Luigi Attardi (conosciuto con lo pseudonimo di Nail Chiodo) era (ed è) un amico poeta ed è morto in Svizzera pochi mesi fa, a 62 anni, il 31 ottobre 2014, dopo aver scoperto nella primavera 2014 di avere una malattia terminale.
Laureato in Filosofia a Yale Nel 1974, Attardi negli ultimi anni si era dedicato esclusivamente alla scrittura di versi in lingua inglese e alla sua agenzia professionale di Traduzione Internazionale Lyrical Traduzioni.
Il Suo addio alla vita è stato particolarmente toccante. Prima di partire per la Svizzera, senza che nessuno ne avesse notizia, ha scritto una Lettera d'addio in versi (Rambling Poem-Finale Poem), spedita per posta a poeti, amici e conoscenti.
Gli amici l'hanno ricevuta senza rendersi conto, nella maggior parte dei casi, che Luigi aveva già deciso di non esserci più.
Ieri, presso le Edizioni Empiria - la Libreria di via Baccina 79 a Roma, si sono ritrovati gli amici di una vita: Carlo Bordini, Justin Bradshaw, Francesco Dalessandro, Frédéric Dévé, Marco Fabiano, Giuseppe Gandini in occasione della pubblicazione - proprio per Empiria - della Poesia finale di Attardi. La pubblico qui nella versione in Italiano e in Inglese.
Poesia errabonda
in forma di lettera d’addio
a parenti, amici e conoscenti
a parenti, amici e conoscenti
Non
bisogna stupirsi, osservò Ludwig,
quando qualcuno che non ha la chiave
per entrare nel testo di un autore
non ha nemmeno i mezzi per capire
ciò che quello vorrebbe preservare
da un’attenzione importuna e indiscreta.
La metrica può invogliare alla lettura
o scoraggiare: chi non ne è convinto
non potrà penetrare questi versi.
La privacy permessa dalle regole formali,
che impedisce un esame maldisposto,
è un vantaggio e un’opportunità
per la poesia di raggiungere lo scopo.
quando qualcuno che non ha la chiave
per entrare nel testo di un autore
non ha nemmeno i mezzi per capire
ciò che quello vorrebbe preservare
da un’attenzione importuna e indiscreta.
La metrica può invogliare alla lettura
o scoraggiare: chi non ne è convinto
non potrà penetrare questi versi.
La privacy permessa dalle regole formali,
che impedisce un esame maldisposto,
è un vantaggio e un’opportunità
per la poesia di raggiungere lo scopo.
Prendete
per esempio questo testo:
grazie a rime ed a ritmi un po’ incerti,
poche sillabe appena e perderà interesse
per esteti irriducibili e per inveterati
prosafondai. Il suo valore dipende
dall’effetto che avrà, non sulla gente
tarda a capire, ma sulla ristretta
minoranza convinta che c’è sempre
qualcosa d’importante e nuovo da imparare,
qualcosa che scopriamo solo grazie
al divagare dei pensieri e una poesia
errabonda dal principio alla fine
è il miglior modo per cominciare a farlo.
grazie a rime ed a ritmi un po’ incerti,
poche sillabe appena e perderà interesse
per esteti irriducibili e per inveterati
prosafondai. Il suo valore dipende
dall’effetto che avrà, non sulla gente
tarda a capire, ma sulla ristretta
minoranza convinta che c’è sempre
qualcosa d’importante e nuovo da imparare,
qualcosa che scopriamo solo grazie
al divagare dei pensieri e una poesia
errabonda dal principio alla fine
è il miglior modo per cominciare a farlo.
