tutti i tempi.

Tra i diversi contributi anche il resoconto fedele, originale, della intervista televisiva che realizzò Pier Paolo Pasolini a casa del poeta, a Venezia. 

L'edizione è curata e ottima, a parte la scelta piuttosto incomprensibile dell'autoritratto di Van Gogh in copertina (forse motivata da una certa somiglianza tra Pound e il pittore fiammingo).

Ezra Pound 

E' inutile che io parli

Curatore: Luca Gallesi 

De Piante Editore, 2021 

Pagine: 240 p., EAN: 9791280362018

Euro: 20,00

23/12/21

Covid-19 e No-Vax - Bellissima lettera di Donatella di Cesare ad Agamben: "Ora dobbiamo salvare te e la filosofia dal tuo complottismo"

Giorgio Agamben

Una dei migliori filosofi italiani, Donatella Di Cesare, scrive e pubblica una bellissima lettera a Giorgio Agamben, che merita davvero di essere letta e divulgata su vaccini, Covid e la deriva complottista seguita da Agamben, Cacciari e altri filosofi italiani

Caro Agamben, ora dobbiamo salvare te e la filosofia dal tuo complottismo di Donatella Di Cesare 

È stato il filosofo più significativo di questi ultimi decenni. Ma da quando ha iniziato a commentare gli eventi legati al coronavirus ha abbracciato il negazionismo. Sarà quindi necessario preservare Agamben da Agamben, il lascito del suo pensiero da questa deriva.

Mentre volge al termine il secondo anno della pandemia planetaria non si può fare a meno di riconoscere, tra i tanti devastanti effetti dell’immane catastrofe, un evento tragico che investe in pieno la filosofia. 

Vorrei chiamarlo il “caso Agamben”, non per oggettualizzare il protagonista, a cui invece mi rivolgo, come scrivendogli una lettera da lontano, bensì per sottolinearne l’importanza. Giorgio Agamben - piaccia o no - è stato ed è il filosofo più significativo di questi ultimi decenni, non solo nello scenario europeo, ma in quello mondiale. Dalle aule universitarie statunitensi ai più periferici gruppi antagonisti latinoamericani il nome di Agamben, per qualche verso anche al di là del filosofo, è diventato l’insegna di un nuovo pensiero critico. 

Per quelli della mia generazione, che hanno vissuto gli anni Settanta, i suoi libri - soprattutto a partire da “Homo sacer. Il potere sovrano e la nuda vita” del 1995 - hanno costituito la possibilità non solo di scrutare il fondo inquietante e autoritario del neoliberismo, ma anche di smascherare la pseudosinistra vincente e annacquata, che oggi si autodefinisce progressismo moderato. Nessuna critica del progresso, un inventario filosofico fermo tutt’al più agli anni Ottanta, una pratica della politica che la riduce a governance amministrativa sotto il dettato dell’economia. 

Sulla scia della migliore tradizione del Novecento - da Foucault ad Arendt, da Benjamin a Heidegger - Agamben ci ha offerto il vocabolario e il repertorio concettuale per tentare di orientarci nel complesso scenario del XXI secolo. Come dimenticare le pagine sul “campo”, che dopo Auschwitz, anziché scomparire, entra a far parte del paesaggio politico, e ancora quelle sulla nuda vita, anzitutto di chi è esposto senza diritti, o sulla democrazia post-totalitaria che mantiene un legame con il passato? 

Tanto più traumatico è quel che accaduto. Nel blog “Una voce”, ospitato sul sito della casa editrice Quodlibet, Agamben ha preso a commentare l’irruzione del coronavirus in termini semigiornalistici. Il primo post del 26 febbraio 2020 era intitolato “L’invenzione di una pandemia”. Oggi suona come una funesta profezia. Allora Agamben non era però il solo a illudersi che il Covid-19 fosse poco meno che un’influenza. Mancavano dati e l’entità del male non si era ancora rivelata. 

Nel mio pessimismo, che mi spingeva a scorgere nei primi segnali l’ingresso di una nuova epoca, mi sentivo circondata da persone che preferivano minimizzare o rimuovere. Durante il lockdown fummo tutti colpiti dalle misure prese per contrastare il virus, tanto indispensabili quanto scioccanti. La vita confinata tra le mura domestiche, consegnata allo schermo, privata degli altri e della polis, ci sembrò quasi insopportabile - fin quando non emerse la sofferenza di chi, senza respiro, lottava per la vita nelle terapie intensive. 

L’immagine dei camion che a Bergamo trasportavano i feretri segnò per tutto il mondo il punto di non ritorno. 

Il virus sovrano, che i regimi sovranisti, da Trump a Bolsonaro, pretendevano o di ignorare grottescamente o di piegare ai propri scopi, si manifestò in tutta la sua terribile potenza. La catastrofe era ingovernabile. E metteva allo scoperto meschinità e inettitudine della politica dei confini chiusi. L’Europa reagì. Per Agamben era tempo di riconoscere a chiare lettere: «Ho commesso un errore interpretativo, perché la pandemia non è un’invenzione». Ma Agamben non ha mai rettificato. 

I suoi post si sono susseguiti fino a luglio 2020 con lo stesso tenore. Mentre la notizia del suo incipiente negazionismo si diffondeva all’estero, leggevo quelle righe imbarazzanti convinta che l’incubo sarebbe presto finito. Così non è stato. I post sono diventati materia di due libri e la “voce” del blog ha continuato a vaticinare raggiungendo il punto più basso con due interventi del luglio 2021 - “Cittadini di seconda classe” e “Tessera verde” - dove il green pass viene paragonato alla stella gialla. 

