La migliore libreria del mondo è ormai, di gran lunga, Ebay.
Stavo cercando un romanzo di Buzzati, mai letto, "Il grande ritratto", pubblicato nel 1960 (non due secoli fa).
Non più ristampato da parecchio, è inesistente nelle librerie e siccome volevo il libro vero, cartaceo, è inesistente anche su Amazon (dove esiste solo in versione kindle).
Questa edizione, pagata pochi soldi è del 1965 ed è perfetta.
L'ho letto, divorandolo. Senza riuscire a comprendere perché questi romanzi e questi autori siano quasi scomparsi dalla circolazione e dalle librerie (forse perché le librerie pure non se la passano bene, visto che nessuno o quasi, legge).
E' un romanzo stranissimo, che oggi si definirebbe "distopico" o "ucronico", ma una volta si parlava semplicemente di "fantascienza".
Ma è anche un libro terribilmente profetico, che sembra parlare proprio di oggi.
Un esperimento scientifico folle e segretissimo, realizzato nel cuore di una montagna super-protetta. Le vite di tre scienziati, legati tra di loro dall'amore e dalla paura. Una donna che non c'è più. Il tentativo (riuscito e mefistofelico) di farla rivivere - perfino nei suoi desideri carnali - attraverso una intelligenza artificiale in grado di creare sembianze più vere del vero (e indistinguibili dal vero).
Ciò che lo rende ancora "umano" - e lo era quasi tutta la bella fantascienza di quegli anni - è l'immaginare ingenuamente un computer enorme, come quasi una città, collegato da miliardi di connessioni elettriche, cavi tralicci e antenne.
Anche la fervida fantasia di Buzzati non riusciva a immaginare che per la creazione di nuovi e banali simulacri viventi, un giorno sarebbero bastati circuiti elettronici che possono stare su un polpastrello.
Fabrizio Falconi
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