C'è una canzone sempre sottovalutata di Francesco De Gregori, contenuta nel suo album Calypsos, del 2006, che come altre sue, è una elegante poesia.
Il testo, nella sua disarmante semplicità, si presta ad essere interpretato - nonostante le reali intenzioni di De Gregori, note soltanto ai poeti - come un piccolo trattato teologico-poetico.
Se L'angelo degregoriano non è soltanto una persona in carne e ossa, metaforizzato sotto forma divina, questa creatura che compare nel testo e nelle note del brano ha tutte le fattispecie di un essere trascendente che nessuno può vedere.
Anche se nessuno può vedere, questo Angelo però fa segno di tacere. Dunque, pur essendo invisibile agli altri, è visibile al poeta, così come è a chiunque egli si manifesti, nello scorrere della vita quotidiana.
E' dunque una presenza-assenza. Ma cosa vuole, esattamente questo angelo ?
Il suo scopo - come la sua essenza - è misterioso. Egli infatti è venuto per sciogliere (e non per legare, né per spezzare). Se tra sciogliere e legare la differenza è evidente, molto più sottile è quella tra sciogliere e spezzare. Questo Angelo dunque non vuole legare (ricordiamo che legare è nell'etimo stesso della parola religione: re-ligo). Non vuole asservire sotto forma di dogmi, e non vuole spezzare, quindi creare fratture, dividere. Egli vuole semmai sciogliere. Lemma dolcissimo il cui significato è appunto quello di liberare, di togliere da impaccio, di rendere possibile il volo.
Questa creatura invisibile cioè, non si impone, non chiede e pretende ma lascia, scioglie: lascia passare. E fa segno di andare. Vuole quindi lasciare libero il cammino. Indica perfino la direzione, rassicura, sorveglia da lontano, guida.
L'angelo è dunque una presenza amica, che offre da bere, che è solidale e che intrattiene.
Poco più avanti però, il testo sembra suggerire che la presenza dell'Angelo non è soltanto esteriore, non vuole soltanto apparire e scomparire. Non è venuto soltanto per indicare o seguire. No, c'è qualcosa di più: l'Angelo è venuto anche a prendere qualcosa. Prendere, appunto. Non rubare. Non vuole prendere senza il tuo consenso, non vuole sottrarre come un ladro, non vuole approfittarsi. Vuole da te qualcosa e chiede di non spaventarti. Proprio perché non è un ladro egli non si approfitterà di te, e non vuole fare del male. Quello che prenderà da te, è per il tuo bene. E' in un certo senso, anzi, il migliore complemento di te. E questo Angelo, proprio come una presenza amica, andrà via con la parte migliore di te. Una parte santificata dalla generosità (dall'amore e dall'amicizia) e vivificata con il vino, la pianta che fermenta e che nutre e che rende degna la vita di essere vissuta.
Fabrizio Falconi
*
Passa l'angelo passa l'angelo
E nessuno può vedere
Passa l'angelo passa l'angelo
E fa segno di tacere.
E dice sono venuto a sciogliere
E non a legare
Sono venuto a sciogliere
E non a spezzare
Passa l'angelo, passa l'angelo
E ti fa segno di andare
Passa l'angelo, passa l'angelo
E ti lascia passare
Passa l'angelo, passa l'angelo
E ti offre da bere
Passa l'angelo, passa l'angelo
E finisce il bicchiere
E dice sono venuto a prendere
E non a rubare
Sono venuto a prendere
E non a rubare
E dice non devi piangere
E non ti devi spaventare
Passa l'angelo, passa l'angelo
E nessuno può vedere
Passa l'angelo, passa l'angelo
E fa segno di tacere
Passa l'angelo, passa l'angelo
E ti offre da bere
Passa l'angelo, passa l'angelo
E ti offre da bere
*
Francesco De Gregori, L'Angelo, dall'album Calypsos, 2006.
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