Un paragone osceno, che ha dato la stura ai peggiori movimenti no vax legittimandoli. Il resto, compresa la “Commissione per il dubbio e la precauzione”, è storia recente. È motivata la preoccupazione per una deriva securitaria. 

La politica della paura, la fobocrazia che governa e sottomette il “noi” instillando il timore per ciò che è fuori, fomentando l’odio per l’altro, è il fenomeno politico attuale che caratterizza le democrazie immunitarie e precede la pandemia. In modi diversi lo hanno denunciato filosofi, sociologi, economisti, politologi. Altrettanto giusto è sostenere che il contesto italiano è sotto questo aspetto un laboratorio politico senza uguali. Tuttavia non si può confondere lo stato d’emergenza con lo stato d’eccezione

Un terremoto, un’alluvione, una pandemia sono un evento inatteso che va fronteggiato nella sua necessità. Lo stato d’eccezione è dettato da una volontà sovrana. Certo l’uno può sconfinare nell’altro e siamo perciò consapevoli sia del pericolo di uno stato d’emergenza istituzionalizzato sia della minaccia rappresentata da quelle misure di controllo e sorveglianza che, una volta inserite, rischiano di diventare incancellabili. È vero: non c’è governo che non possa valersi della pandemia. Manteniamo il sospetto, che è il sale della democrazia. Ma il passo ulteriore, quello della deriva complottistica, non lo compiamo. Perciò non diciamo né che l’epidemia da Covid-19 è un’invenzione né che viene presa a pretesto intenzionalmente, come fa Agamben nell’avvertenza del suo libro: «Se i poteri che governano il mondo hanno deciso di cogliere il pretesto di una pandemia - a questo punto non importa se vera o simulata…».

Personalizzare il potere, renderlo un soggetto con tanto di volontà, attribuirgli un’intenzione, significa avallare una visione complottistica. E vuol dire anche non considerare il ruolo della tecnica, quell’ingranaggio che, come insegna Heidegger, impiega quanti pretenderebbero di impiegarlo. I progettisti diventano i progettati. Non si può oggi non vedere il potere attraverso questo dispositivo. Proprio il virus sovrano ha mostrato tutti i limiti di un potere che gira a vuoto, ingiusto, violento, e tuttavia impotente di fronte al disastro, incapace di affrontare la malattia del mondo

No, non mi associo alla vulgata anticomplottista di quelli che, certi di possedere ragione e verità, riducono un fenomeno complesso a un crampo mentale o a una menzogna. Con tanto più rammarico dico che le cupe insinuazioni di Agamben, le sue dichiarazioni sulla «costruzione di uno scenario fittizio» e sulla «organizzazione integrale del corpo dei cittadini», che rinviano a un nuovo paradigma di biosicurezza e a una sorta di terrore sanitario, lo inscrivono purtroppo nel panorama attuale del complottismo

Com’è noto Agamben si è ritrovato a destra, anzi all’ultradestra, con un seguito di no vax e no pass. Di tanto in tanto si è perfino scagliato contro chi a sinistra difendeva il piano di vaccinazione. 

Non mi risulta, invece, che in questi due anni abbia speso una parola per le rivolte nelle carceri, per gli anziani decimati nelle rsa, per i senzatetto abbandonati nelle città, per quelli rimasti d’un tratto senza lavoro, per i rider, i braccianti e gli invisibili

Mi sarei aspettata dal filosofo che ci ha fatto riflettere sulla “nuda vita” un appello per i migranti che alle frontiere europee vengono brutalizzati, respinti, lasciati morire. 

Anzi, un’iniziativa che, con la sua autorevolezza, avrebbe avuto certo peso. Nulla di ciò. Ci ha costretto spesso a elucubrazioni fuorvianti e soprattutto, prendendo posizioni paradossali, ci ha spinto verso il senso comune. Per quel che mi riguarda forse questo è uno dei maggiori danni, dato che la filosofia richiede radicalità. Ma i danni sono ulteriori e difficilmente stimabili, a partire da un sovrappiù di discredito gettato sulla filosofia. Per noi agambeniani, sopravvissuti a questo trauma, si tratterà di ripensare categorie concetti, termini, alcuni - come “stato d’eccezione” - divenuti quasi ormai grotteschi. 

E sarà necessario salvare Agamben da Agamben, il lascito del suo pensiero da questa deriva. Né si può sorvolare sulla questione politica, dato che viene meno nel modo peggiore uno dei punti decisivi di riferimento per una sinistra che non si arrende né al neoliberismo né alla versione del progressismo moderato. Il cammino sarà impervio.


Donatella Di Cesare




22/12/21

Quali sono le cose per cui vale la pena vivere? Risponde Woody Allen

E' una scena cult, di un film cult. 

Considerato uno dei capolavori di Woody Allen, Manhattan uscì nel 1979 e presentato fuori concorso al 32º Festival di Cannes, ottenne un enorme successo in tutto il mondo. 

Oggi è considerato un classico, al punto che nel 2001 il film è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

Come si ricorderà, il film racconta le vicende di Isaac Davis (lo stesso Allen), autore televisivo di 42 anni che abita a Manhattan e che ha appena divorziato dalla sua seconda moglie, Jill, che l'ha lasciato per un'altra donna, Connie, e che sta scrivendo un libro su quel matrimonio fallimentare. 

A sua volta, Isaac frequenta una ragazza di 17 anni, Tracy, in una relazione che egli immagina breve, a causa della differenza di età e a causa dell'attrazione che prova per Mary, una giornalista divorziata e sofisticata.

Nella scena in questione, Allen è alle prese, da solo in casa sua, con le sue questioni esistenziali, nuove idee da scrivere e soprattutto un bilancio sulla sua vita. 

Ed è così che, utilizzando un registratore, ad un certo punto prende a elencare i motivi, o meglio le cose per cui vale la pena vivere. 

