Dieci grandi anime. 9 . Etty Hillesum (3./)
Lo stesso percorso di vita di Etty parla il linguaggio della coerenza e
del coraggio. L’adesione incondizionata, a prezzo della sofferenza personale, all’ideale
della giustizia e del bello. Dai tempi
del ginnasio, che frequentò a Deventer, dove cominciò a frequentare un gruppo
di giovani sionisti, imparando anche l’ebraico.
E poi, da studentessa universitaria, quando pur non facendo parte di
alcun gruppo politico, mise in campo la sua passione personale nei rapporti con
un’infinità di conoscenti, amici e colleghi universitari, fino al conseguimento
della laurea in legge, e al fatale incontro con Julius Spier, lo psicologo e
psicoanalista ebreo tedesco, allievo di Jung, che Etty conobbe casualmente il 3
febbraio del 1941 durante un concerto in ambito domestico e che praticava la psicochirologia, basata sulla lettura della mano.
Spier fu l’incontro determinante per Etty: divenne la segretaria e anche
l’amante di un uomo carismatico e molto ambito, che la prese in terapia, le
insegnò a dominare i suoi stati depressivi e caotici, la spinse ad iniziare la
stesura di quel Diario che diventerà un testo capitale della spiritualità
moderna, la protesse dall’angoscia opprimente del cerchio che la persecuzione
nazista andava stringendo giorno dopo giorno intorno a lei e a quelli come lei.
Come ha scritto F. MichaelDavide: “la duplice esperienza di umanità – la
relazione con Spier – e di disumanità – lo sterminio nazista – sono state la
trama sulla quale si tesse la tela di questa vita che seppe trovare consistenza
nell’ordito della presenza intima e discretissima del Dio dei padri: così
vicino e così lontano. Senza la relazione con Spier, fatta di delicatissima e
ardita umanità, Etty sarebbe stata senza dubbio sopraffatta dall’orrore e dal
logoramento della persecuzione. Senza
queste ultime, non sarebbe stata sollecitata con tanta forza ad andare avanti
nel cammino di interiorità fino a scegliere di essere consapevolmente sterile
per essere feconda nella trasmissione di un amore più grande sempre pronto alla
morte, come paradigma di incompiuta prontezza al dono di sé in ogni momento.
(8)”
Le pagine del Diario raccontano di una relazione – quella con Spier –
che nella sua profonda umanità, e anche con il corollario di una passione
erotica a tratti travolgente (sto
proprio rischiando di rovinare questa amicizia con l’erotismo, scrive
Etty) diventa la chiave per maturare e
per crescere, e “attraversare la vita senza finzione ma nel coraggio di una
verità su se stessi talora assai dura”. (9)
Questo stesso metodo che non concede sconti a sé stessa, sul piano del cammino personale, Etty applica, con la pazienza di un entomologo al suo “Discorso con Dio”, che procede di pari passo lungo le pagine del Diario stilato in quei due anni terribili per la storia dell’Europa e del mondo.
E’ soltanto la fedeltà a questo metodo
che permette a Etty di non perdere mai totalmente La fiducia in Dio, nonostante
l’orrore che vede ogni giorno, nonostante la sensazione di una ingiustizia così
conclamata che vede diffondersi nel mondo, nel suo mondo, tra i suoi amici, tra
i suoi più stretti famigliari, perseguitati per essere semplicemente
appartenenti ad una razza sbagliata. Il dramma del silenzio di Dio, in questi anni
così orribili, Etty lo risolve a suo modo, con una professione di fedeltà
interiore commovente, che giunge a spalancare nuovi orizzonti di comprensione
spirituale. E’ una consapevolezza nuova – quella di essere il cuore pensante della baracca, come lei
stessa si definisce – a permettere ad Etty Hillesum di poter scrivere una pagina come questa:
Mio Dio, sono tempi tanto
angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che
mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano… Ti
prometto una cosa Dio, soltanto una piccola cosa… Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto in me, ma a
priori non posso promettere nulla. Una
cosa però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare
noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo noi aiutiamo noi
stessi. L’unica cosa che possiamo
salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo
pezzo di te in noi stessi, mio Dio. … Dicono: me non mi prenderanno. Dimenticano che non si può essere nelle
grinfie di nessuno se si è nelle tue braccia. (10)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
1. Fr. MichaelDavide, Etty Hillesum: Dio Matura, edizioni La Meridiana (Pagine altre),
Molfetta (BA) 2005, pag.16.
2. F.MichaelDavide, Etty Hillesum… Op.cit,
pag. 151
3.
E. Hillesum, Diario, Op.cit. pag. 169.
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