L'essere è dissonanza.
Ogni volta che ricerco l'unità, la dissonanza mi sospinge lontano, ai margini. Mi riporta indietro.
Eppure appartengo ad un nucleo originario. E quella parola fastidiosa che pronunci, destino, anche se non mi appartiene in fondo, la vedo scritta ovunque, sul trionfo dei melangoli bagnati dalla pioggia, sull'inciampo del marciapiede sollevato, sulla miserabile compagnia di sogni che mi son scelto.
Ma è una illusione.
Tanti suoni mi abitano, e tutti insieme vogliono suonare. Tutti insieme vogliono esistere. Lo pretendono, mi inchiodano alla sofferenza, al vuoto delle ore senza, al bisogno, alla cura, all'impazienza e al suo contrario.
L'ordine non viene dalle cose, l'ordine non è nelle cose. Tutto danza, e la danza non si tiene. Sono io che osservo, che la tengo.
Io fragile, io codardo, io forte come un tronco, io dissonante come le canne del ghiaccio suonate dal vento nella caverna. Nessuno capisce quel suono. Nemmeno io, anche se non posso fare a meno di vibrare e di essere fino in fondo quel ghiaccio, quella vera vibrazione, quel vento.
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
in testa: Jennifer Connelly in A Beatiful Mind.
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.