"Se con le storie che ho
scritto sono riuscito, anche solo un pochino, a illuminare gli
angoli oscuri di tante caverne in tanti posti del mondo, e se
potessi continuare a farlo d'ora innanzi, non ci potrebbe essere
per me gioia piu' grande".
Chiude cosi' la sua lezione magistrale
lo scrittore giapponese Haruki Murakami, uno dei piu' grandi
autori della narrativa mondiale, vincitore della sezione La
Quercia del Premio Lattes Grinzane 2019.
Ad ascoltarlo al Teatro Sociale di Alba - una inedita
apparizione pubblica in Italia, dove non era mai venuto per
ricevere un premio - ci sono 900 persone, tra le quali il
presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, i due
traduttori italiani Giorgio Amitrano e Antonietta Pastore e
molti studenti.
La scena e' particolare perché il palco è al
centro tra l'ala vecchia e quella nuova del teatro, aperte
entrambe per l'occasione. Il titolo della lezione è 'Un piccolo
falo' nella caverna', un richiamo agli uomini della preistoria
che si radunavano attorno al fuoco per ascoltare o raccontare
delle storie in grado di tenere lontane la fame e le paure.
E'
la magia del narrare.
"Nei romanzi siamo discendenti dei
narratori nella caverne" e scrivere serve "a illuminare gli
angoli oscuri di tante caverne in tanti posti del mondo. Le
storie sono come dei piccoli falo'", dice Murakami che legge in
giapponese con traduzione simultanea in italiano.
Racconta come nascono i suoi libri, da anni in testa alle
classifiche.
"Le storie affiorano in modo del tutto spontaneo.
Cose che emergono in maniera naturale dal profondo di me, come
l'acqua sotterranea sgorga in superficie diventando una fonte".
spiega lo scrittore. Nel teatro, mentre parla, c'e' un religioso
silenzio.
"Per uno scrittore e' fondamentale sentirsi libero,
provare un sentimento di solidarieta' con i lettori. Non
stabilisco un piano prima di iniziare un nuovo romanzo -
racconta Murakami - nella maggior parte dei casi comincio col
buttare giu' alcune pagine. In questa fase non ho quasi idea di
quale sara' la trama della storia, non ci ho ancora pensato. Ma
non ha importanza, basta che descriva le scene e le immagini che
si formano nella mia testa man mano che si manifestano".
A Murakami, di cui Einaudi ha appena pubblicato l'ultimo
libro Assolutamente musica, piace scrivere di getto su fogli di
carta che conserva nel cassetto.
Molti brani "fermentano
felicemente", altri "restano dimenticati li' dentro", ma e'
impossibile saperlo a priori.
Occorre fare del tempo il proprio
alleato: "A me piace creare le storie liberamente, senza avere
in testa un progetto. Procedo incalzato dalla curiosita' di
sapere come andra' a finire. E sono convinto che anche i lettori
andranno avanti, una pagina dopo l'altra, per trovare risposta
alla stessa domanda 'E poi cosa succede?' Se l'autore, fin
dall'inizio, stabilisse la trama e il finale, scrivere un
romanzo non sarebbe affatto divertente".
Murakami vuole non
sentirsi "legato da una qualsivoglia scaletta, dalla logica o
dall'abitudine, non essere limitato dalla necessita' di
preservare l'armonia del progetto".
L'importanza di sentirsi
liberi e' uno degli insegnamenti della musica, spiega Murakami
che da giovane ha gestito per tanti anni un Jazz bar: libera
improvvisazione, importanza del ritmo e nella misura del
possibile una bella melodia che animi la scrittura.
Murakami, nonostante i milioni di fan nel mondo, e' schivo,
riservato, non vuole foto ne' riprese video mentre legge il suo
testo. E al termine della lezione non si concede al firma-copie.
Il pubblico pero' lo ama e lo dimostra con la standing ovation
finale.
Fonte: Amalia Angotti per ANSA
Fonte: Amalia Angotti per ANSA
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