Io
mi sono ammalato ed incontrerò presto
il mio creatore. Grazie al loro metro
rilassato, confido che i miei versi
parlino con franchezza in piena libertà,
senza avere timore che chi ascolta
non sia affatto d’accordo con il loro
spirito, e affido alla carta riflessioni
che spero interessanti e utili per chi
presterà loro il tempo e l’attenzione –
«… e intanto cercherò di non stonare».
il mio creatore. Grazie al loro metro
rilassato, confido che i miei versi
parlino con franchezza in piena libertà,
senza avere timore che chi ascolta
non sia affatto d’accordo con il loro
spirito, e affido alla carta riflessioni
che spero interessanti e utili per chi
presterà loro il tempo e l’attenzione –
«… e intanto cercherò di non stonare».
«Cari
parenti, amici e conoscenti»,
così comincia questa che è una lettera
di addio a chi ricordo e di me si ricorda:
una poesia che svela i miei pensieri
e sentimenti in merito alla mia dipartita;
e che – seppur di dubbia qualità
poetica – soddisfi qualche curiosità.
così comincia questa che è una lettera
di addio a chi ricordo e di me si ricorda:
una poesia che svela i miei pensieri
e sentimenti in merito alla mia dipartita;
e che – seppur di dubbia qualità
poetica – soddisfi qualche curiosità.
«Vi
scrivo in piedi, una postura nuova
che è meno dolorosa per me che star seduto.
Ma non voglio addentrarmi nell’eziologia
della mia malattia, basti sapere che
colpisce le ossa, è in fase terminale
e si addice a un poeta che da tempo
ha iniziato a studiare i vari aspetti
che dal principio può assumere il dolore.
che è meno dolorosa per me che star seduto.
Ma non voglio addentrarmi nell’eziologia
della mia malattia, basti sapere che
colpisce le ossa, è in fase terminale
e si addice a un poeta che da tempo
ha iniziato a studiare i vari aspetti
che dal principio può assumere il dolore.
«Tranne
un attacco di encefalite acuta
(tra i più strazianti mezzi di tortura
naturali, come avere una vite ficcata
nel cranio) avuto da bambino e per fortuna
prontamente curato dai dottori,
non ricordo altri dolori nei sessantadue
anni di una vita generosa.
Gran parte dei tormenti patiti fino a cinque
mesi fa erano di natura spirituale.
Più o meno tutti quelli nati da conflitti
interiori li ho trattati e trascritti.
E qui è bene finire la mia triste lezione
con quello che i recenti avvenimenti
m’hanno insegnato sull’intensità
che può raggiungere il dolore.
(tra i più strazianti mezzi di tortura
naturali, come avere una vite ficcata
nel cranio) avuto da bambino e per fortuna
prontamente curato dai dottori,
non ricordo altri dolori nei sessantadue
anni di una vita generosa.
Gran parte dei tormenti patiti fino a cinque
mesi fa erano di natura spirituale.
Più o meno tutti quelli nati da conflitti
interiori li ho trattati e trascritti.
E qui è bene finire la mia triste lezione
con quello che i recenti avvenimenti
m’hanno insegnato sull’intensità
che può raggiungere il dolore.
Una
gran sofferenza fisica riesce sempre
a spazzar via tutte le preoccupazioni
che di solito riempiono la giornata d’un uomo:
se niente lo distrae, ha l’unico pensiero
di trovare un sollievo o di morire presto.
Tutti i modi di uccidersi una volta
impraticabili, sembrano all’improvviso
fattibili; le difficoltà tecniche, sparite
o liquidate con un’alzata di spalle.
Senza oppiacei, io ora non sarei
qui ancora in piedi a scrivervi una lunga
lettera di commiato.
a spazzar via tutte le preoccupazioni
che di solito riempiono la giornata d’un uomo:
se niente lo distrae, ha l’unico pensiero
di trovare un sollievo o di morire presto.
Tutti i modi di uccidersi una volta
impraticabili, sembrano all’improvviso
fattibili; le difficoltà tecniche, sparite
o liquidate con un’alzata di spalle.
Senza oppiacei, io ora non sarei
qui ancora in piedi a scrivervi una lunga
lettera di commiato.
