14/02/23

"Spare", il libro del Principe Harry: Non è un "libro di pettegolezzi", ma una autobiografia


Terminata la lettura di Spare, il libro del Principe Harry, caso editoriale dell'anno, ecco qualche piccola considerazione:

Allora, innanzitutto: non è un "libro di pettegolezzi", è una autobiografia, come tante altre e come quella che ciascuno di noi può scrivere sulla propria vita, ammesso che esista qualcuno interessato a leggerla.

Quella di Harry sono in tanti, perché la sua storia non è di quelle che capitano a tutti.
Ci sono state ovviamente già molte autobiografie o biografie di membri della casa reale inglese, ma questa è la prima di un membro che ha lasciato la casa madre e se n'è andato a vivere dall'altra parte del mondo, con moglie e figli, rinunciando alle cariche.
Diciamo subito che - pur essendoci dietro lo stesso zampino del geniale J.R. Moehringer, autore del fortunatissimo "Open", autobiografia di Andre Agassi - la qualità letteraria qui, rispetto a quello, è parecchio più bassa.
Si capisce anche perché. Basta rivolgersi alla nota dei ringraziamenti finali, lunga come un TIR, per capire che a questa del Principe Harry hanno messo le mani molte altre persone oltre a Moehringer, e non è difficile comprenderne il motivo.
Il libro comincia con la morte di Diana - Harry ha 13 anni e la notizia gli viene comunicata mentre a mezzanotte è nel suo letto nella dimora, dal padre l'attuale Re Carlo, in modo del tutto austero, come tutto quello che accade tra quelle mura: il ragazzino neo orfano di madre, non viene né abbracciato, né toccato, durante la comunicazione della notizia. Il padre gliela dà - senza piangere, ovvio, i reali non devono piangere - poi esce dalla stanza e lo lascia nel letto a continuare la sua notte.
E termina - avranno scritto l'ultimo capitolo a penna mentre il libro era in stampa - con la morte di Elizabeth II.
Leggendolo, ho pensato che i personaggi di André (Agassi) e quello di Harry sono in realtà molto vicini, come destini e caratteri, ed è forse questo che ha attratto Moehringer.
Entrambi, nascono e vengono heideggerianamente gettati in un mondo che odiano e al quale si sentono del tutto estranei: il padre di Agassi a 4 anni gli mette in mano una racchetta e lo mette a colpire milioni di pallette; Harry, dal canto suo, nasce in una famiglia di REALI, dove tutto quello che lui deve fare è obbedire, interpretare un ruolo, da quando è piccolissimo, da quando deve sparare alla volpe o a un cervo guardandolo negli occhi, per dimostrare il buon sangue blu.
Entrambi, con un padre pesantissimo, cercano rifugio nella madre. Ma quella di André è succube, quella di Harry muore nel tunnel dell'Alma inseguita dai paparazzi, che la fotografano anche cadavere dentro la macchina schiantata.
Entrambi cercano difesa e centratura in una figura maschile autorevole esterna, entrambi cercano vie di fuga nell'alcool e nell'uso di droghe, entrambi sono perseguitati dal rapporto con la stampa e i media. L'uno, il kid di Las Vegas per la sua rozzezza, volgarità, ecc.. l'altro semplicemente perché è il figlio tonto e minore, e cioè spare, la riserva. E forse poi... è pure un figlio illegittimo.
Entrambi, alla fine, cercano riscatto in una donna, una donna forte, che li aiuti a venir fuori da quel mondo che amano e odiano: Steffi per Andre, Megan per Harry.
Personalmente ho trovato interessante il libro, perché descrive un cammino verso la consapevolezza di sé in un ambiente di provenienza che vuole semplicemente che tu interpreti la tua parte, come un attore o un manichino. Un Truman Show dalle regole molto dispotiche, nel quale scorrono spazzatura e cinismo a fiumi.
Harry usa Spare fondamentalmente come arma contundente contro la stampa, che odia, e che ha virtualmente - ma neanche tanto - ammazzato sua madre. Questo j'accuse è eccessivo, ridondante, maniacale. Ma credo sia umanamente comprensibile, vista la sua storia.
Il Libro - e questo è il suo pregio - non colleziona pettegolezzi, ha un tono dignitoso, e consapevole dei propri limiti. Descrive quello che questo ragazzo ha vissuto, anche nei lunghi anni nell'esercito, prima in Iraq poi in Afghanistan. Ha sovente, quasi sempre, parole di affetto per il padre, che pure esce malissimo dalle circostanze di ciò che viene raccontato. Escono malissimo anche il fratello Willy (completamente integrato nel suo ruolo di erede) e della moglie Kate, perfettina e sempre al posto giusto. Malissimo, anzi peggio, l'intrigante Camilla, oggi Regina, che del resto, come ogni matrigna, non può essere mai simpatica.
Infelice la traduzione Mondadori, su cui ha lavorato un esercito di persone e che è brutta e costellata di gravi svarioni.

Fabrizio Falconi - 2023

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