Qualche giorno fa è apparso su un settimanale italiano nella rubrica delle lettere, un intervento che merita, a mio avviso di essere letto con molta attenzione. Riguarda un aspetto che sembrerebbe sulle prime marginale, rispetto ai molti mali che affliggono il nostro paese. E che è invece centrale. Stiamo trasformando rapidamente i nostri figli, le nuove generazioni, in contenitori di informazioni che loro per primi non sanno gestire né valutare, né organizzare e che, soprattutto, non hanno nulla (o pochissimo) a che vedere con il loro mondo interiore, con la loro anima, con la responsabilità, con la costruzione della personalità e in definitiva con il senso dell'umano. Tutti i disastri ulteriori, di cui ogni giorno ci lamentiamo, partono in definitiva da qui. Credo quindi che si dovrebbe dare la massima diffusione a questo semplice scritto, di una volenterosa, anziana signora di Imola.
Vorrei allacciarmi all'intervento del signor Mario Lorenzini su Sette del 21 marzo a proposito dei programmi della scuola media.
Anch'io sono anziana e, non avendo né figli né nipoti, avevo un concetto della scuola fermo alla fine degli anni '50.
Siccome a settembre dell'anno scorso mi è stato chiesto di seguire ogni giorno e in tutte le materie un ragazzino di seconda media, ho avuto modo in questi mesi di conoscere tutti i suoi libri di testo.
Mi è sembrato di essere capitata su Marte ! Il programma di aritmetica e geometria comprende concetti ed esercizi che una volta si affrontavano solo al liceo scientifico. Il libro di scienze presenta l'anatomia come per un esame della facoltà di Medicina, con le reazioni chimiche nell'apparato respiratorio o in quello digerente e con una terminologia non solo incomprensibile per i ragazzi ma addirittura impronunciabile.
Non parliamo poi della parte relativa all'atomo e alla "configurazione elettrica degli elementi" con relative formule. In tecnologia si studiano i piani territoriali, i piani regolatori, le norme di legge per le licenze edilizie, le tecniche costruttive antisismiche. Mi chiedo: cosa studieranno gli studenti di architettura ?
In storia si disquisisce sugli illuministi e gli enciclopedisti francesi, distinguendo la teoria della divisione dei poteri di Montesquieu dal dispotismo illuminato di Voltaire, ma gli studenti non sanno chi è il nostro attuale presidente della Repubblica.
In Italiano fanno storia della letteratura e storia dell'arte che una volta si iniziavano solo alle superiori mentre alla media inferiore ci si limitava ad una scelta di autori adeguati all'età degli studenti.
Così analizzano la struttura, le tematiche e la simbologia della Divina Commedia e dell'Orlando Furioso, leggono (a 12 anni) Cecco Angiolieri e il Parini. In compenso non sanno fare un riassunto, perché non c'è tempo da perdere per un'esercitazione così elementare.
Mi piacerebbe parlare con gli alti funzionari ministeriali che stabiliscono i programmi e approvano i libri di testo per chiedere loro se si sono mai posti il problema dell'adeguatezza dei suddetti programmi e testi alle capacità intellettive dei preadolescenti.
Nella classe del ragazzino che sto seguendo, la metà degli studenti ha più insufficienze che sufficienze e molti non fanno i compiti a casa perché non sono in grado di farli.
A questo punto vorrei citare una sua frase nella risposta al signor Lorenzini: "...a patto che gli insegnanti e genitori dedichino loro tempo e sforzi di semplificazione per guidarli in una giungla di concetti piuttosto complicati."
Lei, riconoscendo che i ragazzi sono costretti a muoversi in una giungla di concetti complicati, affida agli insegnanti e ai genitori il compito di aiutarli a districarsi. Mentre sono d'accordo sugli insegnanti, visto che questo è il loro mestiere, le chiedo perché mai i genitori dovrebbero dedicare tempo ed energie ad integrare il lavoro della scuola, considerando che la maggior parte dei genitori non solo non ha il tempo, ma nemmeno la competenza per farlo (immagini una mamma musulmana a spiegare la simbologia della Divina Commedia o un padre operaio ad applicare il teorema di Pitagora a un triangolo inscritto in una circonferenza con le tangenti partenti da un punto P esterno).
Come il signor Lorenzin, anch'io penso che "questa scuola corra troppo dietro alle novità senza gettare le basi".
Io mi sforzo di trasmettere i concetti base al ragazzino che sto aiutando, ma intanto il pomeriggio passa e ci sono ancora montagne di nozioni "inutili" da studiare per le interrogazioni e le verifiche di domani.
Sono già le sei del pomeriggio quando il ragazzino se ne va: ha fatto tre ore con me che, aggiunte alle sei fatte a scuola danno un totale di nove ore. Ormai ci sono solo i cinesi che lavorano più di otto ore al giorno !
Rosèlia Irti, Imola.
Lettera pubblicata su Sette del Corriere della Sera dell' 11.04.2012 pag.138.
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