Nella celebre intervista televisiva rilasciata nel 1964 a Gunter Gaus, Hannah Arendt rispose così a una domanda del giornalista su come si sentisse, al termine di un lavoro, dopo aver finito di scrivere un libro.
A quel punto ho finito anch'io, rispose ha Arendt. Ciò che mi preme è cercare di comprendere. Per me scrivere è cercare di comprendere, fa parte di questo processo di comprensione (...)
Ma lei mi chiede dell'effetto che i miei lavori hanno sugli altri, dell'influenza che hanno sugli altri. Se mi consente una chiosa ironica, questa è una domanda tipicamente maschile. Gli uomini vogliono sempre esercitare una grande influenza, ma per me non è poi così essenziale.
Se penso di esercitare dell'influenza ? No, io voglio comprendere, e se altri comprendono - nello stesso senso in cui io ho compreso - allora provo un senso di appagamento, come quando ci si sente a casa in un luogo.
Dire agli altri quello che si sa - o quello che si è scoperto o si crede di aver scoperto. Cercare di comprendere e non di influenzare.
Non sembra che la vita possa essere più piena di senso, oltre a questo.
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.