Torpignattara e le spoglie di Elena.
I romani
di oggi, perfino quelli che abitano in quel popoloso quartiere, ignorano che il
nome Tor Pignattara deriva da quella
torre cilindrica, oggi in stato di semi-abbandono, e quasi invisibile
passando su quel tratto della Via Casilina (al terzo miglio di quella che una
volta si chiamava via Labicana e il cui tracciato è ai tempi odierni limitato
alla zona di San Giovanni), nell'interno della quale, per lungo tempo, hanno
riposato le ossa di Elena, la madre dell’imperatore Costantino, artefice,
insieme al figlio e al Papa Silvestro della cristianizzazione dell’impero e
dunque anche di Roma.
Sul luogo
dove fu edificato il Mausoleo dedicato ad Elena, sorgeva un tempo il sepolcreto
dei cosiddetti equites singulares, il
corpo dei potenti cavalieri che tra le altre funzioni militari svolgevano anche
il ruolo di proteggere la persona dell’imperatore.
Una
teoria, piuttosto ben accreditata, vuole che sia stato proprio Costantino a
decidere la distruzione di quel sepolcreto, come vendetta per l’appoggio che
gli equites avevano concesso
all’imperatore Massenzio, schierandosi al suo fianco nella Battaglia di Ponte
Milvio.
Alla
morte della madre di Costantino, nel 328 d.C., l’imperatore scelse dunque
questo luogo, nella località chiamata Ad
duas lauros, per l’edificazione del Mausoleo a lei dedicato.
Elena,
infatti aveva avuto un ruolo importantissimo nella vita dell’Impero e in
particolare nello sdoganamento della
religione cristiana.
In
mancanza di fonti precise, si presume che Elena sia nata in una cittadina della
Bitinia, chiamata Drepanum (più tardi ribattezzata da Costantino Heliopolis,
ovvero città del Sole, in sua memoria) nel 248 o 249 d.C.
Elena
partorì Costantino quando aveva ventiquattro o venticinque anni. I genitori di
Elena gestivano un albergo, titolo che le valse, soprattutto da parte dei
detrattori di Costantino, il titolo di stabularia
(addetta alle stalle), qualcosa che non era molto lontano dal termine di
prostituta.
Gli
storici non sanno con esattezza, ma suppongono che Elena abbia incontrato
Costanzo Cloro (padre di Costantino) in questo albergo, e che lo abbia seguito
come concubina, come si usava all'epoca, fino a Naisso, dove nacque
il futuro imperatore.
Di come
questa donna si sia potuta trasformare da stabularia alla magna femina di cui parla il vescovo Ambrogio non molti anni dopo
(395), si è molto scritto nei secoli, nella ristrettezza di fonti storiche
certe: le notizie su Elena, comunque già esigue, diventano infatti nulle dal
289 (anno in cui viene allontanata dal marito, Costanzo, il quale sposerà per
ragioni di rango Teodora, figlia di Massimiano), fino al 306, quando
Costantino viene proclamato imperatore a York, e colma la madre, sua madre,
fino a quel punto dimenticata, di onori, ma sembra certo che la Elena abbia
accompagnato il figlio in tutti i suoi spostamenti.
Anche
nelle cronache seguenti il 306, comunque, in tutti i racconti su Costantino
imperatore, le sue conquiste, le sue difficoltà, i suoi grandiosi progetti, le
sue realizzazioni, le notizie su Elena restano poche e frammentarie, a
parte il suo essere proclamata Augusta
nel 324.
E ben
poche sono le notizie riguardanti il famoso viaggio di Elena in Terra
Santa, durante il quale, secondo il racconto della tradizione, guidata dallo Spirito
Santo, Elena rinvenne addirittura la Sacra reliquia della Croce, e il luogo
esatto della morte di Cristo, ovvero la collinetta del Golgota, presso
Gerusalemme, dove fu edificato, per ordine del figlio Costantino, la Basilica
del Santo Sepolcro, che ancora oggi è su quel luogo.
Quel che
si sa è che questo viaggio ebbe luogo sicuramente dopo il Concilio di Nicea
(325 d.C.) e che Elena morì poco dopo il suo ritorno.
Qualche
storico ha messo in relazione, in modo suggestivo, questo viaggio di Elena con
il suo desiderio di espiazione di un rimorso collegato ad una vicenda molto
oscura: un vero thrilling, un dramma
familiare di corte esploso nel 326, quando Costantino fece uccidere il figlio
di primo letto Crispo, per poi uccidere con le sue mani la moglie Fausta, con
la quale l'imperatore era sposato da 19 anni, annegandola nell’acqua
bollente.
Sembra
dunque che Elena, in questo dramma possa aver recitato una figura importante
(forse riferendo al figlio ciò che accadeva in sua assenza, ovvero l'esistenza
di una relazione tra Fausta e il suo figliastro Crispo ?). Motivo che
avrebbe dunque generato quel desiderio di espiazione, all'origine del viaggio.
Tre anni
dopo Elena morì a Treviri, in Germania, verso la fine del 328.
Il suo corpo per volere del figlio
imperatore, fu inumato in un magnifico sarcofago di porfido rosso (oggi nei
Musei Vaticani), e poi sepolto nel Mausoleo fatto costruire sulla Via
Labicana, che Costantino aveva originariamente immaginato per sé.
L’edificio a pianta circolare, è
costituito da due cilindri sovrapporti, con diametri giganteschi, quello
interno di venti metri e quello esterno di ventotto, per un altezza che in
origine era di quasi ventisei metri.
All’interno, il cilindro assume
poi una forma ottagonale con nicchie e finestre ad arco, che ricordano
vagamente la struttura di Castel del Monte, in Puglia.
Il nome dato alla costruzione
deriva, oltre che dalla forma dell’edificio, dalle anfore vuote (dette in modo
popolare pignatte) che furono inserite per alleggerire il peso
della cupola e che a causa del crollo della cupola sono oggi ben visibili.
In una di queste nicchie,
probabilmente quella di fronte all'ingresso, era ospitato il sarcofago in porfido rosso di Elena.
Il sarcofago di Elena ai Musei Vaticani
Le spoglie della madre
dell’imperatore rimasero comunque in questo luogo soltanto per ottocento anni. Attualmente
i resti di Elena sono conservate in un'urna di porfido nella Cappella di Elena
o Cappella Santa, in Santa
Maria in Aracoeli, dove furono traslati nel 1140.
Sacello di Sant'Elena nella Basilica dell'Ara Coeli
Fabrizio Falconi
Tratto da: Fabrizio Falconi, Misteri e Segreti dei Rioni e dei Quartieri di Roma, Newton Compton, Roma, 2015
Nessun commento:
Posta un commento
Se ti interessa questo post e vuoi aggiungere qualcosa o commentare, fallo.