Il muro della casa si attacca alle mani, la pianta
rampicante si districa a fatica, sale; il suo verde nell’oscurità è nero
pesante.
La finestra aperta. Sul vetro si specchia la luna. Gli
alberi intorno cantano la notte, le mie scarpe sporche di fango sono immerse
nell’erba e insetti invisibili esplorano le mie gambe nude.
Nella casa con Bruna.
Bruna siede davanti a me e fissa la finestra aperta, piena
di notte. Celeste ansia di possederla e gettare in terra gli scarti del mio
odio.
Guadagnerò quintali d’oro per comprarti e ti sentirai
mancare quando busserò alla tua porta.
Bruna piange. Come può piangere ? Piange, un unico lamento,
le sue labbra avvolte dal silenzio. Tu e il silenzio accanto alla mia nuda
solitudine.
Unica catena che stringe i miei polsi ai tuoi fianchi,
legame senza il quale non potrei sopravvivere. Ore di mani, di profumi e
rivoltarsi nel lenzuolo sudato, scendere dal letto e toccarsi il petto per
baciare, fermarsi a rovistare tra le pieghe inconsolabili del cuore.
Contraddizioni sospese come ragni sul filo esile.
Bruna dorme. I suoi occhi sono tornati dopo anni di
migrazioni, dalla finestra potrebbe entrare l’urlo accecante di un dubbio con
cui la mente ha imparato a far compromessi.
Mi alzo e i piedi nudi sentono il freddo, cammino senza
poter indovinare dove sono e le mie mani sono disperatamente alla ricerca
dell’anello di cristallo che avevo smarrito.
E’ lì. Splende in un angolo, il tuo maglione di spine
l’aveva ricoperto. Raccoglierlo. E ora guardarlo roteare nel buio, senza che il
palmo della mia mano lo sorregga.
Splende come il cuore che ho indovinato in te e volteggia in aria come
un tuo sguardo languido, lasciato scendere giù.
Mentre dormi, splendo anch’io di riflessi abbaglianti e ..
stai perdendo i miei occhi. Piangono vendetta e cristalli senza luce che cadono
nel buio della notte. Ora si accendono ed esplodono, la loro luce è splendente
e fredda come ghiaccio.
Questo anello...
Bruna è sveglia. Sorseggia lentamente. Vorrebbe buttar via
la sua angoscia e vederla sparire senza storia.
“Oh, Bruna, lo sai che la notte non finirà mai, mai più…
Nascondi la faccia e prega, tutto ciò non avrà alcun senso, anche se accanto a
te c’è la mia figura che si inginocchia e prega come te.”
Bruna è salva e scappa via, scivolando sul pavimento, si
muove strisciando, mi tiene in pugno.
“Non avresti dovuto farmi del male…” le sue labbra,
costruzione divina, “le mie mani valgono più delle tue e per comprarle non ti
ci è voluto molto. Potevi piangere, disperarti, io te le avrei date comunque, o
forse lo hai fatto ma non me ne sono accorta, te ne rendi conto, vero ?”
Bruna non ha cervello
o lo usa male
o ne ha troppo
“Sei un bambino e ami infilarti nei buchi come fanno i
bambini, anche se per te ammetterlo significherebbe morire.”
“Dammi il tuo seno ora e io ti darò quel che vuoi. Ti ho
aspettato senza saperlo e chiederti ora è facile come per un bambino richiedere
l’incoraggiamento della madre.”
“Sei confuso. Forse per questo susciti tenerezza.”
“Quando la smetterai di dire ‘sei’ ?”
“Quando potrò nuovamente dire ‘sono’ “
Bruna sorride. Non ha capito affatto. Se parlerò ancora lei
continuerà a non capirmi.
“Quanto aspetterai prima di bruciare il tuo maglione di
spine e coprirti di me ?” La mia domanda
serpeggia in aria e sta per uscire, è quella di Bruna a fermarla:
“Quanto dureranno i miei pochi anni, i nostri pochi anni?”
Uff… si sta perdendo il senso dell’ordine e la noia sopprime
il sonno. C’è stanchezza nel mio chiederti. Farei meglio a lasciare le mie mani
abbandonate sul cuscino, raccolte. Dormi e io ti sveglierò quando la mia sete
si esaurirà.
C’è un chiarore fuori. Potrebbe essere un’alba improbabile o
la pioggia calda e luminosa dell’estate, o potrebbero essere gli occhi di Bruna
che stanno tornando.
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.