Un gioco che forse ciascuno di noi ha fatto almeno una volta nella vita. 

Ed è interessante riflettere sulle cose scelte da Allen.

Riportiamo per intero il brano del suo monologo sul divano:

Idea per un racconto sulla gente a Manhattan, che si crea costantemente dei problemi veramente inutili e nevrotici perché questo le impedisce di occuparsi dei più insolubili e terrificanti problemi universali. Ah, ehm… Deve essere ottimistico. Perché vale la pena di vivere? È un’ottima domanda. Be’, ci sono certe cose per cui valga la pena di vivere. Ehm… Per esempio… Ehm… Per me… boh, io direi… il vecchio Groucho Marx per dirne una e… Joe DiMaggio e… secondo movimento della sinfonia Jupiter e… Louis Armstrong, l’incisione di Potato Head Blues e… i film svedesi naturalmente… L’educazione sentimentale di Flaubert… Marlon Brando, Frank Sinatra… quelle incredibili… mele e pere dipinte da Cézanne… i granchi da Sam Wo… il viso di Tracy

Dunque ricapitolando. Ecco i must alleniani:

1. Groucho Marx, uno dei più grandi attori e autori comici di sempre e vero feticcio per Allen.

2. Joe Di Maggio (ma qui potrebbe essere un qualsiasi campione sportivo a cui si è legati)

3. Il secondo movimento della Sinfonia Jupiter di Mozart.  (lo puoi ascoltare qui). 

4. Louis Armstrong (e la sua Potato Head Blues, che puoi ascoltare qui). 

5. I film svedesi (si intende ovviamente soprattutto Ingmar Bergman, vero mito per Allen).

6. L'educazione sentimentale, un grandioso, bellissimo romanzo di Flaubert (che puoi acquistare qui). 

7. Marlon Brando.

8. Frank Sinatra.

9. Le mele e pere dipinte da Cézanne (che puoi vedere qui).

10. I granchi di Sam Wo (immaginiamo sia il suo piatto preferito, e qui ciascuno potrebbe scegliere il suo piatto e il suo ristorante).

11. Il viso di Tracy, che nel film ha le fattezze di Mariel Hemingway (e che puoi vedere qui).

Questa dunque la Lista di Woody

Naturalmente, ciascuno di voi può fare la sua. 

Qua sotto la sequenza del film.

Fabrizio Falconi - 2021 


21/12/21

Qual è il libro più incomprensibile mai scritto? Il mistero del Codice Voynich

 


Se si potesse stilare una classifica dei libri più incomprensibili mai scritti, non v'è dubbio che la palma d'oro andrebbe al Manoscritto Voynich

Di che si tratta, esattamente?

Il manoscritto Voynich è un codice illustrato scritto a mano con un sistema di scrittura altrimenti sconosciuto , denominato "voynichese"

La pergamena su cui è scritta è stata datata al carbonio all'inizio del XV secolo (1404-1438) e l'analisi stilistica indica che potrebbe essere stata composta in Italia durante il Rinascimento italiano. 

Le origini, la paternità e lo scopo del manoscritto sono dibattute. 

Sono state suggerite varie ipotesi, inclusa quella che si tratti di uno scritto altrimenti non registrato per un linguaggio naturale o un linguaggio completamente inventato, un codice cifrato, o altra forma di crittografia; o semplicemente una bufala senza senso. 

Il manoscritto è attualmente composto da circa 240 pagine, ma ci sono prove che mancano pagine aggiuntive. Alcune pagine sono fogli pieghevoli di varie dimensioni. 

La maggior parte delle pagine presenta illustrazioni o diagrammi fantastici, alcuni a colori rozzamente, con sezioni del manoscritto che mostrano persone, piante fittizie, simboli astrologici , ecc. 

Il testo è scritto da sinistra a destra. 

Il manoscritto prende il nome da Wilfrid Voynich, un libraio polacco che lo acquistò nel 1912. 


Il manoscritto Voynich è stato studiato da molti crittografi professionisti e dilettanti, inclusi decodificatori americani e britannici della prima e della seconda guerra mondiale

Resta un incredibile rompicapo, visto che il manoscritto non è mai stato decifrato in modo dimostrabile e nessuna delle tante ipotesi proposte negli ultimi cento anni è stata verificata in modo indipendente. 

La cosa certa è che il mistero del suo significato e della sua origine ha eccitato l'immaginario popolare, rendendolo oggetto di studio e speculazione, soprattutto da parte di cultori dell'esoterismo.

20/12/21

Chi rubò il cadavere di Charlie Chaplin, morto nel giorno di Natale del 1977 ?


 

Fu un fatto di cronaca che sconvolse la comunità internazionale e i milioni di fan del grande Charlie Chaplin, uno dei grandi protagonisti assoluti del cinema di tutti i tempi, anzi per molti semplicemente "il cinema". 

Quasi come se volesse considerarsi unico anche nella morte, Chaplin, che era reduce da diversi ictus che lo avevano costretto sulla sedie a rotelle, morì proprio nel giorno del Natale. 

Nell'ottobre 1977, la salute di Chaplin era peggiorata al punto che aveva bisogno di cure costanti. La mattina presto del 25 dicembre 1977, il grande attore e regista morì a casa dopo aver subito un ictus nel sonno, nella sua casa svizzera a Corsier-sur-Vivey. 

Aveva 88 anni. 

Il funerale, secondo le precise volontà dello stesso Chaplin, si tenne il 27 dicembre, nel corso di una piccola e privata cerimonia di rito anglicano. 

Chaplin fu sepolto nel cimitero di Corsier-sur-Vevey. 

