Era l'ultimo dei suoi romanzi che mi mancava, l'unico che non avevo mai letto e l'ultimo che ha scritto, a 85 anni.
Ravelstein è atipico nella struttura, per chi conosce B.: sembra cominciare senza un vero inizio e finire senza una vera fine. Ma lo schema dei personaggi è quello di Humboldt.
Il maestro qui è il filosofo (ebreo e omosessuale) Ravelstein, venerato dai suoi allievi, modellato da Bellow addosso alla vera figura di Allan Bloom (1930-1962), amico personale di B., figura di riferimento del mondo accademico e filosofico americano, cui nel 1987 arrise un imprevisto e stratosferico successo di vendite e di notorietà con un saggio intitolato "La chiusura della mente americana" (che ora forse bisognerebbe rileggere) e che morì di Aids nel 1962.
L'allievo è sempre Bellow, come era il Charles Citrine di Humboldt e anche il "Chick" di questo romanzo. Amico di Ravelstein, anche se più grande d'età, Chick assiste alla malattia e alla morte del Maestro, raccogliendone i pensieri e gli umori, le intuizioni e i dubbi di fronte alla morte.
Il libro è così diviso in due: nella prima parte il protagonista è Ravelstein - un personaggio carismatico ma che non suscita simpatia - e la sua dipartita. Nel secondo il protagonista è Chick, cui l'amico ha chiesto di scrivere - dopo la sua morte - una biografia obiettiva, sincera.
Ma prima di accingersi a farlo, Chick, durante una vacanza ai Caraibi con la giovane moglie, ingerisce, attraverso un pesce al ristorante, una terribile tossina, la "cingua" che lo riduce in fin di vita, causandogli notevoli danni cerebrali.
E' quanto è successo veramente a Bellow poco prima della scrittura di questo suo ultimo romanzo, uscito nel 2000.
Pur avvertendo, come può fare un lettore che conosca bene questo immenso scrittore, un certo affanno descrittivo - lo si nota soprattutto nella ripetizione di alcuni passi, cose già dette più o meno nello stesso modo che ritornano nelle 260 pagine - il romanzo è bellissimo e umanamente toccante, forse anche perché può essere letto come una sorta di testamento (il tema dominante è la morte). La filosofia, l'etica, la politica, la storia, il movimento del cosmo e quello dell'individuo che vede il mondo come attraverso uno specchio, anche qui combinano - insieme al flusso narrativo in prima persona di Chick - l'affresco della singolare vicenda che interessa ogni vita umana, specie quella auto-interrogante.
L'enorme lascito letterario di Bellow un giorno verrà forse pienamente riscoperto. Ora l'america è impegnata in una serrata gara autodistruttiva e non è interessata e riscoprire le sue fonti spirituali umani e letterarie. Quel tempo però, forse un giorno verrà. E si capirà che Saul Bellow era (anche) stato, come tutti i grandi artisti, un chiaro-veggente mai del tutto sopraffatto dalla realistica amarezza, mai (neanche prima della morte) vinto dalla rinuncia alla contemplazione della bellezza e della (irragionevole) speranza.