Dieci grandi anime. 7. Raimon Panikkar. (4./fine)
Ma anche negli ultimi anni
della vecchiaia, Panikkar, non ha perso di vista il momento storico, le sfide che
al cristianesimo vengono imposte dal rapido sviluppo dei tempi. Oggi, per questo pensatore, non si può fare a
meno di chiedersi: chi è Gesù Cristo per l'Oriente, per
l'Africa, per il terzo mondo? Come Gesù può divenire realmente il Salvatore per
quei popoli, per le nazioni dell'emisfero povero del Sud che sono le
protagoniste del presente, ma lo saranno ancor più, presumibilmente, del
prossimo futuro? Ovvio che, in tale chiave, l'assise conciliare del domani
dovrà essere un Vaticano III, chiamato a focalizzarsi sulle tematiche della
mondializzazione del vangelo, sullo sforzo di adattamento della liturgia,
dell'ascolto della Parola di Dio e dell'essere chiesa nei più svariati
linguaggi e stili di vita. (9)
La speculazione teologica e filosofica
di Panikkar, dunque, non si è ancora fermata, così come il suo interrogarsi
dentro il mondo e la chiesa di oggi.
Nel
contempo, a rendere la sua figura esemplare e di forte richiamo per i giovani
che accorrono a sentirlo parlare, è la serenità e la piena consapevolezza che
dimostra anche di fronte ai temi irrisolti della modernità, come l’accettazione
della morte.
Ad un uomo che ha oltrepassato
splendidamente la soglia dei novant’anni, è stato chiesto di recente se non abbia
paura di morire. E questa è stata la risposta di Panikkar: Una gran
parte dell’umanità non ha paura della morte; ha paura della sofferenza, il che
è un’altra cosa. La paura della morte è un fenomeno molto
occidentale: se il tempo è un'autostrada che mi porta al cielo, all'inferno, al
limbo, o al nulla, o a dove che sia, allora ho paura di non arrivarci. Ma se il
tempo non è questo, se la realtà è piuttosto tempiternità - come uso dire con una parola di mio conio
- allora la mia vita ha un senso adesso; e benvenuta sia la mia umana
finitudine che mi fa scoprire l'unicità di ogni cosa, il valore di ogni
momento, di ogni incontro, di ogni bicchiere d'acqua. Nessuna paura, dunque: Cotidie
morior, dice San Paolo. E se la fede non
trasforma la mia vita, allora questa fede è morta. (10) .
(4./fine)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
9. Panikkar
espresse queste opinioni in un colloquio informale con Bruno Hussar, fondatore
in Israele del villaggio della pace di Nevè Shalom. Il contenuto di questo colloquio è stato
riferito da Brunetto Salvarani nella presentazione del vol.12 – Gesù – del mensile CEM mondialità, collana Le parole delle fedi.
10. Giovanni
Ruggeri, Se Dio diventa un’ipotesi
inutile, intervista a Raimon Panikkar, pubblicata sulla rivista on line www.24sette.it
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