La svolta nella vita del bambino
avvenne dopo la morte della madre - nel
1905 – e dopo le difficoltà economiche del padre, che si decise a chiedere
l’intervento di Annie Besant, colei che era la direttrice della Società
Teosofica inglese, chiedendo un lavoro nella sede indiana della società, ad
Adyar. La Besant
declinò l’invito. Ma quando, più tardi fu inviato dalla stessa Besant, Charles Leadbeater come emissario della società
teosofica ad Adyar, fu proprio costui ad accorgersi, avendolo visto bagnarsi
sulla spiaggia con il fratello più piccolo, di quel ragazzo che aveva “la più splendida
aura che lui avesse mai visto, senza un’ombra di ego all’interno.” (3)
Charles Leadbeater era un personaggio
all’epoca molto discusso. Esoterista e chiaroveggente, membro della Società
Teosofica della prima ora, era stato
coinvolto in uno scandalo a sfondo sessuale, e poi prosciolto e riammesso dalla
stessa Besant.
L’entusiasmo di Leadbeater contagiò ben
presto la stessa Besant e l’originale, eccentrica compagnia dei teosofi di
Inghilterra si convinse di avere tra le mani – alla fine del 1909, quando Jiddu
aveva soltanto 14 anni – nientemeno che l’incarnazione del Signore Maitreya,
cioè del prossimo Buddha, venuto a palesarsi nel mondo.
Bisogna lavorare di immaginazione e
pensare cosa deve essere stato per questo ragazzino essere sradicato dal suo
villaggio, in balìa dei fanatici adepti della Società teosofica, essere imbarcato
su una nave a Bombay, rivestito di eleganti abiti europei, dopo essere passati
dalle mani di un medico che ricucì perfino i larghi fori praticati nelle
orecchie come da tradizione della sua gente, e approdare alla Charing Cross
Station di Londra, accolto da centinaia di entusiasti membri del neonato Ordine
della Stella d’Oriente venuti ad accogliere il nuovo Maestro del Mondo. Lui, un ragazzino indiano, di diciassette
anni !
Le foto dell’epoca lo ritraggono elegante
e impacciato nei campi d’erba e nei giardini dei meravigliosi palazzi inglesi
che i benestanti teosofi possedevano e frequentavano, vicino a macchine d’epoca
o in sella a biciclette nuove di zecca.
Eppure questo ragazzo, ricoperto di ogni
onore e riverenza, indicato come una divinità,
cominciò
a chiedersi: “Perché hanno preso proprio me ?”
Krishnamurti teneva conferenze ai membri dell`Ordine della Stella,
imparava l’inglese e il francese, girava il mondo, era sottoposto – insieme al
fratello Nitya - a una serie di ‘iniziazioni’, ma ben presto cominciò a mettere in
discussione i metodi teosofici sviluppando con forza un suo pensiero
indipendente. Nel 1922 a
Ojai Valley, California, la svolta: il 17 agosto lo coglie una straordinaria
esperienza mistica che si protrae per tre giorni, e che poi lo stesso Krishnamurti raccontò in questi
termini:
Ero
supremamente felice, perché avevo visto. Niente poteva più essere lo stesso.
Mai più potrei essere nella totale oscurità:
ho visto la Luce. Ho
attinto la compassione che sana tutto il dolore e la sofferenza; questo non per
me stesso ma per il mondo. Mi sono
levato sulla cima della montagna e ho contemplato i potenti Esseri. Ho visto la Luce gloriosa e salvifica. La fonte della Verità mi è stata rivelata e
l’oscurità è stata dispersa. L’amore in
tutta la sua gloria ha inebriato il mio cuore; il mio cuore non potrà mai essere chiuso. Ho bevuto alla fonte della
gioia e dell’eterna bellezza. Sono ebbro di Dio. (4)
E’ l’inizio di quel processo – così lo chiamava lo stesso Krishnamurti – che
accompagnerà tutta la sua vita: misteriosi stati di estasi molto dolorosa
(documentati da molti e diversi testimoni) , in cui una specie di
ultra-percezione si impadroniva di lui, lo spossessava dal mondo, lo
attraversava in tutto il corpo.
Krishamurti ruppe gli indugi dichiarando:
A
che serve avere dietro migliaia di persone che non ascoltano, imbalsamate nel
pregiudizio, che non vogliono il nuovo, ma preferiscono adattarlo al proprio
sterile, stagnante Io? Dipendete da qualcun altro per la vostra spiritualità e
la vostra felicità, e dovreste cercare dentro di voi. Quindi, a che serve
un`organizzazione.
Le decisioni erano prese:
il rifiuto di incarnare una qualsiasi divinità, il rifiuto di avere discepoli,
il rifiuto di appartenere ad un qualsiasi Ordine, con lo scioglimento dell`Ordine della Stella d’Oriente,
proclamato dallo stesso Krishnamurti.
(2./segue)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
3. M. Lutyens, La
vita e la morte…, op.cit. pag. 21
4. M. Lutyens, La
vita e la morte… , op. cit. pag. 55. Nella biografia, nelle pagine
precedenti, c’è anche il resoconto che di questi tre giorni cruciali nella vita
di K. fece il fratello Nitya in una lettera inviata alla Beasant e a
Leadbeater.
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