Questo blog dedica, ad appuntamenti fissi - ogni lunedì e ogni venerdì - un catalogo personale dei miei 100 film da salvare "alla fine del mondo". Non saranno ovviamente vere e proprie recensioni, ma un piccolo campionario degli affetti per queste opere che hanno segnato epoche e vite di molti, se non di tutti.
100 film da salvare alla fine del mondo: 42. Un Americano a Parigi ("An American in Paris") di Vincent Minnelli, 1951
Il film prende infatti nome dall'omonimo poema sinfonico di George Gershwin, contenuto nelle musiche dell'opera insieme al Concerto in fa, dello stesso Gershwin.
La trama, esile quanto basta diede modo di esprimere il meglio al talento apollineo di Gene Kelly e a quello della sua partner, l'esordiente francese Leslie Caron.
A Parigi, nel secondo dopoguerra, si ritrovano vicini di casa due americani: Jerry è un pittore mentre Adam suona il piano. Il duo, rinforzato da Henri, un cantante francese grande amico di Adam, esegue alcuni numeri nel caffè sottostante. Henri confessa felice all'amico di aver incontrato la donna della sua vita e di essere sul punto di sposarsi.
Jerry, intanto, prepara una mostra dei suoi quadri, finanziato da Milo Roberts, una ricca americana. Incontra Lise, una giovane orfana francese, che non gli rivela niente di sé stessa. La ragazza è ingenua ma vitale e Jerry non può fare a meno di innamorarsene.
Lascia Milo e si ripromette di dichiarare il suo amore a Lise. Al ballo delle Belle Arti, annuale appuntamento durante il quale si dovrebbe coronare il sogno dei due giovani, Lise rivela a Jerry il suo segreto: durante la seconda guerra mondiale, poiché i suoi genitori erano nella resistenza, era stata affidata alle cure di un uomo che si è occupato di lei anche dopo. In pratica quest'uomo le ha salvato la vita rischiando la propria e con il tempo è nato un sentimento che dovrebbe portarli all'altare. Quell'uomo è Henri. Jerry e Lise perciò si lasciano. La notte d'incanto sta finendo.
Dall'alto di una terrazza, Jerry la vede giù in strada che sta per andarsene su un taxi con l'amico. Ma Henri, resosi conto che la ragazza accetterebbe di sposarlo solo per gratitudine, la lascia libera. Dal balcone, Jerry vede finalmente Lise che corre su per le scale verso di lui.
In una trama così concatenata, Vincent Minnelli ebbe modo di intrecciare i temi fondamentali dell'epoca: la riscoperta dell'Europa, liberata finalmente dall'incubo nazista, le ferite della guerra dalla parte degli occupati e da quella dei liberatori; la rinascita della vita bohèmienne, della creatività artistica, dopo gli anni di buio, l'emancipazione del modello femminile che finalmente cominciava a uscire dai cliché (Nina Foch incarna il ruolo della ricca mecenate, Leslie Caron quello della giovane che riesce a liberarsi del suo passato).
Minnelli regista e Kelly ballerino-cantante-attore-coreografo, costruiscono non solo un capolavoro del cinema, ma un'opera composita che figura benissimo nell'arte del Novecento. Naturalmente è determinante la musica di George Gershwin che compose forse la sua più importante sinfonia, fatta apposta per far brillare le prerogative del cinema. Tutte le canzoni (cantate oltre che da Kelly anche dallo "chansonnier" Paul Guétary, idolo parigino) sono classici indimenticabili.
Un Americano a Parigi
(An American in Paris)
Regia di Vincente Minnelli.
Usa 1951
con Nina Foch, Gene Kelly, Leslie Caron, Oscar Levant, Georges Guétary, Mary Young.
durata 105 minuti.
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