Col
loro aiuto posso
ancora aspirare alla virtù, a un’ideale “mens sana
in corpore moribundo”, all’uso migliore
del tempo che mi resta. Ma la tregua
con la morte, ben si sa, non può durare a lungo:
ne approfitto per trattare questioni personali:
di stile, gusto, valori che ne sono alla base.
Se aggiungere a un già lungo percorso
qualche altro passo è quello che gradite,
perfetto. Io preferisco prendere
in mano il mio destino e accorciare
questa vita e così chiudere il cerchio.
Naturalmente, vivo da solo e non ho figli.
ancora aspirare alla virtù, a un’ideale “mens sana
in corpore moribundo”, all’uso migliore
del tempo che mi resta. Ma la tregua
con la morte, ben si sa, non può durare a lungo:
ne approfitto per trattare questioni personali:
di stile, gusto, valori che ne sono alla base.
Se aggiungere a un già lungo percorso
qualche altro passo è quello che gradite,
perfetto. Io preferisco prendere
in mano il mio destino e accorciare
questa vita e così chiudere il cerchio.
Naturalmente, vivo da solo e non ho figli.
«Mi
scuso in anticipo della sorpresa
che il mio suicidio potrà provocare:
per me è d’oblige, ho provato a spiegarlo.
Credo più interessante come mi accingo a farlo –
non da solo, ma con l’aiuto di altri.
L’Incarico affidato alla poesia
mi stimola, ma rendere giustizia
alla squadra in questione non è facile.
Va da sé che farò tutto il mio meglio.
che il mio suicidio potrà provocare:
per me è d’oblige, ho provato a spiegarlo.
Credo più interessante come mi accingo a farlo –
non da solo, ma con l’aiuto di altri.
L’Incarico affidato alla poesia
mi stimola, ma rendere giustizia
alla squadra in questione non è facile.
Va da sé che farò tutto il mio meglio.
«Aiutandomi
a morire, hanno probabilmente
salvato la mia vita da una sopravvivenza
indecorosa lasciata in mano a estranei –
e infine dall’usare un coltello su me
stesso, pasticciando miseramente!
Da tutto questo nasce il loro impegno
per una morte dignitosa. È difficile
non apprezzarlo, sapendo di che si tratta.
Non serve essere in punto di morte
per sapere come operano e dove
e perché, e sostenere la loro associazione
per la salute dell’ultimo momento.
Andate al loro sito www.dignitas.ch
riflettendo sul futuro, e su quel che potrebbe
riservarvi. Il rispetto delle volontà
del paziente e la riservatezza che offrono
meritano appoggio anche quando la morte
non sembra ancora dietro l’angolo.
salvato la mia vita da una sopravvivenza
indecorosa lasciata in mano a estranei –
e infine dall’usare un coltello su me
stesso, pasticciando miseramente!
Da tutto questo nasce il loro impegno
per una morte dignitosa. È difficile
non apprezzarlo, sapendo di che si tratta.
Non serve essere in punto di morte
per sapere come operano e dove
e perché, e sostenere la loro associazione
per la salute dell’ultimo momento.
Andate al loro sito www.dignitas.ch
riflettendo sul futuro, e su quel che potrebbe
riservarvi. Il rispetto delle volontà
del paziente e la riservatezza che offrono
meritano appoggio anche quando la morte
non sembra ancora dietro l’angolo.
«Ma
ora basta parlare della morte!
Ho paura che i parenti mi rinneghino,
gli amici mi disconoscano e i conoscenti
sogghignino quando pensano a me!
Da cosa sto partendo, e non come o per dove
– col cuore e con la mente – sto partendo
è il vero nodo di questa lettera. Non dico
dal mondo là fuori, quel grande casino,
ma da tutti coloro che mi stanno a cuore.
M’è impossibile scrivere ad ognuno,
ché sono troppi e avrei troppo da dire.
Dovranno bastare i contatti quotidiani
che abbiamo avuto, le cose condivise.