La notizia della sua morte commosse il mondo intero. E infiniti furono gli omaggi alla sua arte, provenienti da ogni ambiente, in primis quello del cinema, ben sintetizzati dalle parole del regista René Clair che scrisse: "Era un monumento del cinema, di tutti i paesi e di tutti i tempi... il regalo più bello che il cinema ci abbia mai fatto". 

Chaplin lasciò alla vedova più di 100 milioni di dollari. 

Fu forse questo ad allettare i criminali che, nemmeno tre mesi dopo la morte, il 1 marzo 1978, dissotterrarono e rubarono i resti di Chaplin. 

La tomba di Chaplin scoperchiata con il cadavere trafugato

Qualche giorno più tardi, un misterioso signor Rochat telefona alla famiglia Chaplin e chiede 600mila franchi svizzeri (pari a circa 365mila €) per la restituzione del cadavere. 

La vedova, Oona O' Neill,  rifiuta di trattare con i rapitori: "Mio marito è in cielo e nel mio cuore", dice ai giornali, sprezzanti. 

Tocca allora alla figlia Geraldine - anche lei grande attrice - gestire il rapporto con i profanatori della tomba del padre, attraverso decine di telefonate di trattative. 

La polizia svizzera però in breve riesce a mettersi sulle tracce dei due maldestri estorsori, riuscendo ad identificare la provenienza delle chiamate: arrivano dalle cabine pubbliche di Losanna. 

Così vengono catturati gli autori del rapimento della bara di Chaplin: sono due uomini, il ventiquattrenne polacco Roman Wardas e il bulgaro Gantcho Ganev, 38 anni, di professione meccanico, proprio nella città di vodese. I due balordi avevano letto su un giornale locale del rapimento per riscatto della salma di un facoltoso industriale italiano e avevano deciso di provare il colpaccio con Chaplin,  con l'intenzione di ricavare il denaro necessario per aprire un’autofficina. 

Wardas e Ganev appena catturati dalla polizia svizzera

La coppia viene processata a Vevey: Wardas, la mente del duo, si becca quattro anni e mezzo di carcere, mentre Ganev viene condannato ad undici mesi, ma la pena viene sospesa. 

La bara contenente la salma di Chaplin viene ritrovata in un campo di grano appena fuori Novelle, sul lago di Ginevra, a venti chilometri da Vevey, dove Wardas era di solito a pescare. 

Dopo la rimozione della bara, il contadino proprietario del campo appose sul luogo una croce di legno con un bastone da passaggio con scritto “L’ultimo tributo a Charlot”. 

Il cadavere di Charlie Chaplin fu reinterrato nel cimitero Corsier stavolta in una teca di cemento armato, dove tuttora riposa. 

La tomba di Chaplin nel cimitero di Corsier, accanto a quella della moglie, oggi


Fabrizio Falconi - 2021




19/12/21

E' vero che i cani non possono ammalarsi di Covid? Quel che ne sa la scienza

 


Sento ripetere spesso in giro, dall'inizio della pandemia, che "i cani non possono contrarre il Covid-19". Il riferimento è chiaramente ai cani che vivono in compagnia, nelle case degli uomini, ormai in misura massiccia. 

Secondo gli ultimi dati, i cani in Italia sono 11 milioni e 600 mila, ma il numero si riferisce a quelli registrati alle anagrafi regionali. Secondo le rilevazioni delle Asl locali, i cani nel nostro paese sono invece molti di più: oltre 27 milioni. Cioè circa 1 cane ogni 2 abitanti. 

Ciò fa capire quanto sia rilevante - e assai poco dibattuta sui mezzi di comunicazione - la questione.

La realtà è che - contrariamente a quanto si crede - anche i nostri amici animali possono prendere il Covid. 

"I cani possono contrarre l’infezione da Covid-19. Per la loro sicurezza facciamo attenzione ai comportamenti in casa e fuori, adottando semplici regole di igiene, soprattutto in presenza di casi di positività". E’ la raccomandazione dell’Istituto Superiore di Sanità che rilancia le regole per una corretta gestione di animali domestici in presenza del virus. 

Innanzi tutto l’Iss ricorda che gli animali non contagiano l’uomo: "Allo stato attuale - specifica l’Istituto Superiore di Sanità - non esistono evidenze che gli animali da compagnia svolgano un ruolo epidemiologico nella diffusione all’uomo di Sars-CoV-2. Semmai è vero il contrario. I nostri animali possono contrarre l’infezione attraverso il contatto con persone infette e sviluppare occasionalmente la malattia. Pertanto, occorre adottare misure precauzionali in casa anche per gli animali"

Ecco alcuni consigli dell’Istituto Superiore di Sanità per un accudimento sicuro: lavarsi sempre le mani prima e dopo il contatto con gli animali e dopo aver pulito la cuccia; pulire loro le zampe dopo la passeggiata e prima di rientrare in casa. 

Se si sospetta di avere l’infezione da Covid-19 limitare il contatto col proprio animale e affidarne le cure a un altro membro della famiglia o a un esterno; se non è possibile, usare sempre mascherina e guanti; assicurarsi che il proprio animale stia bene e, in caso contrario, curarlo solo con farmaci prescritti dal veterinario.

Fonte ISS - La Nazione 


18/12/21

Cosa scriveva (e pensava) Pasolini del Natale?

E' noto come per Pasolini l'elemento spirituale del Natale cristiano fosse sostanzialmente e brutalmente tradito nei fondamenti, dalla furia consumistica di cui egli è stato uno dei massimi fustigatori (ante litteram). E' utile rileggere queste poche, fulminanti righe, in cui formula i suoi - molto particolari - auguri di Natale. 

«Tanti auguri ai fabbricanti di regali pagani! Tanti auguri ai carismatici industriali che producono strenne tutte uguali!

