Un prezioso piccolo libro di Patrizia Manganaro, docente di storia della filosofia contemporanea e di filosofia del linguaggio presso la Pontificia Università Lateranense e grande studiosa del pensiero di Edith Stein.
Uno studio dedicato al fenomeno post-moderno del Narcisismo, muovendo i passi dal mito di Narciso, narrato nel terzo libro delle Metamorfosi di Ovidio.
Il mito di Narciso, scrive la Manganaro, rende edotti sull'epoca attuale, visto che il presente è soprattutto visione.
Manganaro riporta qui una illuminate considerazione di Pierangelo Sequeri: "Nella postmodernità non è più Prometeo il primo santo del calendario irreligioso come voleva Marx. E nemmeno Dioniso, come voleva Nietzsche. E' Narciso."
Siamo cambiati dalle immagini e l'immagine liquida di Narciso è ombra, fantasma, icona, illusione, idolo, simulacro, figura, allucinazione, spettro, scintilla, miraggio dei nostri tempi.
Di qui il dramma dell'autocoscienza e dell'autoreferenza.
Ci aggrappiamo d'istante in istante in ciò che appare, narcotizzati, in non luoghi disumanizzati.
Una vera cultura del narcisismo che secondo Manganaro produce alienazione, disagio, crepuscolo.
Di questi fenomeni sono specchio gli intellettuali Narcisi dell'epoca attuale, ai quali la Manganaro dedica un ultimo bruciante, crudissimo capitolo.
A questo narcisismo, cioè all'egoismo, è possibile opporre un'autoreferenzialità buona: l'egocentricità, che vuol dire ripartire dalla intimità. Una forma di resistenza, di dissidenza, di protesta, per la costruzione - scrive Manganaro - di una polis e di una universitas più autentiche, al servizio dell'interumano: la pratica non ego-logica della ragione. Silenziosa, discreta, empatica: perché la felicità si dà per sottrazione.
Fabrizio Falconi
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