Dieci grandi anime. 10. Roger Schutz (5./)
L’impressione
del silenzio di Dio. Frère Roger, come ogni grande mistico, non ha
esitato a fare i conti con questa costante
della fede. Il silenzio anzi, per chi conosce la Comunità , per chi ha
frequentato almeno una volta una delle grandi preghiere di massa nelle giornate
estive, nella Chiesa della Riconciliazione, è divenuta la vera colonna sonora di Taizé. Anche negli
spazi tra i canti, e durante le meditazioni, il silenzio avvolge come un’onda
le migliaia di pellegrini raccolti a pregare per lunghi, interminabili – e per
alcuni insostenibili, visto invece il chiasso che sembra essersi impadronito di
molti riti moderni – minuti. Il silenzio
è anche una delle modalità che si può scegliere all’inizio del soggiorno a
Taizé, approfittando dell’incantevole oasi verde della Source de Saint-Etienne. Il
silenzio è – Frère Roger lo ha sperimentato in quei giorni di solitudine,
quando arrivò nella campagna della Borgogna, in quei casolari abbandonati – la
conditio sine qua non per
l’ascolto. Non si può ascoltare nulla,
se c’è confusione, se c’è chiasso, se c’è inutile agitazione dentro il proprio
cuore.
Per
questo, scrive Olivier Clément, il tempo del silenzio che a Taizé è vissuto
in preghiera e in cui i giovani entrano così volentieri, è davvero
fondamentale. La preghiera si fonde con il silenzio e il silenzio permette alle
parole delle preghiera, quando ritornano, di essere parole diverse dalle solite
chiacchiere. (7)
Nella bellissima lettera scritta nella
occasione dell’incontro dei giovani di Lisbona del 2005, e intitolata Un
avvenire di Pace, Frère Roger, nel suo consueto linguaggio estremamente
semplice ed evidente, scriveva, rivolto con il cuore proprio ai giovani:
Attraversiamo
un periodo in cui molti si chiedono: che cos’è la fede? La fede è una
semplicissima fiducia in Dio, uno slancio di fiducia indispensabile,
incessantemente ripreso durante tutta la vita. In ciascuno di noi ci possono
essere dei dubbi. Essi non devono inquietarci. Vorremmo soprattutto ascoltare
Cristo che mormora nei nostri cuori: « Hai delle esitazioni? Non inquietarti,
lo Spirito Santo rimane sempre con te». Alcuni fanno questa sorprendente scoperta: l’amore di Dio
può sbocciare anche in un cuore attraversato dal dubbio. (8)
Più avanti, nella stessa Lettera, Frère
Roger dice, ci dice, che Dio non crea né
la paura né l’inquietudine, e che in
una semplicissima preghiera possiamo scoprire che non siamo mai soli.
E’
ciò che ha reso la presenza di Taizé nel mondo, finora, una specie di primavera, come la definì papa Giovanni
XXIII, salutando un giorno del 1958
Frère Roger, venuto a fargli visita con altri confratelli in
Vaticano.
Di lì a poco, nel settembre del 1960,
mentre in Vaticano si prepara il concilio ecumenico Vaticano II, Taizè ospita per tre giorni vescovi cattolici
e pastori protestanti, ed è la prima volta che un fatto del genere accade,
dalla lacerante separazione del sedicesimo secolo: un piccolo grande miracolo
realizzato da quella evidenza che germinò direttamente dallo
spirito di Frère Roger e che ancora oggi contamina visibilmente la Comunità da lui
fondata. Una evidenza che deve essere stata anche un peso da portare. Lo ha
spiegato con parole commosse ed essenziali Frère Francois nell’ultima parte del
suo tributo al grande fondatore, dopo la sua morte, parole che lette oggi
rendono pienamente il senso della sua ricerca, del suo cammino in questa vita:
Frère
Roger ha sicuramente affascinato con la sua innocenza.. Ed io penso che egli
abbia visto negli occhi di qualcuno che il fascino avrebbe potuto trasformarsi
in sfiducia o in aggressività. Per qualcuno che porta in sé dei conflitti
irrisolvibili, quell’innocenza è dovuta divenire insopportabile. Allora non
bastava insultare l’innocente, bisognava eliminarlo. Il dottor Bernard de
Senarclens ha scritto: “Se la luce è troppo vivida, ed io penso che quella che
emanava da frère Roger potesse abbagliare, non è sempre facile sopportarla. In
questo caso, non resta che la soluzione di spegnere quella sorgente di luce,
sopprimendolo”.
Ho voluto scrivere questa riflessione
perché permette di capire un aspetto dell’unità di vita di frère Roger. La sua
morte ha misteriosamente posto un sigillo su ciò che egli è sempre stato.
Poiché egli non è stato ucciso per una causa che difendeva. Egli è stato ucciso
a causa di ciò che era. (9)
Fabrizio Falconi © - proprietà riservata/riproduzione vietata.
7. O.Clément, Op. Cit. pag. 21
8.
Frére Roger di Taizè, Lettera 2005, Atelier et Presses de Taizè, 2005.
9.
La morte di Frère Roger: perché ? Op.cit.
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