Tanti auguri a chi morirà  di rabbia negli ingorghi del traffico e magari cristianamente insulterà  o accoltellerà  chi abbia osato sorpassarlo o abbia osato dare una botta sul didietro della sua santa Seicento!

Tanti auguri a chi crederà  sul serio che l’orgasmo che l’agiterà  – l’ansia di essere presente, di non mancare al rito, di non essere pari al suo dovere di consumatore – sia segno di festa e di gioia!

Gli auguri veri voglio farli a quelli che sono in carcere, qualunque cosa abbiano fatto (eccettuati i soliti fascisti, quei pochi che ci sono); è vero che ci sono in libertà  tanti disgraziati cioè tanti che hanno bisogno di auguri veri tutto l’anno (tutti noi, in fondo, perché siamo proprio delle povere creature brancolanti, con tutta la nostra sicurezza e il nostro sorriso presuntuoso).

Ma scelgo i carcerati per ragioni polemiche, oltre che per una certa simpatia naturale dovuta al fatto che, sapendolo o non sapendolo, volendolo o non volendolo, essi restano gli unici veri contestatori della società. Sono tutti appartenenti alla classe dominata, e i loro giudici sono tutti appartenenti alla classe dominante».

Da Saggi sulla politica e sulla società, di P.P. Pasolini, a cura di Walter Siti e Silvia De Laude, Mondadori, Milano, 1999

15/12/21

Chi era il "guru" che sedusse Carlos Santana e John Mc Laughlin e che fruttò uno degli album più rivoluzionari della musica?

 

I cultori della musica hanno una vera adorazione per Love Devotion Surrender, uno degli album più innovativi della musica contemporanea, pubblicato nel 1973 da due dei più grandi chitarristi di sempre: Carlos Santana e John McLaughlin, con il sostegno delle rispettive band, Santana e The Mahavishnu Orchestra. 

Come si sa, l'album si ispirò direttamente agli insegnamenti di Sri Chinmoy o più esattamente, Chinmoy Kumar Ghose, filosofo, poeta e artista indiano, nato a Boalkhali nel 1931 e morto a New York nel 2007. Maestro spirituale Sri Chinmoy, rifacendosi ad alcune tradizioni hindu, già dagli anni '70 praticò e diffuse in Occidente la meditazione, la recitazione di mantra, la preghiera e la pratica sportiva anche estrema quali vie personali per aspirare all'illuminazione, intesa come realizzazione in Dio.

L'album fu inoltre, un tributo al grande John Coltrane: contiene infatti due composizioni di Coltrane, due canzoni di McLaughlin e una canzone gospel tradizionale arrangiata da Santana e McLaughlin. 

Santana e McLaughlin, all'epoca alla ricerca di nuove vie musicali sperimentali, erano stati discepoli di Sri Chinmoy, e il titolo stesso dell'album riecheggia i concetti di base della filosofia di Chinmoy, che si concentrava su "amore, devozione e resa"

Chinmoy così parlò dell'album e del concetto di resa : Sfortunatamente, in Occidente la resa è fraintesa. Sentiamo che se ci arrendiamo a qualcuno, allora lui lo dominerà su di noi... Ma dal punto di vista spirituale... quando il finito entra nell'Infinito, diventa l'Infinito tutto in una volta. Quando una piccola goccia entra nell'oceano, non possiamo rintracciare la goccia. Diventa il potente oceano. 

Per entrambi i musicisti, l'album arrivò in un momento di transizione spirituale e delle loro carriere, iniziate assai precocemente (Santana si esibì praticamente ventenne sul palco di Woodstock):  Love Devotion & Surrender era una "ricerca molto pubblica del loro sé spirituale". 

Carlos Santana stava passando dal rock al jazz e alla fusion, vivendo un "risveglio spirituale", mentre McLaughlin stava per sperimentare lo scioglimento della Mahavishnu Orchestra dopo essere stato criticato da altri membri della band. 

Santana considerava McLaughlin un maestro musicale e fu proprio McLaughlin a presentare Santana a Sri Chinmoy nel 1971, con il guru che gli conferì il nome "Devadip".

I due iniziarono a suonare e registrare insieme nel 1972. 

Secondo il suo biografo Marc Shapiro, Santana aveva molto imparare da McLaughlin: "Si sedeva per ore, affascinato dai nuovi modi di suonare che McLaughlin gli stava insegnando", e la sua nuova spiritualità ebbe il suo effetto sulla musica: "la sensazione era che la ritrovata fede di Carlos fosse presente in ogni groove ." 

Fu la nascita di un album per molti versi leggendario. 




14/12/21

Libro del Giorno: "Sedurre da dio" di Olga Cirillo

 


Non è soltanto una idea editoriale, come oggi purtroppo chiede tirannicamente il mercato editoriale editoriale: in questo libro c'è molto di più. 

Si tratta di un originale e interessantissimo saggio, scritto da Olga Cirillo, che vive e lavora a Napoli e si occupa principalmente di poesia elegiaca ed è stata cultrice della materia di Letteratura Latina all'Università Federico II, nel quale l'autrice esplora i miti classici, da Era e Afrodite e Apollo, a Giasone e Teseo, a Enea e Odisseo, a Pandora e Elena, fino a Narciso e Eros e Psiche. 

Un viaggio sorprendente attraverso il mito per scoprire quello che la psicologia analitica sa già molto bene, e cioè che le figurazioni antiche descrivono il campo delle emozioni umane - e di conseguenza delle relazioni - meglio di qualunque trattato specifico e con una chiarezza incredibilmente moderna.  Ciò è particolarmente interessante considerando la grande confusione che sembra regnare sopra le relazioni amorose umane, dove tutto sembra o sembrerebbe molto più complesso e complicato rispetto al passato. 

