L’orologio di Roma, sul campanile del Palazzo Senatorio al Campidoglio
La torre campanaria del palazzo senatorio al Campidoglio – che come si sa è il più antico palazzo municipale del Mondo – viene chiamata popolarmente anche “Torre della Patarina”, a causa di una delle campane che custodisce, la celebre Patarina portata da Viterbo nel 1200 e che da allora (anche se quella esistente oggi è una copia dell’ottocento della campana originaria) scandisce gli eventi più importanti della vita cittadina, come l’elezione del sindaco e la ricorrenza del 21 aprile, il Natale di Roma.
Ma un’altra particolarità di questa torre, dalla cui sommità si gode forse il panorama più esclusivo della Capitale, è quella del grande orologio che divide in due il profilo del campanile e che è famoso anche per la sua precisione, da quando fu qui collocato, nel 1806, dopo essere stato smurato dalla vicina basilica dell’Aracoeli.
Si trattava quindi di un meccanismo ancora più antico e con assoluta certezza del primo orologio pubblico cittadino, peraltro ancora perfettamente in funzione.
In origine, segnava la cosiddetta “ora italica”, aveva cioè il quadrante diviso in sole sei ore. La suddivisione in dodici ore si ebbe soltanto nel 1847, dopo la riforma voluta da Pio IX, che metteva così lo Stato pontificio al passo con il resto dell’Europa.
La storia di quel vetusto orologio si arrestò nel 1922, quando si rese necessario sostituire il meccanismo con uno più moderno.
Quello attuale, sospeso a quarantacinque metri di altezza rispetto alla piazza, fu realizzato con un complesso meccanismo di pesi in ghisa e di acciaio tutti marchiati con la sigla capitolina, S.P.Q.R. Da allora, la manutenzione dei suoi ingranaggi, è affidata a un solo mastro orologiaio.
I nomi di coloro che si sono alternati nei decenni in questo delicato ruolo sono iscritti su una targa nel muro dello stanzino da cui si accede al cuore del cronografo.
Nei primi tempi, dopo il 1922, il movimento delle lancette era sincronizzato con il suono delle campane, i cui rintocchi coincidevano con le ore e con i quarti.
Questa usanza fu poi abolita, ma ancora oggi, nell’epoca dei cellulari e del digitale, il grande orologio del Campidoglio continua a non perdere un colpo e a scandire il trascorrere del tempo nella città eterna.
Fabrizio Falconi - (C) riproduzione riservata. Tratto da Misteri e segreti dei rioni e dei quartieri di Roma, Newton Compton, Roma, 2013.
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.