Howard Carter al lavoro sulla tomba di Tutankhamon appena scoperta
E' passato un secolo dalla scoperta, a Luxor, della tomba di Tutankhamon e del suo tesoro immenso, ma il fascino del faraone bambino resta intatto.
Reso
eterno dalla sua splendida maschera d'oro e lapislazzuli.
Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino,
ripercorre i momenti salienti di quella scoperta e il suo posto
di primo piano nella storia dell'archeologia.
"Era il 4 novembre 1922 - ricorda Greco - quando l'archeologo
Howard Carter, nel suo diario, scrive 'Ho trovato i gradini di
una nuova tomba'. Quei gradini conducevano a una porta ancora
sigillata con il nome di Tutankhamon. Voglio, però, subito
sfatare un mito. La tomba non fu trovata intatta, ma aveva
subito due furti. Carter notò che c'era confusione, mancavano
unguenti, cosmetici, gioielli".
Greco sottolinea che quando la tomba viene ritrovata e' appena
finita la Grande Guerra, che ha sconvolto il mondo e ha visto
tanti giovani morire.
"E' la tomba che appartiene a un ragazzo,
perché Tutankhamon morì probabilmente intorno ai 18 anni e
questo nella mente di molti forse richiama alla memoria quei
giovani morti durante la Grande Guerra. In secondo luogo
rappresenta tutto quello che ci aspettiamo da una scoperta
archeologica: trovare in una camera nascosta sotto terra, in
Egitto, preservata dopo i due furti, i resti e la cultura
materiale di un faraone, i gioielli, la maschera, i sarcofagi
dorati. L'idea di trovare dei tesori. E' l'elemento negativo di
questa scoperta: tutti pensano che archeologia significhi
trovare la maschera di Tutankhamon, e non pensano che significa
togliere livelli di stratificazione del terreno per ricostruire
la nostra memoria".
Il direttore del Museo Egizio lo definisce "il primo scavo
mediatico".
"Subito i giornalisti si affollano, vogliono avere
notizie. Lord Carnarvon - racconta - fa un'esclusiva con il
Times creando il malcontento tra gli altri giornalisti,
soprattutto tra quelli egiziani. Non fu una scelta lungimirante
dare i diritti a un giornale straniero, in un momento in cui in
Egitto c'era la volonta' di rendersi indipendenti dai poteri
coloniali europei. Come se noi trovassimo la tomba di Augusto
intatta e i diritti venissero dati a un giornale straniero".
Greco torna poi sulla cosiddetta "maledizione di
Tutankhamon". "Sfatiamo un mito. Non esiste, e' stata creata
forse per aggiungere mistero al mistero. Il Medical Journal nel
2002 ha fatto un'analisi della vita media di coloro che
lavoravano alla tomba, vissero di piu'. Quindi porta bene".
Greco sottolinea anche un altro aspetto: "Il British Museum
ha pubblicato una foto della regina Elisabetta II che guarda la
maschera di Tutankhamon, scattata per la grande mostra del 1972.
Ce n'e' anche una degli anni '60 di Jacqueline Kennedy che guarda
la stessa maschera. Il sovrano bambino che non ha mai incontrato
i potenti li incontra oggi. Il suo nome e' diventato icononico,
molto piu' di quanto lo sia stato durante il suo regno".
Nell'anniversario della scoperta il Museo Egizio di Torino
ospita un'installazione dell'artista egiziana Sarah Sallam, che
da' voce a Tutankhamon. "Ci fa ragionare su un concetto che ci
siamo dimenticati: che questo e' un sepolcro, il luogo del riposo
eterno di Tutankhamon. Noi lo abbiamo portato alla luce, il suo
corpo e' stato sbendato, sottoposto ad analisi. Abbiamo
interrotto il suo riposo eterno".