Non è così e il nostro è semplicemente un errore di prospettiva. Le dinamiche amorose infatti rispondono, per linee generali, ma anche nel particulare dei simbolismi, a quanto è descritto nel racconto mitologico dell'età antica.

Il viaggio attraverso la narrazione di alcuni tra i più noti miti erotici del mondo antico percorre i diversi volti della seduzione. Quando il desiderio interviene nella vita, provoca cambiamenti e conflitti, fino a che non si realizza. Nel racconto mitologico, a indurlo è sempre un’influenza divina, quella di Eros o di Afrodite, che contano su uno o più oggetti magici. In qualche caso, essi agiscono insieme, combinando le proprie strategie come complici perfetti, il che, tuttavia, non risparmia loro di soffrire delle stesse pene che riservano alle inconsapevoli vittime.

Nella interpretazione moderna, come insegnano Jung e Hillman, alle entità divine si possono sostituire, con pregnanza di senso, le figure archetipiche che sono alla base dei comportamenti e della storia umani. Figure che vivono dentro ciascuno di noi e che nomi come: "carattere", "destino", "predisposizione", "affinità", definiscono sinteticamente, in mancanza di meglio. Anche perché la natura umana - e l'eros rappresenta la natura umana alla sua massima potenzialità - si muove su basi ancestrali ancora del tutto inesplorate: chi si aspettasse di poter definire la dinamica amorosa in base a mere teorie psicologiche o psicanalitiche o peggio ancora, con motivazioni genetiche o neuronali, non ne capirebbe niente.  

Nell'amore c'è un quid potente che ci continua a sfuggire e che - per fortuna - sconvolge ogni nostro piano e ogni nostra previsione o controllo.

E' di questo quid che parlano - emozionandoci - questi miti, raccontandolo nel modo più sincero, più veritiero possibile.  E di questo quid è fatto quindi anche questo splendido libro.

Fabrizio Falconi 

Olga Cirillo
Sedurre da dio 

13/12/21

Quali sono i 10 libri più venduti di sempre al mondo?



In tempi di classifiche di libri e di classifiche natalizie, è interessante riflettere sul rapporto tra qualità e vendita. 

Oggi il mercato editoriale è così frammentato che è difficile fare valutazioni: basti pensare che in Italia si pubblicano qualcosa come 237 libri AL GIORNO, a fronte di un popolo di lettori piuttosto modesto, rispetto a molti altri paesi occidentali. 

Ogni anno dunque in Italia vengono messi sul mercato 86.505 libri nuovi. Una cifra spaventosa. Con l'evidente conseguenza - basta leggere le classifiche di vendita - che il 99,9% delle uscite librarie si spartisce le vendite del 30% dei libri venduti. Mentre il restante 70% viene invece venduto dalla ristrettissima minoranza (0,01%) di bestseller, o libri da classifica, che si dividono (in pochi) una torta ampia. 

Alla ragione di questo fenomeno ci sono molte e diverse cause su cui si è a lungo riflettuto, senza trovare via d'uscita, anzi: sembra piuttosto che la forbice tra i pochissimi libri "da classifica" e i - moltissimi - libri da poche copie vendute, si sia allargata sempre più.

Un altro dato da considerare però è la grande differenza tra i bestseller moderni e quelli che hanno fatto la storia. Oggi in Italia un libro viene considerato un buon successo quando supera le 10.000 copie vendute. Ottimo e abbondante, oltre le 100.000, traguardo riservato a pochissimi. 

Ma quando di libri (cartacei) se ne leggevano di più - e al contempo, se ne stampavano molti, molti di meno - le cifre erano ben altre.

Quali sono dunque i 10 libri che hanno venduto più copie nel corso della storia?

In certi casi del passato, il numero di copie di alcuni titoli si può solo stimare: come best seller dell'800 sono per esempio spesso citati Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas padre, o Il canto di Natale di Charles Dickens: ma quante copie avranno venduto? Impossibile saperlo.

Secondo il Guinness dei Primati - esso stesso uno dei volumi più venduti di sempre, 115 milioni di copie dalla prima edizione del 1955 - il libro più venduto di tutti i tempi è La Bibbia, con 5 miliardi di copie. Considerando che i cristiani nel mondo sono circa 2 miliardi e 400 milioni, vuol dire che ce ne sono due copie per ognuno. Agli antipodi, Le citazioni dalle opere del presidente Mao Tse Tung, meglio conosciuto come Libretto Rosso di Mao: stime variabili in un ampio range tra gli 800 milioni e i 6 miliardi e mezzo di copie stampate: ha però dalla sua il paese più popolato del mondo, e il carattere obbligatorio della pubblicazione. 

Ma escludendo subito da questa classifica i libri religiosi o ideologici e anche le pubblicazioni periodiche e costantemente aggiornate, come i dizionari e i manuali, ecco i libri più venduti di ogni tempo

1. Il Signore degli Anelli di  J.R.R. Tolkien. Per la saga di Tolkien ambientata nella Terra di mezzo, 150 milioni di copie in tutto il mondo dal 1954

2. L'alchimista di Paolo Coelho. A metà strada tra il racconto fantastico e l'iniziazione spirituale, il libro più venduto del bestsellerista brasiliano Paulo Coelho ha stregato 150 milioni di persone, dalla prima edizione del 1988. 

3. Il Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupéry. Ancora oggi il capolavoro per grandi e piccoli scritto nel 1943, è in cima alle classifiche dei libri più venduti di ogni anno. 140 milioni di copie stimate, finora.

