lamento della sposa barocca (octapus)
T’avrei lavato i piedi
oppure mi sarei fatta altissimacome i soffitti scavalcati di cieli
come voce in voce si sconquassa
tornando folle ed organando a schiere
come si leva assalto e candore demente
alla colonna che porta la corolla e la maledizione
di Gabriele, che porta un canto ed un profilo
che cade, se scattano vele in mille luoghi
– sentite ruvide come cadono -; anche solo
un Luglio, un insetto che infesta la sala,
solo un assetto, un raduno di teste
e di cosce (la manovra, si sa, della balera),
e la sorte di sapere che creatura
va a mollare che nuca che capelli
va a impigliare, la sorte di ricevere; amore
ti avrei dato la sorte di sorreggere,
perché alla scadenza delle venti
due danze avrei adorato trenta
tre fuochi, perché esiste una Veste
di Pace se su questi soffitti si segna
il decoro invidiato: poi che mossa un’impronta si smodi
ad otto tentacoli poi che ne escano le torture.
Claudia Ruggeri (Napoli, 30 agosto 1967 – Lecce, 27 ottobre 1996) è stata una poetessa italiana. Nata a Napoli da padre salentino e da madre napoletana. Esordisce giovanissima nel 1985, alla Festa dell'Unità di Lecce, quando declama i suoi versi durante un reading, al quale è presente anche il poeta (e amico) Dario Bellezza. Viene accolta come voce promettente e singolare nel nuovo panorama letterario. Muore suicida a Lecce il 27 ottobre del 1996, a soli ventinove anni, lanciandosi nel vuoto dal balcone della sua abitazione.
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