Dieci grandi anime. 6. Pavel Florenskij (2./)
Il pensiero è un dono di Dio: davvero
l’intera vita di Florenskij sembra santificare questo assunto. Le scelte degli anni a partire dal 1910 non furono facili.
Alla serenità della vita privata – il ventottenne Pavel sposò nel 1910 Anna
Michaijlovna Giacintova, che gli diede cinque figli, Vasilij, Kirill, Olga,
Mikail e Marija-Tinatin – corrispose un
crescendo di difficoltà, dovute appunto al suo impegnarsi sempre più
concretamente nella vita religiosa.
Dal
1912, dopo esser divenuto Magister in Teologia,
cominciò a svolgere infatti attività pastorale presso la Chiesa di Maria Maddalena e
quella di direttore della rivista Bogoslovskij
Vestnik (Messaggero Teologico). Di
pari passo procedeva la sua carriera accademica, con la pubblicazione di saggi
– il monumentale La colonna e il
fondamento della Verità, nel quale riassunse il senso e il significato
storico della spiritualità russa – e la successione di corsi e conferenze, fino
alla nomina nel 1921 a
professore all’Accademia libera di cultura spirituale fondata da Berdjaev, dove
teneva corsi di Analisi della spazialità
nell’opera d’arte.
Questo incredibile eclettismo – dal 1921 lavorò anche nei
laboratori di ricerca della più grande compagnia elettrica del paese, pubblicò
studi, brevettò nuove invenzioni, fece ricerche botaniche e di mineralogia –
gli fece meritare, già dai suoi contemporanei,
l’appellativo di Pascal russo oppure
di Leonardo da Vinci della Russia (4).
Ma questi anni di febbrile attività per
Florenskij, sono anche gli anni in cui la Russia si incendiò al fuoco della rivoluzione
d’Ottobre. Alle dieci di sera del 7 novembre del 1917 i bolscevichi attaccarono
il Palazzo d’Inverno di Pietrogrado. Nei giorni che seguono venne formato il
Soviet dei commissari del popolo, il primo provvisorio governo. Dopo la caduta
di Mosca, la rivoluzione rapidamente si
estese a tutta la Russia. Il
cambiamento di clima, per Florenskij e per quelli come lui, fu immediato.
Due anni dopo, nel Testamento, il 26
giugno 1919, scrive:
Cari
figli miei, questo periodo della rivoluzione è stato talmente difficile che non
si può nemmeno immaginare; è stato difficile, e lo è, e Dio sa quanto ancora
durerà. Le epidemie, la fame, il costo della vita incredibilmente elevato, la
mancanza di diritti, la possibilità di ogni genere di violenza, insomma tutto
quanto ci si può immaginare di difficile non è mai mancato attorno a noi. (5)
In realtà questo è soltanto l’inizio.
L’inizio di un lungo calvario personale per il “mistico scienziato”.
Le sue colpe, agli occhi di un sistema
che iniziò ben presto a farsi intollerante nei confronti di qualsiasi tipo di
dissidenza, furono la pubblicazione di vibranti libelli contro la dissacrazione
generalizzata e violenta dei luoghi e degli oggetti sacri, perfino contro il
cambiamento dei nomi e delle città e delle strade, in omaggio alla rivoluzione,
contro quella che appariva a Padre Pavel come una totale distruzione dell’intero
patrimonio della cultura russa.
Nonostante alcuni avvertimenti,
Florenskij venne risparmiato dalle prime ondate di arresti di presunti o veri
controrivoluzionari, solo per la sua attività e i ruoli ricoperti in campo
scientifico (era redattore della Enciclopedia Tecnica e membro di Direzione
della Compagnia Elettrica), ma la situazione, in breve, precipitò anche per
lui. Il continuare ad essere un
sacerdote, infatti, nonostante la
responsabilità di incarichi scientifici di così alta portata stava diventando
intollerabile.
Arrestato una prima volta nel 1928 – e liberato grazie
all’interessamento della moglie di Maksim Gorkij, tornò ad esserlo nel 1933 con
l’accusa falsa di essere membro di una organizzazione clandestina controrivoluzionaria. Stavolta però la condanna è durissima: dieci
anni di lavori forzati e l’imposizione di continuare comunque l’attività
scientifica. Il passaggio per la Lubjanka fu, per
Florenskij come per gli altri dissidenti, devastante: torture fisiche e psicologiche,
un processo farsa, l’induzione ad auto incolparsi di reati inesistenti per
salvare almeno qualche compagno di prigionia. Dalla Lubjanka ai Lager il passo è breve: per
Florenskij si aprirono dapprima le porte di quello di Skovorodino, in Siberia,
poi – dopo un viaggio allucinante, quelle delle isole Solovki, di cui abbiamo
già parlato, da cui si muoverà soltanto per andare incontro alla fucilazione.
(2./segue)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
4. Queste notizie sono tratte dal saggio L’arte
della gratuità, di Natalino Valentini, introduzione a Non dimenticatemi, op. cit. pag. 13
5.
Pavel
A. Florenskij, Non dimenticatemi, op.
cit. pag. 415.
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