4. Harry Potter di J. K. Rowling. Il primo libro della saga del maghetto è anche il più venduto di tutti: 120 milioni di copie worldwide dalla prima uscita del 1997. I capitoli successivi hanno stracciato altri tipi di record: Harry Potter e i doni della morte, per esempio, è stato il libro che ha venduto più copie nelle prime 24 ore dall'uscita (15 milioni) e quello con il maggior numero di stampe in prima tiratura negli USA (12 milioni). 

5. Il Maestro e Margherita di Michael Bulgakov. Il capolavoro di Bulgakov mette d'accordo sia il pubblico che la critica: grandi numeri e letteratura di qualità. Satira politica e invenzione fantastica, profondità psicologica e realismo, c'è tutto. Scritto tra gli anni 20 e gli anni 40 in Unione Sovietica, ma pubblicato ufficialmente solo nel 1967 dopo la morte dell'autore, è comunque circolato molto anche come samizdat, copia clandestina. Stime di vendita attorno ai 100 milioni di copie

6. Alice nel Paese delle Meraviglia, scritto nel 1865 da Lewis Carroll, è un libro unico, divertente e terribile. Quasi incredibile che sia diventato un classico, con 100 milioni di copie vendute, ma ce lo teniamo stretto. 

7. Dieci piccoli indiani. Il più famoso giallo della regina incontrastata del genere: Agata Christie ne ha scritti tantissimi, e tanti sono noti bestseller. Ma questo del 1939, che forse è il più riuscito, è anche il più venduto, sempre sopra i 100 milioni

8.  Il sogno della Camera Rossa, di Ts'ao Hsüeh-ch'in. Ecco un titolo che non dirà molto a noi occidentali, ma questo libro del 1700 ha venduto e continua a vendere migliaia di copie, in Cina e non solo. Capolavoro della letteratura orientale, ma in generale uno dei libri più importanti dell'intera storia della letteratura. 

9. Piccoli Brividi. Se consideriamo le serie, ancora una volta è Harry Potter a fare da padrone, con 500 milioni di copie vendute in totale. Ma è seguito a ruota da Piccoli brividi, il format horror per ragazzi creato da R. L. Stine a partire dal 1992: 62 libri per 480 milioni di copie, questo è il primo in assoluto. 

10. Perry Mason. Notissimo investigatore delle serie TV, in realtà ispirato al personaggio letterario di Erle Stanley Gardner: 82 romanzi e 4 racconti in quarant'anni, dal 1933 al 1973, per più di 300 milioni di copie totali.

10/12/21

Qual è l'ultima foto scattata in assoluto che ritrae John Lennon e Paul Mc Cartney insieme?

 


La docu-serie Get back! di Peter Jackson realizzata per Disney+ che sta spopolando in tutto il mondo, ha riportato d'attualità il mito dei Beatles (del resto mai offuscato) e la loro travagliata storia artistica, durata dieci anni, che ha cambiato per sempre il mondo della musica. 

Rivedendo le immagini delle sessioni di registrazione del gennaio del 1969, precedenti di poco la separazione definitiva, viene da chiedersi quando vi furono gli ultimi contatti ufficiali tra i due leader del gruppo, John Lennon e Paul Mc Cartney: in particolare quale fu l'ultima volta che si videro, l'ultima volta che suonarono insieme, quale è l'ultima fotografia che li ritrae insieme.

Come è noto, i Beatles si separarono ufficialmente nell'aprile del 1970, anche se John era ormai già emotivamente lontano da tempo dal gruppo e non ne risentì minimamente.

I contatti fra Lennon e Mc Cartney si esaurirono definitivamente. 

E si rividero per la prima volta, dopo ben 4 anni. 

Lennon, insieme a Yoko Ono, cominciò a trascorrere molto più tempo negli Stati Uniti, che in Europa, impegnato nella sua attività solista. A New York c'era la sede della ABKCO Records, con l'ufficio di Allen Klein, che già dal 1970 gestiva gli interessi della Apple Records e di tre ex Beatles: Lennon, George Harrison, e Ringo Starr.


In questo periodo alla Pang, fu chiesto di aiutare Lennon e sua moglie Yoko Ono a curare i loro progetti artistici d'avanguardia, come i film sperimentali Up Your Legs Forever e Fly.

Successivamente divenne la segretaria personale e factotum della coppia sia a New York che in Inghilterra, il che la portò a diventare una collaboratrice fissa dei coniugi Lennon quando si trasferirono definitivamente da Londra a New York nel 1971.

Quando il rapporto di John con Yoko entrò in crisi, Lennon cadde in una profonda depressione, ma fu proprio la Pang che gli diede il coraggio necessario per affrontare i familiari (soprattutto il primo figlio Julian con il quale c'erano stati sempre rapporti molto complicati, difficili) e gli amici. 

E proprio durante il periodo della love story tra Lennon e May Pang, che durò 18 mesi, Paul McCartney e Lennon si incontrarono nuovamente per suonare insieme per la prima volta dalla separazione dei Beatles. 

Paul e Linda McCartney visitarono la coppia il 28 marzo 1974

Il 31 marzo, furono raggiunti da Stevie Wonder, Harry Nilsson, Jesse Ed Davis e Bobby Keys per una jam session rimasta leggendaria presso la casa al mare che Lennon aveva a Santa Monica, Los Angeles. 

Di queste estemporanee sessioni è rimasta testimonianza in un celebre bootleg (A Toot and a Snore in '74).

In questa occasione furono scattate le ultime foto che ritraggono Paul Mc Cartney insieme (quella che ho pubblicato in testa si ritiene sia l'ultima in assoluto di loro due vicini). 

Le foto vennero pubblicate molti anni dopo, nel 2008, da May Pang, nel libro fotografico Instamatic Karma.

In esso sono presenti numerose fotografie di May Pang e Lennon insieme e anche qualche scatto storicamente rilevante come Lennon mentre firma l'atto ufficiale di dissoluzione dei Beatles, e l'ultima fotografia conosciuta che ritrae insieme Lennon e Paul McCartney.