Ho paura che i parenti mi rinneghino,
gli amici mi disconoscano e i conoscenti
sogghignino quando pensano a me!
Da cosa sto partendo, e non come o per dove
– col cuore e con la mente – sto partendo
è il vero nodo di questa lettera. Non dico
dal mondo là fuori, quel grande casino,
ma da tutti coloro che mi stanno a cuore.
M’è impossibile scrivere ad ognuno,
ché sono troppi e avrei troppo da dire.
Dovranno bastare i contatti quotidiani
che abbiamo avuto, le cose condivise.
«Questa
lettera d’addio con rime occasionali
io spero che compensi in qualche modo
il fatto che, accadendo tutto in fretta,
io non riesca a incontrare un’ultima volta
neanche quelli di voi più a portata di mano.
Confido che crediate al dispiacere
che provo non potendo più guardarvi
negli occhi e controllandomi per quanto
possibile non cedere a singhiozzi o sospiri;
ma, soprattutto, senza poter scambiare
una cordiale stretta di mano, come
nelle scene raffigurate sui bassorilievi
delle antiche stele funerarie greche.
io spero che compensi in qualche modo
il fatto che, accadendo tutto in fretta,
io non riesca a incontrare un’ultima volta
neanche quelli di voi più a portata di mano.
Confido che crediate al dispiacere
che provo non potendo più guardarvi
negli occhi e controllandomi per quanto
possibile non cedere a singhiozzi o sospiri;
ma, soprattutto, senza poter scambiare
una cordiale stretta di mano, come
nelle scene raffigurate sui bassorilievi
delle antiche stele funerarie greche.
«Ho
iniziato dicendo che vi scrivevo in piedi,
una postura che in effetti mi resta
più comoda di altre giusto mentre
m’avvicino alla fine delle mie divagazioni.
Tutte le mie poesie prima di questa
le ho scritte da disteso. Una signora
austriaca ha suggerito che dovendo
farmi una statua sarebbe più fedele
al suo soggetto se lo mostrasse a letto.
Lei l’ha detto – benedetta sia l’anima gentile! –
con ironia, però è una buona idea
e, francamente, se fosse un umorista
scultore a realizzarla, non avrei obiezioni
che mi si celebrasse in questo modo.
una postura che in effetti mi resta
più comoda di altre giusto mentre
m’avvicino alla fine delle mie divagazioni.
Tutte le mie poesie prima di questa
le ho scritte da disteso. Una signora
austriaca ha suggerito che dovendo
farmi una statua sarebbe più fedele
al suo soggetto se lo mostrasse a letto.
Lei l’ha detto – benedetta sia l’anima gentile! –
con ironia, però è una buona idea
e, francamente, se fosse un umorista
scultore a realizzarla, non avrei obiezioni
che mi si celebrasse in questo modo.
«Ecco,
miei cari, il tempo di partire è arrivato.
Questa poesia errabonda sia pegno del commiato».
Questa poesia errabonda sia pegno del commiato».
Traduzione di Francesco Dalessandro
Final Poem
Rambling Poem
being
a Farewell Letter in Verse
to Relatives, Friends, and Acquaintances
to Relatives, Friends, and Acquaintances
One should not be
surprised, as Ludwig observed,
when those who possess not the key
to a lock of one’s own creation fail to accede
to whatever, by its means, one would preserve
from indiscreet and inopportune attention.
Prosody can either entice or dissuade:
those whom it fails to persuade
cannot delve into the verses in question.
The privacy formal constraints thus afford,
the cover they provide against ill-disposed scrutiny,
is both a privilege and an opportunity
by which a poem’s point may be scored.
when those who possess not the key
to a lock of one’s own creation fail to accede
to whatever, by its means, one would preserve
from indiscreet and inopportune attention.
Prosody can either entice or dissuade:
those whom it fails to persuade
cannot delve into the verses in question.
