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30/07/20

Naufragio nel 1712: il mare della Sardegna restituisce un incredibile tesoro di monete d'oro




Un eccezionale ritrovamento di monete antiche nei fondali del Golfo di Orosei e' stato possibile grazie alla segnalazione di un subacqueo tedesco, che la scorsa estate aveva rinvenuto i primi 11 reperti. 

Grazie alla collaborazione tra i carabinieri del comando provinciale di Nuoro - a cui l'uomo aveva segnalato il caso - e dei nuclei Tutela patrimonio culturale e subacquei di Cagliari, al termine di una campagna di prospezioni archeologiche marine durata tutta l'estate scorsa, sono stati rinvenute 46 monete antiche di cui 27 in oro di conio spagnolo risalenti al periodo XVI-XVIII secolo, 3 in oro di conio francese (presumibilmente Luigi XV), 2 piemontesi del XVII sec. e 14 in argento di conio spagnolo del XVII sec.; 3 frammenti ceramici di anfore, un frammento di ceramica decorata con smalti ed un frammento di metallo, tutti di presunta epoca romana. E' stato individuato inoltre un timone di grosse dimensioni, di quasi 5 metri attribuibile ad una nave spagnola del XVII secolo. 

"Si tratta di uno dei ritrovamenti piu' importanti nel Mediterraneo - ha spiegato il dirigente della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Sassari e Nuoro Bruno Billeci, nel corso di una conferenza stampa nella sede del comando provinciale dei carabinieri di Nuoro -. L'ipotesi piu' plausibile è che le monete siano finite in acqua in seguito a un naufragio di una media imbarcazione che trasportava una riserva aurea, a ridosso del 1712, visto che alcune monete conservavano un filo di conio di quell'anno

Abbiamo condotto l'attivita' di controllo con i funzionari e tecnici responsabili di archeologia subacquea e le monete ritrovate sono variamente datate dal 1556 al 1712. Molte sono in stato di conservazione ottimale altre sono fortemente degradate e sono in corso di restauro nel nostro centro di Li Punti. La maggior parte delle monete sono spagnole". 

04/07/20

Spuntano dai fondali di Ventotene resti di una nave romana del VI secolo avanti Cristo




Nel mese di giugno 2020, a largo dell'isola di Ventotene, a seguito di una segnalazione effettuata da un esperto subacqueo del posto circa la possibile presenza di evidenze archeologiche su quel fondale marino, i militari del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Roma e del Nucleo Carabinieri Subacquei di Roma, hanno individuato ad una profondita' di circa 40 metri, un'ancora in pietra di forma ovale (lunghezza 60 cm) proveniente da una nave risalente al periodo compreso tra il VI e il IV sec. a.C.; un ceppo di ancora in piombo (lunghezza 65 cm) e una contromarra in piombo (lunghezza 47 cm), gia' facenti parte della medesima ancora in legno non conservatasi, verosimilmente appartenente ad una nave romana risalente al periodo compreso tra il III sec. a.C. ed il I-II sec. d.C.; un ceppo di ancora in piombo (lunghezza 51 cm) interessato da processi di ossidazione e corrosione, saldato ad un'ancora di "tipo ammiragliato" in ferro con barra mobile (lunghezza 1,5 m) ed un'ancora di minori dimensioni, tutte verosimilmente appartenenti al medesimo relitto di nave romana di epoca imperiale (I-II sec. d.C.).

E poi un'ancora di "tipo ammiragliato" in ferro (lunghezza 4 m) proveniente da relitto moderno; un'ancora di "tipo rampino" (lunghezza 3 m) proveniente da relitto moderno; un'ancora in pietra di forma ovale (lunghezza 60 cm) proveniente da una nave risalente al periodo compreso tra il VI e il IV sec. a.C. 

Un ceppo di ancora in piombo (lunghezza 65 cm) e contromarra in piombo (lunghezza 47 cm), gia' facenti parte della medesima ancora in legno non conservatasi, verosimilmente appartenente ad una nave romana risalente al periodo compreso tra il III sec. a.C. ed il I-II sec. d.C.. E infine un'ancora "tipo rampino" in ferro (lunghezza 3 m) proveniente da relitto moderno. 

La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone Latina e Rieti, attraverso il suo Servizio di tutela subacquea, ha stabilito di valorizzare il contesto archeologico in situ, secondo le recenti indicazioni UNESCO in merito al patrimonio culturale subacqueo 



19/10/17

Archeologia: nuove eccezionali scoperte sulla Battaglia delle Egadi, del 241 a.C.




Nuove importanti scoperte sono venute alla luce nell'area della "battaglia delle Egadi" che concluse nel 241 avanti Cristo la prima guerra punica. 

Nell'ambito di una campagna di ricerche, sono stati recuperati numerosi relitti delle navi cartaginesi e romane che si affrontarono con gravi perdite da una parte e dall'altra. 

Le fonti storiche parlano dell'affondamento di 80 navi e della morte di centinaia di soldati. Alla fine dello scontro i romani riuscirono a catturare 70 imbarcazioni nemiche e a fare quasi diecimila prigionieri. 


Le nuove ricerche sono state condotte dalla Soprintendenza del mare, diretta da Sebastiano Tusa, e dalla Gue (Global Underwater Explorer) con immersioni esplorative a una profondita' tra i 70 e i 100 metri non solo nell'area che fu teatro della celebre battaglia ma anche sulla probabile zona di ancoraggio della flotta romana a ridosso dell'Isola di Levanzo. 