Questa, nel 1974, fu certamente l'ultima volta che Lennon suonò con Paul McCartney (quattro anni dopo lo scioglimento dei Beatles). 

Ma questa fu anche l'ultima volta in cui i due si videro? 

Secondo quanto affermato da Lennon in un'intervista rilasciata poco prima di morire, nel 1980, l'ultima volta che i due si videro fu due anni dopo, nel 1976, quando Paul si presentò improvvisamente a casa sua. 

In quell'occasione, mentre guardavano il Saturday Night Live alla televisione, il presentatore della trasmissione invitò in studio gli ex componenti dei Beatles in cambio di una somma di denaro. 

I due furono tentati di presentarsi allo studio, posto nelle vicinanze della casa di Lennon, ma desistettero per la stanchezza. 

Questo leggendario, ma vero, episodio è stato anche preso come spunto nel film Due di noi di Michael Lindsay-Hogg (già regista di Let It Be).

In quella occasione però, non furono scattate foto (o comunque non sono mai state rese note).
La fotografia scattata da Mary Pang, quindi, è a tutt'oggi l'ultima foto esistente che ritrae Paul Mc Cartney e John Lennon insieme. 


09/12/21

Quando Natalia Ginzburg, atea e ebrea disse: "Il crocefisso non genera nessuna discriminazione."


Oltre 30 anni fa Natalia Ginzburg, ebrea atea, scrisse per L’Unità un articolo sul crocefisso che merita, oggi - tempi in cui spopolano politically correct e cancel culture - di essere riletto.


Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. 
Tace. 
È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea di uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente. 
La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo
Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo?
Sono quasi duemila anni che diciamo “prima di Cristo” e “dopo Cristo”. 
O vogliamo smettere di dire così?
Il crocifisso è simbolo del dolore umano. 
La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, è il segno della solitudine nella morte. 
Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo.
Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. 
Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo.
Si dirà che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c’è immagine. 
È vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. 
Come mai li rappresenta tutti? 
Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini.
Gesù Cristo ha portato la croce. A tutti noi è accaduto di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. 
A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perché troppo forte e da troppi secoli è impressa l’idea della croce nel nostro pensiero. 
Alcune parole di Cristo le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente.
Ha detto “ama il prossimo come te stesso”. 
Erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. 
Sono la chiave di tutto. 
Il crocifisso fa parte della storia del mondo.

Pubblicato sul quotidiano L’Unità del 22 marzo 1988

06/12/21

Il celebre incidente che rischiò di spezzare la carriera e la vita di Stephen King nel '99. Cosa accadde esattamente?

 


E' un incidente ormai quasi leggendario quello che rischiò di spezzare per sempre la carriera e la vita di Stephen King, uno degli autori più letti e più amati al mondo. 

Ma cosa accadde esattamente, quel giorno? 

Il 19 giugno 1999, verso le 16:30, Stephen King stava camminando sul ciglio della Maine State Route 5, a Lovell, nello stato del Maine. 

L'autista Bryan Edwin Smith, distratto da un cane sfrenato che si muoveva nel retro del suo minivan, colpì King, che atterrò in una depressione nel terreno a circa 14 piedi (quattro metri) dal marciapiede della Route 5. 

I primi rapporti all'epoca dal vicesceriffo della contea di Oxford Matt Baker, affermarono che King fu colpito alle spalle e alcuni testimoni affermarono che l'autista non stava accelerando, non guidava in modo spericolato e non stava bevendo. 

Tuttavia, Smith fu successivamente arrestato e accusato di guida pericolosa e aggressione aggravata

Smith all'epoca si dichiarò colpevole dell'accusa minore di guida pericolosa e fu condannato a sei mesi nel carcere della contea (pena sospesa) e gli fu sospesa la patente di guida per un anno. 

Nel suo libro Sulla scrittura, King afferma che si stava dirigendo a nord, camminando contro il traffico. 

Poco prima che avvenisse l'incidente, una donna a bordo di un'auto, anche lei in direzione nord, ha superato prima King e poi il furgone Dodge azzurro

Il furgone stava zigzagando da un lato all'altro della strada e la donna ha detto al suo passeggero che sperava "quel tizio nel furgone non lo colpisse". 

Appena colpito e soccorso, King fu abbastanza cosciente dal riuscire a dare alla polizia i numeri di telefono per contattare la sua famiglia, ma soffriva notevolmente. 

Fu trasportato al Northern Cumberland Hospital di Bridgton e poi trasportato in aeroambulanza al Central Maine Medical Center (CMMC) di Lewiston. 

Le sue ferite - un polmone destro collassato, fratture multiple della gamba destra, lacerazione del cuoio capelluto e un'anca rotta - lo hanno tenuto al CMMC fino al 9 luglio

Le sue ossa delle gambe erano così frantumate che i medici inizialmente hanno pensato di amputargli la gamba, ma hanno stabilizzato le ossa della gamba con fissatore esterno, come si vede nella foto in apertura, relativa alla convalescenza dello scrittore.  

Dopo cinque operazioni in 10 giorni e la terapia fisica, King riprese a lavorare su On Writing a luglio, anche se la sua anca era ancora in frantumi e poteva stare seduto solo per circa 40 minuti prima che il dolore diventasse insopportabile. 

Su disposizione dello stesso scrittore, l'avvocato di King e altri due soci acquistarono il furgone di Smith per 1.500 dollari, secondo quanto riferito per impedire che fosse rivenduto come reperto su eBay. 

Il furgone è stato poi schiacciato in una discarica, con disappunto di King, poiché aveva fantasticato di romperlo lui personalmente con l'uso di una mazza da baseball.