The privacy formal constraints thus afford,
the cover they provide against ill-disposed scrutiny,
is both a privilege and an opportunity
by which a poem’s point may be scored.
Take, for example, the
present composition:
thanks to rhymes and rhythms of uncertain distinction
it is sure to turn off both die-hard esthetes
and inveterate prose-mongers after but a few feet.
What there may still be of value in it
will depend entirely on its potential effect,
not upon those contingents of stiff necks,
but on that exiguous minority who thinks
there are always important new things to be learned
that can only be stumbled into as it were,
since our thoughts are rambling by nature;
and that a poem that rambles on from beginning to end
may in fact be where best to first learn them.
thanks to rhymes and rhythms of uncertain distinction
it is sure to turn off both die-hard esthetes
and inveterate prose-mongers after but a few feet.
What there may still be of value in it
will depend entirely on its potential effect,
not upon those contingents of stiff necks,
but on that exiguous minority who thinks
there are always important new things to be learned
that can only be stumbled into as it were,
since our thoughts are rambling by nature;
and that a poem that rambles on from beginning to end
may in fact be where best to first learn them.
I have become sick and will
soon meet my maker.
Confident, thanks to their lackadaisical meter,
that I can proceed to speak frankly and freely
without fear of being overheard by anyone really
not in tune with the spirit of these lines,
I shall try to commit to paper considerations
hopefully of interest and use to at least some
of those who do lend an ear and their time –
“… and I’ll try not to sing out of key.”
Confident, thanks to their lackadaisical meter,
that I can proceed to speak frankly and freely
without fear of being overheard by anyone really
not in tune with the spirit of these lines,
I shall try to commit to paper considerations
hopefully of interest and use to at least some
of those who do lend an ear and their time –
“… and I’ll try not to sing out of key.”
“Dear relatives,
friends, and acquaintances,”
that is how I’ll begin what I now know must be
a letter of farewell to all whom I recall
and who may remember me: a poem that bares
my thoughts and feelings about departure;
one which, though of unproven lyrical quality,
might still gratify a natural curiosity.
that is how I’ll begin what I now know must be
a letter of farewell to all whom I recall
and who may remember me: a poem that bares
my thoughts and feelings about departure;
one which, though of unproven lyrical quality,
might still gratify a natural curiosity.
“I write to you from a
new, standing position
I’ve adopted because less painful to me than sitting.
I won’t go into the etiology of my specific condition:
suffice it to say it is skeletal, terminal, and befitting
a poet who began his inquiry long ago,
intrigued by pain’s forms from the word go.
I’ve adopted because less painful to me than sitting.
I won’t go into the etiology of my specific condition:
suffice it to say it is skeletal, terminal, and befitting
a poet who began his inquiry long ago,
intrigued by pain’s forms from the word go.
“Apart from a bout with
acute encephalitis
(among the most excruciating of nature’s devices,
rather like a screw applied to your skull),
luckily by doctors promptly cured,
back when I was a kid, I’ve no woe to mull
over for having been by my body endured
in all of sixty-two years of a bountiful life.
Most of the agony encountered until
only five months ago has been spiritual.
More or less all that I’ve gathered from mental strife,
I’ve also managed to keep record of,
so it is meet that I should finish my treatment
of dolorous lessons with what recent events
have taught me of pain’s push come to shove.
(among the most excruciating of nature’s devices,
rather like a screw applied to your skull),
luckily by doctors promptly cured,
back when I was a kid, I’ve no woe to mull
over for having been by my body endured
in all of sixty-two years of a bountiful life.
Most of the agony encountered until
only five months ago has been spiritual.
More or less all that I’ve gathered from mental strife,
I’ve also managed to keep record of,
so it is meet that I should finish my treatment
of dolorous lessons with what recent events
have taught me of pain’s push come to shove.
“Very sharp physical
suffering has a way
of sweeping aside the entire spectrum of worries
that normally occupy a man’s day;
without them to distract him, it hurries
his thoughts straight toward a paramount goal:
to either obtain relief or die as soon as possible.