I risultati della campagna, annunciati come eccezionali, saranno presentati domani in Sovrintendenza. 



16/08/17

45 anni fa venivano ritrovati i Bronzi di Riace - un mistero che continua.

Quarantacinque anni di ipotesi e ricerche. Un mistero che non ha smesso di affascinare studiosi, esperti, visitatori di ogni parte del mondo: sono i Bronzi di Riace, simbolo identitario di Reggio Calabria e del Museo Archeologico Nazionale, diretto da Carmelo Malacrino, scoperti la mattina del 16 agosto 1972.

Fu il sub Stefano Mariottini ad avvistare le due statue a 300 metri dalla costa di Riace e ad 8 di profondita'


Il sub contatto' il soprintendente dell'epoca, Giuseppe Foti, per le operazioni di recupero che avvennero il 21 agosto

Il primo a riemergere fu il "Bronzo B" poi il "Bronzo A", successivamente rinominate "il vecchio" e il "giovane"



Alte rispettivamente 1,98 e 1,97 metri, dagli originari 400 kg, oggi il peso e' ridotto a circa 160 kg, in virtu' della rimozione della terra di fusione operata dagli esperti.

Realizzate attorno alla meta' V secolo a.C., con una differenza di circa un trentennio l'una dall'altra, le due statue, ricorda in una nota il Museo archeologico, presentano stilemi dorici, tipici del Peloponneso o dell'occidente greco


Cio' che resta incerta e' la loro identificazione: divinita' o guerrieri o forse ancora gli sfortunati figli del re Laio, Eteocle e Polinice, del noto ciclo tebano. 

Dal loro ritrovamento e' rimasto il mistero sull'imbarcazione che le trasportava, il cui relitto non e' stato mai trovato. Mistero che resta su altri reperti significativi. Questioni che hanno alimentato ed alimentano tuttora teorie che lasciano aperti molti spazi interpretativi sulla loro storia. 

Dopo un primo intervento conservativo effettuato dalla Soprintendenza di Reggio Calabria, i Bronzi furono trasferiti a Firenze dove, tra il 1975 e il 1980, subirono una lunga operazione di restauro a cura dell'Opificio delle Pietre Dure con due obiettivi: la pulizia e la conservazione delle patine esterne e il tentativo di svuotamento della terra di fusione dall'interno delle statue. 

Gli esami su questo materiale, condotti a Roma all'Istituto centrale del restauro, ne confermarono la provenienza dalla Grecia, piu' precisamente dal Peloponneso. 

Gli interventi continuarono nel laboratorio del Museo di Reggio dal 1992 al 1995. Con la chiusura del Museo per i lavori di ristrutturazione, nel 2008, le statue furono trasferite in un laboratorio appositamente allestito nella sede del Consiglio regionale, dove sono stati ospitati dal 2010 al 2013. 

 La prima esposizione al pubblico fu fatta dal 15 dicembre del 1980 al 24 giugno del 1981 al Museo archeologico di Firenze. Per volere del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, le due statue vennero poi esposte al Quirinale, dal 29 giugno al 12 luglio del 1981

Riportati a Reggio e disposti su un primo sistema di protezione antisismico, dopo i tre anni di sosta a Palazzo Campanella, i Bronzi, con un suggestivo trasferimento notturno, rientrarono al Museo e qui sono collocati su basi di sicurezza targate Enea, protettive anche contro terremoti di forte intensita'. 

 Oggi i Bronzi di Riace sono ospitati, in una sala dedicata,nel livello D dell'esposizione permanente del MArRC, restituito alla citta' nella sua completezza il 30 aprile del 2016. 

fonte: Alessandro Sgherri per ANSA

26/01/17

Riemerge dall'acqua, ritrovata da un Sub, una statua del IV secolo a.C.




E' stato un tennista professionista di Martina Franca, Luca Dinoi, a trovare ieri pomeriggio nei fondali al largo di capo San Vito, a Taranto, una statuetta di circa 80 centimetri, di probabile eta' ellenistica, raffigurante una donna che si deterge il piede e che rappresenta probabilmente Afrodite, ottimamente conservata.

E' quanto, nel corso di una conferenza stampa, ha rivelato il sindaco di Taranto Ippazio Stefano, che ha preso in custodia temporanea il reperto e che, contrariamente a quanto egli stesso aveva riferito in un primo momento ai giornalisti, ha precisato che la statuetta non e' stata trovata tra i resti di un relitto navale greco. 

 Il sub ha precisato di aver intravisto anche un vaso e quindi andranno fatte ulteriori ricerche nella zona

Dinoi, secondo da quanto lui stesso riferito ai giornalisti, era in immersione a circa 15 metri di profondita' quando ha poggiato il gomito sul fondale e ha sentito una superficie ruvida. 

Scavando ha poi recuperato la statuetta, l'ha ripulita e portata a casa. In un primo momento aveva pensato di "tenerla in salotto", ma poi suo padre gli ha detto che probabilmente si trattava di un reperto da museo e a quel punto, tramite uno zio avvocato, hanno deciso di contattare un consigliere comunale, loro conoscente, Aldo Renna, che a sua volta ha informato il sindaco.

 La statuetta e' stata consegnata al primo cittadino, che ha subito chiamato la Soprintendenza e il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Bari, a cui sara' affidato il reperto per i successivi accertamenti.

 Secondo un'archeologa a cui il sindaco si e' rivolto, la statuetta potrebbe risalire al IV secolo avanti Cristo. Reperti simili si troverebbero al parco archeologico di Saturo.