Dieci grandi anime. 7. Raimon Panikkar. (2./)
Quello
che sperimentò Panikkar durante i lunghi vent’anni seguenti a quella prima
visita in India, che trascorse vivendo soprattutto nella città santa di Varanasi,
in una piccola casa sul Gange all’interno di un vecchio tempio di Shiva, dedicandosi alla meditazione, alla preghiera,
a studi biblici e vedantici comparati è
proprio che il messaggio religioso di
Cristo non appartiene ad alcun particolare gruppo umano. Quindi lo stesso
significato del nostro essere cristiani è sempre aperto a nuovi raggi di luce. (3)
A Varanasi, fra l’altro, Panikkar fondò la Abhishiktananda Society , collaborando con i monaci Jules
Mochanin, Henri Le Saux e Bede
Griffiths, che erano stati pionieri del dialogo interreligioso tra il mondo
indiano e quello occidentale.
Dopo qualche tempo, l’indubitabile
evidenza di essere uno dei maggiori conoscitori cattolici del mondo orientale,
portarono Panikkar ad essere chiamato nel 1966 nell’Università di Harvard come Visiting Professor di religione
comparata e quattro anni più tardi, nel
1971 ad essere insignito della cattedra di Filosofia comparata delle religioni
all’Università di California, a Santa Barbara, incarico che ha ricoperto fino
al 1987.
Prima c’erano state le lauree conseguite: quella in Scienze all’Università di
Barcellona, nel 1941, quella in Lettere
all’Università di Madrid nel 1942 – e il dottorato ottenuto nel 1946 con una
tesi intitolata: El concepto de
Naturaleza - e quella in teologia
all’Università Lateranense di Roma, nel 1961.
E
ancora, un incessante susseguirsi di conferenze in giro per il mondo – sempre
intervallati da lunghi soggiorni in India – seminari, premi e riconoscimenti
conferiti da istituti di cultura e università di ogni continente, nell’arco di
tempo di quarant’anni, hanno fatto di Panikkar un simbolo riconosciuto di quella ricerca che, in campo spirituale, non
si ferma all’apparenza dei riti e dei dogmi, ma si sforza di ascoltare ovunque
la voce di Dio. La religione non è per
Panikkar, una ideologia o un fatto già
assodato, ma un’esperienza, non una
teoria ma un’esperienza di vita per mezzo della quale l’uomo – senza
preoccupazione né ansia – partecipa all’avventura cosmica. (4)
Una esperienza nella quale, però, esiste
il rischio concreto di perdere o di confondere la propria identità. Molte
volte, infatti, in questo lungo cammino di conoscenza e di pellegrinaggio
spirituale, a Panikkar è inevitabilmente capitato di dover rispondere a
richieste precise riguardo al contenuto della propria fede o delle proprie
convinzioni religiose. Molte volte - in nome dell’ortodossia - gli è stata più o
meno velatamente contestata una opportunistica
ambiguità.
Panikkar, però, anche su questo terreno
insidioso, non si è mai tirato indietro.
Spesso
mi hanno domandato di parlare senza ambiguità e dire con chiarezza se io sono
un indù oppure no, ha scritto in un testo (5), Se la persona chi mi interroga è cristiana, so molto bene che se
rispondo di sì, ne dedurrà che non sono cristiano – e se è al corrente che sono
un prete cattolico, presumerà che sono un apostata, che non sono più cristiano.
Se dico "no", non sarei sincero e questa non sarebbe più una vera
risposta. Lo spirito occidentale, che ha impregnato la mentalità cristiana –
aggiunge Panikkar - è generalmente
dominato (non riesco a trovare un termine migliore) dal "sacrosanto"
principio di non-contraddizione (è il caso di S. Tommaso d’Aquino), secondo
cui, se confesso di essere indù non posso essere cristiano, presumendo che i
due siano contraddittori.
Se è un indù a porre la domanda, ciò non
sarà più facile per me. So bene che se rispondo "Sì" e so che questa
persona è al corrente della mia appartenenza cristiana, immaginerà che io creda
che tutte le religioni siano simili e che finalmente, sia una o l’altra non è
importante. Presumerà che abbassi tutte le religioni poiché mi pongo al di
sotto di tutte. Se dico "No", nuovamente non sarei sincero.
(2./segue)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
3.
Questa
e la citazione precedente sono tratte da: Raimon Panikkar, Vangelo e Zen, prefazione a Il
Vangelo secondo Giovanni e lo Zen, di p. Luciano Mazzocchi e Jiso Forzani,
edizioni Dehoniane, Bologna, 2001.
4.
J.M.Terricabras,
Laudatio in onore di R.Panikkar,
op.cit.
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