Ways of killing oneself that once appeared
impracticable suddenly seem feasible
after all; technical hurdles are cleared,
or all too easily dismissed with a shrug.
If it weren’t for stopgap palliative drugs
I would not be here now, still standing tall,
writing a long parting letter to you all.
of sweeping aside the entire spectrum of worries
that normally occupy a man’s day;
without them to distract him, it hurries
his thoughts straight toward a paramount goal:
to either obtain relief or die as soon as possible.
Ways of killing oneself that once appeared
impracticable suddenly seem feasible
after all; technical hurdles are cleared,
or all too easily dismissed with a shrug.
If it weren’t for stopgap palliative drugs
I would not be here now, still standing tall,
writing a long parting letter to you all.
“With the aid of those
medicines one can
again aspire to virtue, to the ideal of a mens sana
in corpore moribundo, to putting to best use
the time one has left. But the truce
with death cannot, as we know, last forever:
what such best practice will consist in
remains an exquisitely personal matter
of style, taste, and the values they underpin.
If adding a few last points to an already long segment
is one’s cup of tea, fine. I would rather
have mine be a bit shorter at the end and bent
to form a circle, take things into my own hands.
Of course, I live alone and don’t have any children.
again aspire to virtue, to the ideal of a mens sana
in corpore moribundo, to putting to best use
the time one has left. But the truce
with death cannot, as we know, last forever:
what such best practice will consist in
remains an exquisitely personal matter
of style, taste, and the values they underpin.
If adding a few last points to an already long segment
is one’s cup of tea, fine. I would rather
have mine be a bit shorter at the end and bent
to form a circle, take things into my own hands.
Of course, I live alone and don’t have any children.
“I apologize in advance
for any surprise
my suicide may cause: I’ve tried to explain why
it is d’oblige. More interesting to my mind
is the way I am going about it – not
all on my own, but with the help of others.
I enjoy the challenge advocacy
poses to poetry, and to do justice
to the team in question is not easy;
but, it goes without saying, I’ll do the best I can.
my suicide may cause: I’ve tried to explain why
it is d’oblige. More interesting to my mind
is the way I am going about it – not
all on my own, but with the help of others.
I enjoy the challenge advocacy
poses to poetry, and to do justice
to the team in question is not easy;
but, it goes without saying, I’ll do the best I can.
“By helping me to die
by my own hand,
they are most probably saving my life
from the disparagement of overtime
spent at the mercy of unidentified others –
not least were I instead to use a knife
on myself and botch it up miserably!
That is where they draw their line for dignity
in death, and it is difficult not to agree
if one knows what they are talking about.
One doesn’t have to be on one’s way out
to learn why, where, and how they operate,
to support their pro-health-to-the-last,
humanitarian association: just go straight
to their website, www.dignitas.ch,
and think of your own future, what it might reserve.
The patient’s instructions and protection service
they offer is well worth subscribing to
when death seems still far from the corner.
they are most probably saving my life
from the disparagement of overtime
spent at the mercy of unidentified others –
not least were I instead to use a knife
on myself and botch it up miserably!
That is where they draw their line for dignity
in death, and it is difficult not to agree
if one knows what they are talking about.
One doesn’t have to be on one’s way out
to learn why, where, and how they operate,
to support their pro-health-to-the-last,
humanitarian association: just go straight
to their website, www.dignitas.ch,
and think of your own future, what it might reserve.
The patient’s instructions and protection service
they offer is well worth subscribing to
when death seems still far from the corner.
“But enough talk of
death! Lest the relatives
disown, the friends disavow, the acquaintances
sneer if ever they chance to think of me.
It is what I am departing from, not how
or where I am departing to – by my very heart
and mind – that is the real crux of this letter.
I don’t mean the larger world outside, that hootenanny,
but all whom I cherish and cannot write to
one at a time because they are too many
and there would be too much for me to say.
