Nuove conferme
alla tesi degli archeologi della presenza della malaria che,
nella meta' del V secolo d.C., infesto' l'area dove oggi sorge
Lugnano in Teverina, fermando l'avanzata di Attila: dal sito
archeologico di Poggio Gramignano e' emersa infatti una tomba con
i resti di una bambina di dieci anni, con la bocca aperta e una
pietra collocata all'interno della cavita' orale, pietra che ricondurrebbe ad un rito legato presumibilmente
all'epidemia della malattia.
Il rinvenimento e' avvenuto durante la campagna di scavi nello
scorso luglio ad opera di un'equipe di archeologi statunitensi
guidata da David Soren, dell'universita' dell'Arizona, che per
primo scopri' la necropoli dei bambini.
Le operazioni sono state condotte da ricercatori della Yale e
della Stanford University, in collaborazione con la
Soprintendenza archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria
e il Comune di Lugnano in Teverina.
La scoperta si riallaccia
alla tesi secondo la quale Attila, durante la sua campagna di
conquista verso Roma, desistette nell'avanzare dopo essersi
imbattuto proprio nella presenza della malaria.
"Questa scoperta - afferma una nota del Comune - sta
suscitando molto interesse a livello internazionale sia dal
punto di vista scientifico che da quello mediatico. Non possiamo
quindi che ritenerci soddisfatti per i risultati ottenuti e che
daranno sicuramente piu' visibilita' al nostro sito archeologico
proprio mentre ci apprestiamo a portare a termine il progetto di
copertura dell'area di Poggio Gramignano che, grazie ai
finanziamenti delle Aree Interne, verra' reso fruibile ai
turisti".
A Poggio Gramignano gli archeologi scavano da tre anni sui
resti di un'antica villa di epoca romana, riportata alla luce
proprio dall'universita' dell'Arizona dal 1988 al 1993.
Alcuni
ambienti furono riutilizzati alla meta' del V secolo d.C. come
cimitero di bambini.
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