8. IL NUMERO 137, PAULI E JUNG
E terminiamo questo excursus con ultimo numero, il 137.
Sul quale si potrà sapere tutto leggendo
un bellissimo saggio di Arthur J. Miller, professore di storia e
filosofia della scienza presso l'University
College di Londra: L'equazione
dell'anima, pubblicato da Rizzoli
nel 2009, che racconta l'ossessione per un numero nella
vita di due geni, Carl Gustav Jung e il fisico Wolfgang
Pauli.
Negli
anni '30, ad appena trent'anni, Pauli è uno dei teorici più brillanti
della nascente fisica quantistica. Eppure ogni notte si ritrova a
vagare nei quartieri a luci rosse in preda all'alcol e alla depressione.
Ed è proprio la sua doppia vita ad indurlo a rivolgersi a Carl
Gustav Jung, il discepolo eretico di Freud, divenuto in quegli anni un
punto di riferimento della ricerca psichica mondiale.
L'incontro
tra questi due geni, tra ragione e misticismo, diviene una potente alleanza tra
due giovani scienze, la psicoanalisi e la meccanica quantistica, all'insegna
di quello che appare come un numero magico: il 137.
Un numero
che da un lato descrive con grande precisione il dna della luce e dall'altro è
la somma dei valori numerici dei caratteri ebraici che compongono la
parola Kabbalah (Cabala).
Perché il
Dna della luce ? Perché – detto con parole semplici – 137, o meglio 1/137 è la
cosiddetta COSTANTE DI STRUTTURA FINE, cioè uno di quei numeri che stanno alla
base stessa dell’universo e di tutta la materia.
Le righe
spettrali infatti, rappresentano una sorta di impronta digitale di un atomo e
si rivelano quando la luce colpisce un atomo.
C’era
qualcosa in questo numero primo (il 33.mo per l’esattezza) e primordiale, che
stuzzicava la curiosità e l’immaginazione di tutti, fisici e scienziati, nel
secondo dopoguerra.
I fisici
– Planck fu preceduto in questa ossessione da Arthur Eddington – si convinsero
che la costante di struttura fine non può avere quel valore per caso. Esiste là
fuori, indipendentemente dalla struttura della nostra mente.
Ma Pauli
rimase esterrefatto quando, dopo aver stretto amicizia con Gershom Sholem, uno
dei massimi esperti di misticismo ebraico, scoprì che la parola Cabala in
ebraico si scrive con quattro lettere, la cui somma dà proprio 137.
Ma
altrettanto, gli disse Scholem, fanno altre parole contenute nella Bibbia, come
“il dio fedele”, “circondato da splendore” e la parola ebraica che significa
“crocefisso”, tutte danno come risultato 137.
Pauli
cominciò a parlare di questo a Jung, durante le sedute e nei loro incontri di
lavoro, e anche Jung, ovviamente ne
restò enormemente affascinato, diventando anche un terreno di indagine
parallela per Jung e per le sue ricerche sulla essenza e sul Sè.
L’ossessione
per il numero 137, come simbolo accompagnò
Pauli fino al letto di morte. In modo veramente incredibile. Il 5 dicembre del 1958, durante una lezione
pomeridiana, Pauli fu colto da dolori lancinanti allo stomaco. Fino ad allora
aveva sempre goduto di ottima salute, nonostante la sua vita non certamente
morigerata. Fu portato in tutta fretta
all’ospedale della Croce Rossa di Zurigo.
Un amico,
Charles Enz andò a trovarlo. Pauli era visibilmente agitato. Aveva notato il numero della stanza ? Chiese
ad Enz. ‘No’, rispose il suo assistente.
“E’ il 137!” gemette Pauli, “Non uscirò mai vivo da qui.” Quando lo operarono i medici scoprirono un
grosso carcinoma al pancreas. Pauli morì nella camera 137 il 15 dicembre. La
sua ultima richiesta era stata di parlare con Jung.
Insomma, abbiamo
chiuso con questo che è molto più di un aneddoto, questo piccolo viaggio nel
mondo dei numeri archetipici.
La
suggestione, come abbiamo visto, era ed è ancora
quella di trovare un numero alla
base dell'universo, un numero primordiale, un numero da cui tutto dipende e dà
conto di tutto. Anche in questo momento in cui parliamo qui, in diverse
parti del mondo matematici e fisici sono al lavoro per trovare le tracce di
quel raccordo finale che speriamo un giorno di intravvedere dentro all’enorme,
spaventoso mistero in cui la nostra vita biologica e spirituale sembra calato.
E' un vecchio sogno umano, inseguito da astronomi, scienziati, alchimisti, mistici, filosofi, matematici che prosegue e che probabilmente accompagnerà l’evoluzione dell’intelligenza umana ancora per molto.
E' un vecchio sogno umano, inseguito da astronomi, scienziati, alchimisti, mistici, filosofi, matematici che prosegue e che probabilmente accompagnerà l’evoluzione dell’intelligenza umana ancora per molto.
La Galassia dell'Aquila, fotografata dal telescopio spaziale Hubble della Nasa
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata (8- fine)
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