The personal exchanges that once made our day,
what we have already shared, will have to do.
disown, the friends disavow, the acquaintances
sneer if ever they chance to think of me.
It is what I am departing from, not how
or where I am departing to – by my very heart
and mind – that is the real crux of this letter.
I don’t mean the larger world outside, that hootenanny,
but all whom I cherish and cannot write to
one at a time because they are too many
and there would be too much for me to say.
The personal exchanges that once made our day,
what we have already shared, will have to do.
“May this so-long
epistle with occasional rhymes
also in some manner serve to make up
for the fact that, being quite rushed,
I shall fail to rendezvous one last time
even with those of you within easy reach.
But here I trust that all will believe
I do indeed regret not feasting my eyes
again upon them, not giving in to a sob or a sigh
while trying to remain as composed as I can;
but, most of all, not gently shaking their hand
as in those kindred scenes once portrayed
in bas-relief on ancient Greek funerary stelae.
also in some manner serve to make up
for the fact that, being quite rushed,
I shall fail to rendezvous one last time
even with those of you within easy reach.
But here I trust that all will believe
I do indeed regret not feasting my eyes
again upon them, not giving in to a sob or a sigh
while trying to remain as composed as I can;
but, most of all, not gently shaking their hand
as in those kindred scenes once portrayed
in bas-relief on ancient Greek funerary stelae.
“I started by telling I
was in a standing
position as I wrote you, which indeed
remains more congenial than others to me
even as I near the end of these ramblings.
All my previous poetry, I wrote recumbent:
it has even been suggested by an Austrian lady
that if ever a statue were to be made of me
it would be most true to its subject
if it showed him to be lying in bed.
She said it – bless her kind soul! – sarcastically,
but the idea is a good one and, quite frankly,
were it to be done by a humorous sculptor,
I would not object to being so honored.
position as I wrote you, which indeed
remains more congenial than others to me
even as I near the end of these ramblings.
All my previous poetry, I wrote recumbent:
it has even been suggested by an Austrian lady
that if ever a statue were to be made of me
it would be most true to its subject
if it showed him to be lying in bed.
She said it – bless her kind soul! – sarcastically,
but the idea is a good one and, quite frankly,
were it to be done by a humorous sculptor,
I would not object to being so honored.
“My dears, the time has
come to finally part.
In valediction, take this token of a rambler’s art.”
In valediction, take this token of a rambler’s art.”
Sono Ugo Scala. Solo questa notte svegliandomi in anteprima e non riuscendo piu' a prendere sonno ho cercato in internet Luigi Attardi+Mail Chiodo.Questa per me e' stata un'occasione unica, e una grande opportunita' di partecipazione e di riscatto,anche se sapevo gia'che Luigi era morto con il male che noi tutti conosciamo.Giuseppe mi conosce bene e penso che sappia che io e Luigi abbiamo litigato con brutte parole e maggiormente da me dette e che lui non meritava. Vi giuro me ne sono sempre pentito ma non incontrarlo piu', per chiedergli perdono, e' stato per me maggiormente doloroso e vi giuro molto pesante da sopportare. Ma ripeto non ho avuto piu' modo d'incontrarlo e nei primi tempi non l'ho neanche cercato. Oggi dopo tanti anni passati nell'ombra sento la sua mancanza. Vi prego specie a Giuseppe vorrei che sappiate che a Luigi non l'ho mai piu' dimenticato e gli voglio anche piu' bene di prima. Mi e' dispiaciuto ed ho appreso con grande dolore sapere da amici in comune che Luigi ci ha lasciato,ma non sapevo neanche come rintracciare Giuseppe non ritrovando piu' il suo numero di cell. Oggi che ho trovato per caso questa occasione, mi fa piacere rendere pubblica questa mia esternazione. Do il mio numero di telefono a Giuseppe se volesse chiamarmi gli sarei infinitamente grato 3888172218. Grazie
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